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Prova Husky Svartpilen e Vitpilen 401, tutte nuove

Le due sorelle roadster Husqvarna sono state rinnovate per il 90% a partire da motore e ciclistica. Le abbiamo provate e queste sono le nostre impressioni.

Quando furono presentate alla stampa, proprio qui, in Spagna, nel 2018, in pochi avrebbero scommesso su una vita che durasse più di un battito di ciglia. Invece, Vitpilen e Svartpilen non solo sono hanno trovato un posto fisso nella line-up di Husqvarna, ma a Mattighofen hanno giocato forte sulle due Frecce nera e bianca. Sono state profondamente rinnovate (il 90% dei componenti sono nuovi o ridisegnati, ci hanno assicurato) e pronte per continuare a far girare la testa a chi le vede passare.

Vitpilen e Svartpilen sono come le classiche coppie dei telefilm d’azione, all’apparenza diverse ma complementari. Sonny e Rico, Bo e Luke, Starsky e Hutch, Lord Sinclair e Danny Wilde… Uno biondo e uno moro, uno frivolo e l’altro più serio. Fanno più o meno le stesse cose, ma ognuno con il suo stile e ognuno con i suoi fan.

Anche la Freccia Bianca e la Freccia Nera hanno un carattere diverso e raggiungono il medesimo scopo attraverso percorsi differenti. Sono una più sportiva, l’altra più rilassata però sono entrambe finalizzate a centrare lo stesso obiettivo: dispensare piacere di guida in modo accessibile e con grande personalità.

Cosa è cambiato

La prima cosa che si nota, guardandole sul cavalletto, una accanto all’altra, è che rispetto al modello di cui sono l’evoluzione, hanno guadagnato una coda. Personalmente, trovo che a questo guadagno abbia come controparte una perdita, ossia una personalità meno marcata. La coda tronca che caratterizzava Vit e Svart dalla nascita era infatti – insieme al serbatoio a squalo martello – il loro elemento più distintivo, che piacesse o meno.

Osservandole con più attenzione ci si accorgerà che diversi dal passato sono anche l’andamento del telaio a traliccio, il forcellone a banana con monoammortizzatore disassato e lo scarico accovacciato lì sotto, il disco anteriore traslocato sul lato destro della ruota e la pinza freno ad attacco radiale. Nel caso della Vitpilen, poi, c’è una sostanziale differenza rispetto alla versione precedente: al posto dei semimanubri, sfoggia ora un bel manubrio dritto, in stile roadster.

Entrambe sono ben rifinite e trasmettono una piacevole sensazione di qualità. Il design è sempre molto curato e i gruppi ottici full LED hanno un ruolo importante nel risultato complessivo.

Sotto il vestito

Ciò che invece non si nota solo guardandole, è che il motore che spinge Vit e Svart 401 è tutto nuovo: si tratta del monocilindrico LC4c. Più compatto ed efficiente rispetto al predecessore, ha cilindrata di 399 cc, con 45 cv di potenza e 39 Nm di coppia. Ma, se c’è un ambito in cui i numeri perdono gran parte della loro oggettività, questo è di sicuro la strada e sull’asfalto cavalli e coppia delle due Husky sembrano di più.

Anche per quanto riguarda la ciclistica, ci sono novità non visibili, come la forcella WP Apex da 43 mm, a cartuccia aperta e con regolazione separata del freno in compressione e ritorno. A proposito di regolazioni delle sospensioni, è stato deciso di limitare a cinque i setting dell’idraulica (di cui i due estremi sono “tutto chiuso” e “tutto aperto”) di forcella e monoammortizzatore, per rendere più semplici e percepibili le variazioni. Scelta intelligente, aggiungiamo noi, perché il 99,9% dei motociclisti non ha la sensibilità per apprezzare la raffinatezza di certe sospensioni, men che meno su strada…

Sempre in tema di ciclistica, cambiano anche la quota dell’interasse, che cresce di 10 mm e la posizione di guida, con l’altezza della sella che scende a 820 mm da terra e permette un saldo appoggio di entrambi i piedi anche a chi non è altissimo.

Chiudiamo con le ruote. Sono da 17″ per entrambe le moto, ma a raggi per la Svartpilen, con gomme Pirelli Scopion Rally STR e in lega a sei razze, con pneumatici Michelin Power 6 per la Vitpilen.

Separate alla nascita

Le cose che accomunano Vitpilen e Svartpilen 401 sono molte, una su tutte la facilità e il feeling immediato che trasmettono. In sella si sta comodi e la sensazione è che l’abitabilità sia migliore rispetto al modello precedente e anche chi ha le gambe lunghe ha posto dove metterle. Il miglioramento è evidente soprattutto sulla Vitpilen, che ha salutato i semi manubri per dare il benvenuto a un manubrio dritto, montato su riser, che innalza di molto il livello di comfort, pur mantenendo un assetto più caricato sull’avantreno e funzionale a una guida più sportiva, rispetto alla sorella Svartpilen.

Su entrambe abbiamo apprezzato le sospensioni, un eccellente mix di comfort e rigore, e il bilanciamento complessivo. Ci è piaciuta molto anche la facilità e l’immediatezza delle regolazioni degli aiuti elettronici alla guida, con i due riding mode (“Street” e “Rain”, serve altro?) e i tre livelli di traction control (“Street”, “Rain”, “Off”), che si selezionano in tre secondi, anche in marcia.

Due personalità

Le cose che accomunano le nuove Svartpilen e Vitpilen 401 le abbiamo raccontate, ma ce ne sono due che le differenziano e che sono sufficienti a caratterizzarle in modo marcato: posizione in sella e ruote (gomme comprese), hanno infatti un ruolo cruciale nell’orientare la loro indole.
La Vit è più sportiva, più caricata sull’avantreno e più svelta (o nervosa, a seconda dei gusti), merito (o colpa) delle ruote più leggere e delle gomme Michelin, più reattive.
La Svart è più confortevole, ha un comportamento più omogeneo e prevedibile. Le Pirelli tassellate sono insospettabilmente performanti, anche per danzare svelti fra le curve o per percorrerle in velocità, come abbiamo fatto noi sulla via del ritorno.

A questo punto non ci resta che riassumere le principali ragioni che divideranno gli appassionati a favore dell’una o dell’altra. Voi a quale delle due salireste in sella?

Perché Svartpilen

  • Perché è comoda
  • Perché è omogenea
  • Perché c’è il maniglione per il passeggero
  • Perché ci si attacca una borsa

Perché Vitpilen

  • Perché è bianca
  • Perché è sportiva
  • Perché è nervosetta
  • Perché è essenziale

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