Di questo argomento se ne parla probabilmente fin da quando John Boyd Dunlop nel 1888 inventò il pneumatico. Quelle quattro cifre che seguono la scritta DOT sulla spalla degli pneumatici sono uno degli argomenti che causano più discussioni negli appassionati. Il risultato è, nella maggior parte dei casi, la convinzione che uno pneumatico sia come il prosciutto crudo. Deve essere il più fresco possibile altrimenti non è performante, o peggio (e questa convinzione è ancora più sbagliata) è meno sicuro.
La voglio fresca
Da qui nasce nei motociclisti (ma a quanto pare ultimamente questa cosa si sta allargando anche al mondo auto soprattutto se parliamo di pneumatici invernali) la ricerca quasi affannosa delle gomme più fresche possibile, quasi queste siano dei meloni che quando sono troppo maturi non si possono più mangiare. Ci scherzo su, ma non più di tanto. Perché il tema è importante e insieme a Roberto Finetti di Dunlop Italia lo avevamo già affrontato in questo video postato sul nostro canale YouTube giusto lo scorso anno. Video che ovviamente ha suscitato molte discussioni.
Beh, in quel video parlavamo di quanto sarebbe stato bello fare un test per verificare sul campo quanto affermato da Finetti, ovvero che per un prodotto ben conservato (e poi vi spiego cosa intendo per questo) il DOT è totalmente ininfluente sulle prestazioni e soprattutto sulla sicurezza.
In realtà, loro a questo test ci stavano già pensando. Da qualche anno stavano infatti mettendo da parte pneumatici “d’annata” per poter un domani fare questa prova dimostrando le loro tesi. Non una prova teorica, ma una prova sul campo, con moto, termocoperte piloti e acquisizione dati.
Come funziona
Protagonista del DOT Talent è il D 212 GpRacer; teatro del test il circuito Tazio Nuvolari a Cervesina nei pressi di Pavia; banchi prova due Yamaha: una R6 (con il 180/60) e una R1 (con il 200/55) guidate a turno da Luca Pedersoli e Simone Saltarelli.
Il nostro compito? Quello dei giudici, e dei testimoni della giornata. A noi il dovere di scegliere tra una serie di pneumatici disponibili l’annata della gomma con DOT più datato e l’ordine con cui i due rider dovevano provare le gomme. E soprattutto il nostro dovere era verificare che tutto il test si svolgesse regolarmente. Una volta scelti gli pneumatici i DOT sono stati occultati e sono partite le danze. Luca e Simone si sono alternati in sella alle due Yamaha per 4 giri lanciati a testa.
Loro guidavano naturalmente alla cieca, un vero e proprio blind test, voluto da Dunlop per non influenzare (anche in modo inconscio) il manico del pilota. Ovviamente il test è stato eseguito in modo estremamente rigoroso, per non sbagliare le moto entravano sempre con il pieno di benzina ad ogni stint, inoltre ovviamente le pressioni di partenza erano identiche per tutti gli ingressi in pista. Tra le gomme datate avevamo a disposizione vati DOT, i giudici hanno scelto le gomme più vecchie disponibili (2018/2017), parliamo di gomme prodotte 4 anni fa che per i “malati del DOT” sarebbero buone solo come vasi di fiori. Invece…
Il responso dei numeri
Più ancora delle parole in questo caso parlano i numeri. L’acquisizione dati dimostra come in realtà la differenza di prestazioni sia praticamente nulla e anzi con il passare degli stint, il tempo sul giro si sia costantemente abbassato, indipendentemente dall’anzianità delle gomme montate. Tempi velocissimi peraltro considerando le moto completamente di serie, il pieno di benzina e che le GPRacer non sono il prodotto più performante di Dunlop ma una Racing Street. Insomma Saltarelli e Pedersoli non sono andati a spasso, ci hanno dato dentro.
Interessanti poi i commenti dei rider che in alcuni casi percepivano un miglior grip con le gomme vecchie. Va anche detto, ovviamente, che durante la giornata le temperature sono cambiate, ma è un ulteriore elemento che prova come le prestazioni di pneumatici di varie annate sono del tutto confrontabili. Il DOT conta quindi? La risposta dopo questo test è no, e noi lo abbiamo toccato con mano. Anche perché in mezzo ai 52 tra elementi chimici e materiali che compongono uno pneumatico ci sono anche anti ossidanti e anti degradanti che consentono alla mescola di non invecchiare restando attiva e ugualmente performante dopo anni. A dimostrarlo sono anche i test di durezza in superficie che Dunlop ha effettuato su pneumatici di varie annate, durezza che come vedete, praticamente non cambia.
Conservarli bene è importante
La premessa è, ovviamente, che gli pneumatici siano conservati e stoccati in modo corretto e che non abbiano subito i cosiddetti “cicli termici”. Parliamo di pneumatici nuovi, quindi, mai montati su una moto e correttamente immagazzinati. Diamo anche per -quasi- certo che ormai, vista l’attenzione smodata che i consumatori danno a questo particolare, di pneumatici datati (parliamo di 4 anni) come quelli provati in questo test in circolazione ce ne sono davvero pochi o non ce ne sono del tutto.
Ma a questo punto anche se ci fossero, il Dunlop DOT Talent ha dimostrato, numeri alla mano, che prestazioni e sicurezza non vengono meno. Parliamo di 4 anni, figuriamoci se come in alcuni casi c’è chi storce il naso quando si parla di mesi. Tra l’altro, se parliamo di conservazione, il discorso non si esaurisce dal gommista perché anche quando stocchiamo la moto in inverno vanno osservate alcune accortezze. Altrimenti è un po’ inutile cercare la gomma fresca di giornata e poi lasciare la moto 6 mesi sul laterale nel box al freddo.