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Prova Ducati 1199 Panigale

La nuova Ducati 1199 Panigale apre un nuovo corso in casa Ducati. Ducatisti premete il tasto Reset perché entrerete in un nuovo mondo.

Una star, anzi una rockstar. Questo è l’effetto che la Ducati 1199 Panigale ha suscitato all’EICMA 2011. Una moto che non è solo apprezzata ma ha dei fan in delirio che la stanno aspettando. L’effetto che la nuova Ducati 1199 ha avuto sui motociclisti è stato dirompente ed è logico e scontato pensare che questa prova che sto scrivendo ora, con il sudore della pista addosso, sia la più attesa dell’anno. Per questo motivo questa volta vado subito al sodo, salto la parte “live” (la descrizione della moto) lasciando a chi ancora non conoscesse nei suoi più intimi meandri il progetto Ducati, il compito di cliccare QUI  e leggersi l’articolo che scrissi in occasione del lancio e a cui sostanzialmente c’è poco da aggiungere (e quel poco che c’era l’ho aggiunto).Come ho scritto nel sommario, la Panigale preme davvero il tasto Reset e volta pagina.

Ducati 1199 Panigale

La domanda: è una Ducati? La risposta è ovviamente sì: in lei troverete ancora i cromosomi desmodromici. Ma la 1199 è una moto completamente differente dalla 1198, talmente differente che qualche Ducatista, guidandola, sulle prime potrà restare anche un po’ disorientato. Quello che è certo, però, è che alla fine non potrà non amarla.

RIDE

Ducati 1199 Panigale

Inizio con un avvertimento: quelle che leggerete sono le prime impressioni di guida, che aspetto di poter verificare quando potrò provare la 1199 Panigale su una pista “amica”, conosciuta. Moto nuova (più che nuova), pista nuova, gomme nuove (le Pirelli Supercorsa di ultimissima generazione con il posteriore da 200/55): tre variabili su tre del tutto inedite impongono di non vergare giudizi scolpiti nel marmo, ma consentono comunque a chi è dotato di una certa sensibilità di farsi un quadro piuttosto preciso del funzionamento della moto. Sono in sella e già capisco che la nuova Ducati è un’altra cosa, non solo per i numeri espressi nella scheda tecnica ma anche al tatto.

La 1199 Panigale è davvero minuta, piccola, stretta ma ha voltato pagina quando si parla di posizione di guida, che riesce a essere perfino comoda. Quasi sempre, quando guido moto sportive di serie, quello che vorrei è poter allargare i manubri per “timonare” meglio la moto. Bene, questa volta non ce n’è bisogno, perché sulla Panigale le piastre di sterzo e i manubri sono quelli di una autentica moto racing. Larghe le piastre, larghi e poco spioventi i semimanubri, che mi hanno fatto tornare indietro di qualche anno, quando correvo nell’Endurance.

CORTA IN SELLA

Ducati 1199 Panigale

Già questo è un cambiamento importante: la posizione di guida della 1199 è moderna, attuale, “corta”. La conseguenza è che una moto già ipermaneggevole diventa ancora più agile, perché il braccio di leva offerto dal manubrio è ancora più ampio. Vedevo quel mono laterale con le due regolazioni elettriche sporgenti (che a dirla tutta mi piacciono proprio poco) e pensavo che avrebbe intralciato il pilota nella guida, invece il mono non si sente nemmeno. Dentro la prima e via, la frizione è morbidissima, il cambio pure (ma è una Ducati?) e il motore frulla in un modo completamente differente rispetto al “vecchio” Testastretta; la prima è lunga e va accompagnata un pelo i primi metri.

Durante i primi giri (mentre cerco di capire come girano le curve e quindi guido come un cadetto) capisco che i tecnici Ducati si sono messi molto in discussione, forzandosi a cambiare certi dogmi che si tramandavano da generazioni di Superbike bolognesi, per cambiare davvero marcia.

VA IMPARATA

Yas Marina non è una pista semplice (soprattutto se non la conosci) e delle Ducati ho sempre detto che non gradiscono molto quando guidi piano, quando non hai perfettamente in testa cosa fare, che linea seguire, quando sei impreciso e poco deciso. La 1199 in questo caso mostra un carattere del tutto nuovo per Ducati: stanca la metà di una 1198, e si fa guidare, si fa “sentire” anche se non affronti ogni staccata come se fosse l’ultima della gara.In pista questa Ducati rivela un’agilità fenomenale (peso piuma e profili dei nuovi Supercorsa danno una gran mano), un ingresso in curva rapidissimo e una velocità nei cambi di direzione che non ha rivali. E il bello è che queste belle cosette te le mette in mano subito, dopo tre, quattro curve. C’è un che di giapponese in questa maggiore intuitività, ed è una cosa positiva perché la 1199 non perde il carisma del marchio che porta sul serbatoio ma ha il potenziale per piacere a un pubblico ancora più vasto. Man mano che aumentano i giri e i turni la moto si scopre in tutto il suo terrificante potenziale. È una Ducati per cui è una racing vera, ma ora gradisce anche andar piano pur se ovviamente le piace ancora di più andare forte. E più vai forte più sembra averne ancora.

