fbpx

Triumph Speed Triple MY 2016. La genesi

Per capire chi siamo e chi saremo bisogna sapere da dove arriviamo e che strada abbiamo percorso. Ecco da dove arriva la nuova Speed Triple MY 2016.

“Quando le motociclette erano motociclette e gli uomini erano uomini. O, se preferite: quando il carattere e la personalità emergono con prepotenza. La Speed Triple è figlia della passione. Nessun Compromesso. La nuda essenza della motocicletta vera. Possente. Perché ci sono tante motociclette che nascono e muoiono senza lasciare traccia. E altre che restano. E resteranno per sempre. Nel cuore degli appassionati e nella storia della motocicletta…”

Così scriveva Carlo Talamo, che con la Numero Tre cominciò, nel 1992, a importare Triumph in Italia.

E fu proprio grazie alla sua genialità che nacque la Speed Triple. Allora, il modello che piaceva di più era la tricilindrica Trident 900. Talamo ha sempre avuto una passione smisurata per le special, auto o motociclette che fossero. Non ha mai guidato qualcosa di cui esistesse un altro esemplare uguale al mondo. Così, dopo aver chiesto a Hinckley il permesso di metterle le mani sopra, ne fece una cafè racer con manubri bassi e scarichi alti e la chiamò Speed Triple. Il nome, che richiamava la Speed Twin del ’36, e il numero dei cilindri, tre come quelli della Trident 750 degli anni ‘70, sono in realtà gli unici punti di contatto con le Triumph del passato.

Gli inglesi se ne innamorano subito e decidono di farne un modello di serie. La sviluppano in 18 mesi, investendo un milione di sterline, la rinominano Speed Triple T301 e la presentano al Salone di Parigi nel 1993 insieme alla Super III, edizione limitata della Daytona. La versione di serie era completamente nera, con guscio coprisella in tinta, aveva un cruscotto molto inclinato con fondo bianco, semimanubri regolabili e terminali sportivi. Il motore era il medesimo tre cilindri da 885 cc e 98 CV, con carter alleggeriti e cambio a 5 marce. Era disponibile nei colori Jet Black e Orange Fireball e costava 16 milioni di lire.

Era nata la prima streetfighter della Casa inglese, la motocicletta che era destinata a diventare uno dei maggiori successi di Triumph. Sarà “la” cafè racer degli anni ’90, in concorrenza con la Monster 900.

La storia della Speed è fatta di pochi, ma sostanziali capitoli: a Hinckley sono piuttosto pragmatici e così, ogni tre anni circa, le dedicarono tutte le cure che meritava.

Il primo risale al 1996. Sarà anche il più pesante, quello che le conferirà alcuni degli stilemi che la caratterizzeranno da lì in poi, come il telaio in allumino in tubi ovali sdoppiato sopra il motore, il monobraccio  e il doppio faro. Anche il motore era stato completamente rifatto, aveva mantenuto la cilindrata di 885 cc e aveva guadagnato l’iniezione elettronica e 10 cv. La nuova Speed fu presentata al salone di Colonia, in Jet Black e nel mitico Lucifer Orange, con manubrio alto e semimanubri. I suoi due occhi da pazzo, come li chiamava Talamo, lasciarono tutti stupiti e sbigottirono i puristi al punto di chiedere un kit di conversione con faro singolo e semimanubri…  Per fortuna gli inglesi tennero duro e la T509 (questa la sigla che la identificava), che arrivò in concessionaria nel 1997, divenne la Triumph più venduta in Italia e quella che, insieme alla Daytona T595, portò il marchio inglese al grande pubblico.

Un altro passo importante della sua evoluzione fu quello che, nel 1999, regalò alla Speed una manciata di centimetri cubi, che portò la cilindrata a 955, e di cavalli a fronte di una bella limata in termini di chilogrammi. Anche la ciclistica e l’agilità avevano fatto un bel passo avanti. La nuova Speed non aveva cambiato pelle ma aveva cambiato carattere: era molto più cattiva e divenne la naked più prestazionale in circolazione. La potenza era cresciuta fino a 103 cv contro gli 88 precedenti (la Ducati 996 ne aveva solo 3 in più…) e la coppia era salita a 97 Nm ma con un incremento ottenuto principalmente ai bassi regimi. La velocità massima superava i 236 km/h e il prezzo della Speed Triple, che aveva perso qualsiasi sigla che distogliesse l’attenzione dal suo nome, aveva toccato quota 20 milioni. Questa motocicletta l’ho avuta, ma non credo di essere di parte nel dire che fra tutte le versioni pre-2005 è la più bella in assoluto, quella che più di ogni altra esprimesse la sua forte personalità.

Nel 2002 la Speed subì un doppio cambiamento riuscito a metà. Ereditò il motore della Daytona 955i rivisitata l’anno prima (la metà di cambiamento riuscita) e si rinnovò nell’estetica (la metà di cambiamento non riuscita), perdendo sì chili ma anche carattere, sebbene la guidabilità migliorò… Nel frattempo era arrivato l’Euro e il prezzo era diventato 11.350 euro.

