In sella aYamaha TMax 2022
Devo dire che guidare il TMax è sempre un piacere. Un piacere che percepisci subito, appena salito in sella. Perché se Yamaha negli anni ci ha abituato a moto con finiture di alto livello, in questo caso l’attenzione ai materiali, alle finiture e anche al più piccolo dettaglio sono quasi maniacali. Normale, quando la base è buona, di volta in volta lavorare sui dettagli, ancora più curati su questa ottava edizione.
Un po’ più di peso avanti
Qualche novità in sella: il manubrio è stato riposizionato e soprattutto la sella si è allungata nella zona anteriore, pochi centimetri che però come già detto fanno la differenza. Anche la postura è leggermente più attiva, con il busto leggermente più inclinato in avanti. Conseguenza logica è la voglia di portare indietro i piedi, che però impattano con la zona centrale parecchio larga. C’è da dire che Yamaha ha lavorato parecchio in quella zona sullo Yamaha TMax 2022, limando tutto il limabile e guadagnando qualche centimetro sia in lunghezza sia in larghezza. Per cui quando si guida di spinta un po’ più indietro i piedi si riescono a portare, anche se è una situazione temporanea.
Meglio aggiungere cavalli o togliere peso?
Dove lo Yamaha TMax 2022 si conferma al top ma non avendo cambiato nulla c’era da aspettarselo è nel motore. E in quella che io chiamo potenza “percepita”. Non sapremo mai se Yamaha ha fatto bene a resistere alla tentazione di salire molto con potenze e cilindrate. Posso dire però che furbamente a Iwata del TMax sono stati capaci di mantenere l’equilibrio man mano che le prestazioni aumentavano. E hanno lavorato anche tanto sul peso, limando e ottimizzando. E questa secondo me è la chiave di volta perché il minor peso (qui siamo a 220 kg in ordine di marcia) migliora la guida in ogni sua fase, lo sapete, lo dico sempre.
Motore-frizione-variatore: la simbiosi perfetta
Il Twin, al solito, gira bene e vibra poco, ha una gestione di gas/frizione/variatore perfetta che lo rende quasi “magico” nel traffico quando in gimkana tra le auto devi centellinare giochi di equilibrio. In questo il TMax è praticamente imbattibile. Non così esagerata ma in ogni caso presente la differenza tra le due mappature. La mappatura Sport è più pronta e vivace della T- sia al primo tocco di gas sia nei transitori dagli 80 ai 120 km/h, in cui accelerando l’aumento di velocità è costante e consistente. Non male i consumi, che nel nostro giro di circa duecento km nei dintorni di Valencia con tratti annegati nel traffico si sono fermati a 5.3 litri per 100 km; il che per uno “scooter performance” come il TMax a mio parere non è affatto male.
Morbido solo quando serve
Approvo il nuovo assetto deliberato da Yamaha: le sospensioni hanno una taratura secondo me centrata, le differenze con il precedente sono di poco conto, trovo l’assorbimento molto buono anche sull’asfalto “brutto”, ma quando spingi il sostegno di forcella e monoammortizzatore non manca mai. Il risultato è che il TMax si muove sempre piacevolmente “pari”, trasferisce poco e lo senti sempre bene in mano. Difficile percepire le differenze date dalle ruote più leggere provando i mezzi a distanza di tempo. Certo è che il TMax 2022 è molto svelto ma mai ballerino, rolla rapido attorno a un baricentro basso. Le Bridgestone SC2 hanno profili molto agili, anche se ho rilevato un po’ di effetto standup entrando in curva con i freni in mano. Limiti di piega? Elevati anche se il cavalletto nelle pieghe più accentuate, soprattutto su curve medio veloci che “schiacciano” le sospensioni, qualche contatto con l’asfalto lo ha.
L’ottavo re dei maxi
L’attenzione che Yamaha ha per questo mezzo è davvero maniacale. Piaccia o no, Yamaha TMax è un’icona e ogni generazione aggiunge un po’ di contenuto. Da migliorare ormai c’è poco, l’equilibrio dinamico del TMax è di altissimo livello, e qualche piccolo spigolo presente sulla versione precedente è stato limato su questa ottava generazione che è davvero quasi esente da difetti. Restano a mio parere un po’ piccoli gli specchietti di cui si potrebbe migliorare il campo visivo. Ma veramente poca roba in un contesto di alto livello.