CAVALLI IN ALTO

Non so dirvi esattamente se i cavalli dichiarati ci siano davvero tutti: i drittoni di Yas Marina possono falsare le sensazioni. Quello che so è che il nuovo Superquadro si rivela un motore che ama girare alto e che perdona un po’ meno del Testastretta una scelta sbagliata della marcia in uscita di curva. La Panigale va fatta scorrere e va tenuta nei regimi “caldi” per rendere al meglio. Quando si apre il gas in uscita (anche con la mappa Race) non arriva più la “cannonata” che era tipica del Testastretta. La gestione del gas a centro curva, e in generale in ogni situazione, è ottima (Ride By Wire promosso a pieni voti), e quando apri sottocoppia la potenza arriva graduale, gestibile, per poi esplodere una volta passati gli 8.000 giri, con un cambio di ritmo che in seconda (e anche in terza) si traduce in un muso che punta il cielo come una contraerea, mentre il contagiri (poco visibile, meno male che ci sono i led di cambio marcia) si proietta verso la zona rossa.

VIBRAZIONI

Una cosa da segnalare poi ce l’ho. A sensazione il nuovo V2 vibra un po’ di più del Testastretta (sella in accelerazione, manubri in decelerazione). La tendenza all’impennamento della moto è diminuita (e l’impennata è meno violenta)  rispetto a prima, ma non è scomparsa: questo in alcuni frangenti, come all’uscita del lento tornantino di Abu Dhabi, impone di mettere subito la marcia successiva per non perdere tempo a gestire l’impennata. Di buono, anzi ottimo, la Ducati ha l’elettronica di controllo: il Traction control è anni luce avanti rispetto a quello della 1198, lavora senza farsi notare se non per un led arancio che si illumina sul cruscotto. Questo è forse anche il motivo per cui dopo qualche giro si apre il gas con poco criterio anche su un asfalto non così ricco di grip come quello di Abu Dhabi, che tra le altre caratteristiche “simpatiche” ha quella di avere un sacco di curve chiuse, strette e in netta contropendenza.

Ecco, in questi casi se non hai un avantreno sincero fare danno è un attimo: con la 1199, però, non ci sono mai stati problemi, anzi il bello di questa moto sta anche nella gestione della percorrenza. Tanto è leggera e reattiva che bastano piccoli movimenti del corpo o della testa per far chiudere o allargare la linea impostata: in pratica si guida come una 600, ma ha 70 cavalli in più.

FRENATA

E la frenata? Niente da dire se non lodi. Abbiamo usato sempre e solo moto con ABS e anche nella staccata più impegnativa del tracciato (da 285 a 50 all’ora) non si è mai fatto sentire: la frenata è potentissima ma gestibile, il freno motore (EBC in posizione 1) è per me perfettamente calibrato e anche le staccate più aggressive non scompongono mai la moto, che resta sempre “piatta”, trasferisce poco carico e alleggerisce pochissimo il retrotreno, che quindi rimane sempre in linea. Per l’ultima sessione mi capita la moto “kittata” con scarico, mappatura, cupolino rialzato e Supercorsa SC2 . Così equipaggiata la 1199 mi ha fatto godere.

284 KM ALL’ORA

Il motore non cambia tanto agli alti, ma recupera cattiveria ai bassi e ai medi regimi, impiega meno tempo a salire di giri e l’accelerazione è ancora più perentoria. In fondo al rettilineo il GPS segna 284 km/h, 10 in più rispetto alla versione “normale”. Con le Supercorsa che “attaccano” di più (e che con le nuove dimensioni offrono un appoggio semplicemente sontuoso) si guadagna qual pizzico di rotondità di funzionamento che alla moto fa solo bene e in uscita il TC (sempre tenuto a livello 3) interviene molto meno, la moto fa strada, diventa una racing purosangue, consentendo ingressi in curva ancora più convinti. Peccato che la giornata sia finita, proprio adesso che iniziavo a a divertirmi. Tolgo la tuta, ho girato, ho tirato e non sono nemmeno stanco. Anche questa è una cosa nuova per Ducati. Già, la 1199 è proprio un altro mondo…

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