Ci si è buttata Kawasaki, poi Guzzi, poi Honda. Ora pare lo rifarà – la prima gamma Classic non è stata apprezzatissima – anche Ducati, con la scrambler di cui si parla da un po’. Il fenomeno delle moto classiche si sta gonfiando ed è sempre più trasversale. Le moto classiche piacciono a tutti: motociclisti di ritorno, ragazze, giovani che si avvicinano per la prima volta alle due ruote. Il motivo? Basta chiedere a Nicola Martini, alias MR Martini, concessionario Triumph di Verona che con le classiche di Hinckley ci “gioca” da sempre, costruendo bellissime special: “Le classiche piacciono perché sono semplici, non invecchiano, hanno la sella bassa, sono rassicuranti, facili, tengono il valore di mercato. E con pochi pezzi le personalizzi e le rendi uniche”. E poi, aggiungo io, le classiche apprezzano un “vestito semplice. Non serve agghindarsi come Jeeg robot d’acciaio per sentirsi motociclista: bastano un casco jet, un giubbotto di pelle e un paio di jeans tecnici per essere ok. E continuare a esserlo anche una volta sceso dalla moto perché ormai questo tipo di abbigliamento è stato sdoganato nella vita quotidiana, anche lavorativaLIVELa ricetta sembra proprio essere questa e Triumph lo ha capito ormai da 13 anni, visto che la prima “Bonnie” dell’era moderna è datata 2000. Da allora le “modern classics” sono state una presenza fissa nei listini Triumph, una presenza che “pesa” per il 35% dell’immatricolato in Italia, Paese in cui queste bicilindriche sono particolarmente apprezzate, costantemente tra le Triumph più vendute.Triumph, quindi, coccola giustamente le sua “figlie” predilette aggiornando di continuo non tanto la tecnica – l’ultimo cambiamento importante è datato 2009 con l’arrivo delle nuove ruote in lega da 17 pollici che hanno rimpiazzato l’accoppiata 17/19 della versione precedente, contribuendo anche ad abbassare il peso di quasi 10 kg – quanto l’immagine.Un po’ come succede per le icone a due ruote (Vespa e Harley, ad esempio), anche nel caso delle Triumph classiche look e colori assumono più importanza della dotazione tecnica. Che comunque resta interessante: il motore bicilindrico ad aria (un must per queste moto, finché resiste, come spiegato nel nostro servizio “mi manca l’aria“) di 865 cc è dotato di doppio albero a camme in testa e iniezione elettronica. Il motore è condiviso tra i vari modelli di Classiche, con differenti livelli di potenza. Bonneville e Bonneville T100 (che ha ruote da 18 e 19 pollici come la prima Bonnie, contro i 17-17 della Bonneville) spuntano 67 cv a 7.500 giri con una coppia di 68 Nm 5.800. La sportiva Thruxton arriva, invece, a 69 cv a 7.400 giri con una coppia di 69 Nm a 5.800 giri. Più tranquilla la configurazione della Scrambler,che si ferma a 59 cv a 6.800 giri e 68 Nm a 4.750 giri. Le vendite premiano la T100, la più classica tra le classiche Triumph, scelta da oltre la metà degli appassionati.RIDEQualità percepita ai massimi livelli, comandi morbidissimi, sella bassa, poca plastica, tanto sano metallo. Le Triumph accolgono il rider offrendogli una sensazione decisamente rassicurante e piacevole. Sensazione che si rafforza una volta avviato il motore e inserita la prima. Difficile trovare da guidare moto più facili di queste, occorrerebbe passare ai pedali, anche perché il motore consente di mollare la frizione e partire senza nemmeno accelerare e ha una erogazione piattissima e gustosa fin dai regimi più bassi. Ma attenzione, tutto questo non va confuso con scarsità di carattere o prestazioni insoddisfacenti: le Triumph hanno la coppia quando serve, e i cavalli giusti per muoversi di gusto su strada e ti mettono nella condizione psicologica di non desiderare niente di più di quello che stai utilizzando in quel momento. Tuttavia la ciclistica è più che sana, in linea con quanto offre il motore; forcella e ammortizzatori seguono anche le velleità sportive del rider che, volendo, riesce a guidare di buon ritmo senza che le moto manifestino reazioni scomposte. Anzi, a dirla tutta, la ciclistica sembra averne anche più di quanto offre il motore.Alla fine la scelta della classica Triumph si basa su considerazioni più estetiche che di guida, molto simile per tutti i modelli ma con inevitabili sfumature date più che altro dai differenti pneumatici e diametri delle ruote. La Bonnie standard con le sue ruote da 17 pollici è la più agile e reattiva, la Thruxton quella meglio frenata grazie al disco flottante che vorrei su tutte le altre, la T100 quella più vicina a una guida d’antan a causa della ruota da 19 che aumenta (di molto) l’inerzia nei cambi di direzione. La Scrambler fa venir voglia di passeggiare perché ha il motore più tranquillo e, come rovescio della medaglia, il calore emesso dai collettori che corrono appaiati sul lato destro sfiorando la gamba.Nella gamma Triumph non esiste, quindi, la classica ideale, ma sicuramente quella che più sentiamo “nostra”, anche in relazione alla capacità di spesa. I prezzi passano dagli 8.105 euro della Bonneville “standard” ai 9.625 euro di Scrambler, T100 e Thruxton, passando per gli 8.305 euro della Bonneville Two Tone e i 9.305 euro della Bonneville T100 Black. Prezzi già aggiornati alla nuova aliquota IVA.