Quando José Sánchez Rodríguez lo guardò negli occhi, la fiducia in se stesso iniziò a vacillare. La spavalderia dei suoi 19 anni, per la prima volta, s’incrinò. Mai, però, avrebbe pensato che quegli occhi sarebbero stati anche gli ultimi che avrebbe visto. José Sánchez Rodríguez, matador di Siviglia, morì nell’arena Sanlúcar de Barrameda, in Andalusia, per mano, o meglio per corna, di uno dei più spaventosi tori mai visti: Veneno.
Un esemplare unico, possente, dirompente per forza, aggressività e velocità. Ispiratore di una delle supercar più estreme mai realizzate. Ora proposta anche in versione spider. Lamborghini Veneno Roadster, “gemella” della versione coupé presentata quest’anno al Salone di Ginevra, è un prototipo da corsa scoperto, realizzato in solo 9 esemplari e proposto a un prezzo assolutamente accessibile… per l’Aga Khan! 3,3 milioni di euro. Tasse escluse, ovviamente…
En plein air. Sempre. Non esiste tetto e la protezione della struttura in caso di sciagura è garantita da un robusto roll-bar. Omologata per l’utilizzo stradale, è mossa dal medesimo V12 6.5 della cugina Aventador. Propulsore il cui basamento è costituito mediante una speciale lega di alluminio e silicio, laddove le misure di alesaggio e corsa rispettivamente di 95,0 e 76,4 mm lo collocano a pieno titolo nella famiglia dei motori superquadri. Dotato di distribuzione a 4 valvole per cilindro e di lubrificazione a carter secco con 8 pompe d’alimentazione, eroga 750 cv. Ovvero +50 cv rispetto ad Aventador. Un’eruzione di cattiveria che consente alla roadster del Toro di scattare da 0 a 100 km/h in 2,9” e toccare i 355 km/h. Prestazioni monstre, tanto da perdere il confronto con Veneno coupé solamente in accelerazione, dove è più lenta (mai termine fu più inappropriato) di 0,1”.
Risultati ottenuti anche grazie alla trasmissione ISR (Independent Shift Rods) a 7 rapporti, condivisa con Aventador e costituita sì da un classico cambio robotizzato abbinato a una frizione bidisco, ma con una peculiarità: mentre nei cambi elettroattuati tradizionali i rapporti lavorano sullo stesso manicotto, nel sistema ISR le forchette d’innesto e disinnesto sono indipendenti tra loro, attuate elettroidraulicamente e associate a sincronizzatori a doppio cono. A tutto vantaggio della rapidità nei passaggi di marcia. Da Aventador derivano anche la monoscocca in fibra di carbonio e lo schematismo delle sospensioni tipo push-rod con molle e ammortizzatori non posizionati sui montanti ruota, ma collegati orizzontalmente alla scocca per assicurare una maggiore rigidità e una guida più precisa nelle fasi di smorzamento.
L’aerodinamica, curata quanto un F-35, sfrutta anche i cerchi in lega, anteriori da 20” e posteriori da 21”, caratterizzati da un anello perimetrale in fibra di carbonio che durante la rotazione agisce come una turbina convogliando aria utile al raffreddamento verso i dischi carboceramici da 400 mm di diametro all’avantreno e da 380 mm al retrotreno, sui quali lavorano pinze rispettivamente a 6 e 4 pistoncini. Analogamente a Veneno coupé e ad Aventador, la trazione è integrale permanente e il giunto viscoso appannaggio di Murciélago viene sostituito da una frizione elettromagnetica Haldex IV che può inviare fino al 60% della coppia alle ruote anteriori.
1.490 kg. Un peso straordinario. Superiore di solo 40 kg alla versione coupé e al contempo inferiore di ben 135 kg ad Aventador Roadster. Cui consegue un rapporto peso/potenza di 1,99 kg/cv. Stratosferico, specie considerando la configurazione scoperta della vettura. In ogni caso, qualora 3.300.000 euro sembrino troppi, è possibile ripiegare su Veneno coupé. Si risparmiano quasi 300.000 euro. Un affare!