Yamaha MT-10 SP come va su strada
La prova non è stata super lunga, perché la MT-10SP ha fatto la staffetta con le sue sorelline minori in una giornata che Yamaha Italia ha voluto dedicare all’intera famiglia MT, famiglia che proprio nel 2023 ha compiuto 10 anni. E io a Spalato c’ero, quando Yamaha presentò la prima MT-09. Un modello che cambiò completamente il paradigma delle moto di Iwata introducendo innanzitutto il concetto di piattaforma, e nuovi motori (CP2, CP3, CP4) per cui la coppia conta più della potenza e come dar loro torto? La potenza massima fa un bel figurone sulle brochure, però poi su strada guidi con la coppia. Il successo di vendite delle MT (soprattutto MT-07) certifica il fatto che Yamaha ha fatto la scelta giusta. Non tutti sanno, infatti, che MT significa infatti “Master of Torque”. E sulla MT-10 di coppia ce n’è veramente tanta.
Come ho detto nell’introduzione, le differenze principali riguardano l’arrivo delle sospensioni semiattive Öhlins che devo dire fanno egregiamente il loro lavoro, perché in situazioni come quelle affrontate nella prova -ovvero strade abbastanza rotte e con un grip non perfetto- poter giocare con l’assetto al volo aiuta tantissimo. Non mi dilungo troppo sulle caratteristiche della moto, perché come vi ho detto a livello di motore e di elettronica sono le stesse di quelle che abbiamo già potuto provare sulla MT-10 lo scorso anno. La differenza, però, le semiattive la fanno eccome.
Per questo motivo, durante questo test, mi sono concentrato più sulle sospensioni che su altro (che già conosco) cambiando le varie mappe in configurazione semiattiva (A-1, A-2, A-3) lungo un itinerario che è stato abbastanza tortuoso e guidato. Un percorso dove la Yamaha MT-10 SP mette in mostra una grandissima stabilità ma certo non una maneggevolezza da prima della classe. Una moto che (restando nel contesto naked, intendiamoci) va quindi “lavorata” nei cambi di direzione, più di quello che richiedono altre moto analoghe, ma che, in compenso, regala una stabilità eccellente.
Sospensioni semiattive, quale mappatura scegliere
Trovo le mappature di sospensioni abbastanza centrate, la A-3 è veramente morbida con un assetto molto fluido e scorrevole. Se l’asfalto è rotto questa è una mappatura che può aiutare molto a essere comunque incisivi nella guida. Appena il ritmo si alza conviene salire di livello e passare alla A-2, che trovo un ottimo compromesso tra scorrevolezza delle sospensioni e capacità di copiare il fondo stradale. Non proprio tutto eh, ma comunque la trovo molto valida anche a livello di sostegno. La A-1 invece, è veramente “tirata”, non l’ho trovata estrema ma comunque offre un assetto “strong” che dà il meglio sugli asfalti super lisci e con tanto grip.
Yamaha MT-10 SP il motore
Parliamo del motore? Beh, il CP4, lo sappiamo, è un motore fenomenale per l’utilizzo su strada e conferma una volta di più la sua grande capacità di connettere direttamente l’acceleratore alla ruota posteriore. Devo dire che oggi avrei preferito dei Power Mode leggermente meno distanziati tra loro. Il power mode 1 per me, lo sapete, è pressoché inutilizzabile. Per quel che mi riguarda non lo prendo nemmeno in considerazione, perché non mi piace la risposta troppo violenta. Ma anche il Power Mode 2 oggi (giornata freddina asfalto con poco grip) l’ho trovato bello deciso, diretto. Mentre il PWR 3 in alcuni frangenti l’ho trovato non così reattivo. Forse un PWR 2,5 sarebbe stato perfetto? Battute a parte dell’uomo mai contento, questo è un motore che su strada è fenomenale veramente per come eroga la sua potenza, per come è capace di trasferire la potenza a terra e per come è connesso con la ruota posteriore.
Cortissima, ma stabile
Moto che, come vi ho detto, nell’introduzione è molto corta: solo 1415 mm di interasse, il che sulla carta la renderebbe assolutamente estrema. In realtà è una moto estremamente guidabile sempre ben piantata per terra che ti dà una bella confidenza non è mai nervosa a livello di manubrio non la più veloce a cambiare direzione. Quando inizi a fare dei pif-paf destra sinistra ci sono moto sicuramente più veloci di lei. Questa, del resto, è un po’ una caratteristica anche della R1 che la MT-10 ha ereditato, così come eredita anche una struttura -telaio e forcellone- estremamente rigida quindi estremamente sportiva. Anche se in realtà la moto resta assolutamente utilizzabile perché la posizione di guida secondo me è molto centrata con la sella della MT-10 SP che è più dura di quella della MT-10 standard. Diciamo che alla lunga si ha qualche affaticamento al posteriore, quanto a schiumato non è proprio la moto più comoda del mondo, però è anche vero che alla fine posiziona il pilota un filino più in alto a livello di seduta portandolo quindi a caricare un pochino di più l’avantreno. E questo secondo me porta la moto a essere “più sportiva”. Riassumendo, non è stata una prova super lunga, però sufficiente per capire che questa moto se la può giocare, almeno su strada, con tutte le migliori del mercato perché ha un motore centratissimo, un quickshifter ottimo sia in salita sia scalata, e ora anche ottime sospensioni.
Pompa Brembo mon amour
Validi i freni con la pompa radiale Brembo che riesce a dare uno step ulteriore all’impianto della MT-10SP. Manca giusto forse un filo di aggressività al primo morso, ma va detto che le moto in prova erano nuovissime e i dischi dovevano ancora fare un po’ il rodaggio. Quindi in questo caso sospendo un po’ il giudizio.