Passarono i canonici tre anni prima dello step successivo. E che step…

In realtà il progetto della Speed MY 2005 era nato nel 2003 (cosa piuttosto normale), quando a Hinckley decisero di incaricare cinque stilisti esterni di pensare la linea della nuova Triple. I risultati non piacquero granché ma, corsi e ricorsi della storia, fu ancora Carlo Talamo a far scoccare la scintilla. O meglio, furono le immagini di un’altra delle sue special: era la Speed S, un esercizio di “Buellismo” applicato. Così, mentre in una stanza si lavora su queste linee, nell’altra si sviluppa il nuovo motore che era stato deciso avrebbe spinto la nuova Speed. Il tre cilindri da 1.050 cc. Le prime foto del MY 2005 apparvero a settembre 2004 e, con esse, cominciarono infinite discussioni del popolo Triumph. Si stava ripetendo ciò che accadde nel 1997 con l’avvento della T509: chi la riteneva un clamoroso sbaglio e chi, più lungimirante, vide in essa il futuro.

La nuova Speed, per la prima volta, era figlia di un progetto a sé ma, nonostante l’80% delle sue componenti fosse completamente nuovo, per Hinckley si trattava sempre di un’evoluzione della precedente motocicletta.Il nuovo motore 1.050 aveva più coppia agli alti regimi e una curva di erogazione che regalava una buona dose di aggressività in mezzo. I cavalli erano 128 a 9.100 giri e la coppia 105 Nm a 5.100 giri. Perdeva il gommone posteriore da 190 in favore di uno più pratico da 180 con cerchio da 5,5” anziché 6”, costava 11.500 euro.

Per la cronaca ho avuto anche questa (un MY 2007 nel favoloso Roulette Green) e la guido con grande piacere anche oggi…

L’aggiornamento successivo risale al 2008 ed è prettamente stilistico. Si traduce nei nuovi cerchi a sette razze sdoppiate, molto belli, e in un codino leggermente più snello. Ma c’è anche un po’ di sostanza, grazie alle nuove pinze radiali Brembo e alla pompa Nissin da 19 mm. Il tutto senza aumentare il prezzo: 11.500 euro.

Prima di saltare al 2011, vale la pena ricordare il 2009, anno in cui la Speed festeggia il suo quindicesimo compleanno con la special edition 15th Anniversary, firmata da John Bloor, l’uomo che ha fatto rinascere Triumph. Un gesto simbolico che riconosce alla streetfighter il suo ruolo cruciale nella storia dell’azienda.

Ed eccoci al 2011, un altro momento di svolta. Svelata al salone di Colonia, come accadde per la T509 del 1996, i tre anni di lavoro del team di progettisti si notarono subito, alla prima occhiata. Fu proprio il suo sguardi, infatti, a sconvolgere il pubblico: i due occhioni tondi si erano “mandorlizzati”! Il simbolo di un decennio di Speed era cambiato (in realtà erano cambiate anche un sacco di altre cose, ma gli occhi erano quella più evidente). Strano il destino delle icone. Destabilizzare a ogni cambiamento per poi mettere tutti nuovamente d’accordo fino a quello successivo… Era stato così quando era arrivato il doppio faro, nel 1997, accadde ancora nel 2005, con la nuova linea mozzata, e si ripeteva nel 2011, quando i fari tondi cambiavano fisionomia. Nessuna richiesta di kit di conversione, questa volta: la nuova Speed era bellissima e aveva un motore ancora più entusiasmante con 135 cv e 111 Nm di coppia a 7.750 giri. I pesi erano stati ridistribuiti, il telaio rivisitato, le misure anche ed era arrivato l’ABS come optional. Una motocicletta nuova, che prometteva (e manteneva) emozione e piacere di guida ancora maggiori.

A Hinckley avevano preparato anche un’altra sorpresa, molto piacevole: il prezzo di listino scendeva da 11.700 a 11.495 euro!

Dopo la firma di John Bloor, in occasione del 15esimo compleanno, un altro avvenimento avrebbe sancito, in quel 2011, l’importanza della Speed. Triumph decise infatti di festeggiare il traguardo delle 500.000 motociclette prodotte, mettendo sulla linea di montaggio proprio lei. L’anno seguente, nel 2012 arrivò anche la versione “R”, caratterizzata da componentistica di altissimo livello e dal sapore racing, come le sospensioni Öhlins e i cerchi PVM e le pinze monoblocco Brembo.

Storia recente sono invece le due Speed 94 e 94R, special edition prodotte nel 2015 e anch’esse realizzate per una celebrazione. La celebrazione dell’inizio di un nuovo ventennio per la motocicletta che, chiudendo con una doverosa citazione di Carlo Talamo, è “la più Triumph delle Triumph”.

 

Scopri gli articoli speciali

Articoli correlati
KTM 790 Adventure, il 2025 è arrivato
Prova Honda NT1100, la Touring che diverte
Prova SYM ADX TG 400 - Fuga dalla città