È il 1972 quando un ex pilota BMW, Jochen Neerpasch, fonda la Motorsport GmbH, piccola realtà nata con l’appoggio della Casa bavarese, la quale necessitava di una struttura dedicata allo sviluppo delle sue vetture sportive e racing. Inizialmente la divisione M si occupò dunque di realizzare versioni “preparate”, sia stradali che destinate alle competizioni, di modelli già esistenti. Come ad esempio la BMW 2002 Turbo o la 3.0 CSL, declinata pure nella versione che vedete qui sotto, con soluzioni aerodinamiche che le valsero il nomignolo di “Batmobile”.

Nel 1975 il reparto speciale bavarese fu coinvolto nel progetto E26 che prenderà le forme della berlinetta sportiva M1 del 1978, vale a dire la prima BMW a fregiarsi dello stemma M. Quattro anni dopo la lettera magica la ritroviamo nella M535i (sotto), considerata la madre delle successive BMW M5.

Era una berlina basata sulla Serie 5 E12, che grazie al suo motore straight six da 3,5 litri e 218 CV toccava i 222 km/h, valore non indifferente per l’epoca. E che era messa a punto per restituire un handling in grado di soddisfare i palati sportivi, pur conservando l’aspetto di una (quasi) normale Serie 5.
BMW M: oggi significa anche moto
Di lì in avanti la BMW M Motorsport genererà una stirpe di modelli, inizialmente concentrandosi sulla Serie 3 e sulla Serie 5, station wagon incluse. In seguito, dagli Anni 90 allarga l’azione alle spider e roadster Z sino ad arrivare – ai giorni nostri – ad apporre la M argentata bordata di azzurro, viola e rosso anche su SUV e motociclette (in foto una M 1000 XR).

Qui abbiamo tentato la difficile impresa di distillare oltre mezzo secolo di BMW M in cinque modelli particolarmente significativi per contenuti prestazionali e grado di innovazione. Ma dopo discusse esclusioni, alla fine è stato inevitabile aggiungerne una sesta. E non vogliatecene se nemmeno questa è un SUV.

BMW M1 (1978-1981)
La M1 è stata e rimane l’unica vera supercar BMW sino ai nostri giorni. Ha il DNA delle corse, essendo stata concepita negli Anni 70 nell’ottica di partecipare alle competizioni per vetture sport nei Gruppi 4 e 5. Disegnata da Giugiaro e prodotta nello stabilimento Italdesign di Moncalieri fra i 1978 e il 1981, segue il classico layout della berlinetta sportiva con motore centrale e trazione posteriore: alle spalle dell’abitacolo c’è un sei cilindri in linea da 3,5 litri (serie M88, lo ritroveremo sulla prima generazione della M5) abbinato a un cambio ZF a cinque rapporti. Ne hanno fatte solo 450 (c’è chi dice per l’esattezza 456), e questo rende la BMW M1 ricercatissima dai collezionisti.
I suoi numeri: 3.5 sei cilindri in linea, 277 CV, 330 Nm, 0-100 km/h in 5,6”, vel. max >260 km/h, massa <1300 kg

BMW M3 E30 (1986-1991)
Nel bel mezzo degli Anni 80, BMW prende la sua Serie 3 Coupé di seconda generazione e le piazza sotto il cofano un quattro cilindri da 2,3 litri a 16 valvole derivato dalla Formula 2. Senza catalizzatore aveva 200 CV, altrimenti 195. Nell’88 fu rilasciata la Evo 2 (215 CV), mentre nell’89 arrivarono la variante Cabrio (200 CV) e la Evo 3, portata a 2,5 litri e con 238 CV. A detta degli intenditori, la M3 E30 incarnò l’equilibrio perfetto fra prestazioni, leggerezza e comunicativa. E vinse parecchio, anche nel DTM, nell’Italiano Superturismo e addirittura al Rally di Corsica. Non ci fu una versione a 4 porte: la prima M3 berlina comparve con la successuva serie a 6 cilindri, la E36.
I suoi numeri: 2.3 quattro cilindri in linea, 195 CV, 230 Nm, 0-100 km/h in 6,7”, vel. max 235 km/h, massa circa 1.200 kg

BMW M5 E60 (2005-2010)
Fast forward di quasi tre lustri e incontriamo una BMW M con propulsore V10. È la prima e anche l’ultima ad adottare questa architettura, abbandonando il V8 della precedente M5 E39 e facendosi ispirare dalla Formula 1. Si tratta di un aspirato da 5 litri capace di inviare alle ruote posteriori 507 CV, e di raggiungere gli 8.250 giri/min con il sottofondo di un sound degno di una supercar. Il cambio è l’SMG robotizzato a 7 marce. Esteticamente quasi indistinguibile dalle versioni meno prestanti, la BMW M5 E60 è una sorta di unicorno, capace di dividere gli appassionati fra chi la ama e chi tutt’altro. Ma non è contemplata l’indifferenza. Per chi aveva fretta di portare molte cose da un posto all’altro, nel 2007 arrivò la famigliare Touring (E61).
I suoi numeri: 5.0 V10, 507 CV, 520 Nm, 0-100 km/h in 4,7”, vel. max 250 km/h (autolimitata, 305 km/h senza limitatore), massa circa 1.830 kg.

BMW M3 E92 (2007-2013)
Togliete un paio di cilindri e al V10 della M5 E60 e otterrete il 4,0 litri V8 della M3 E92. Capace d 420 CV a 8.300 giri, grazie all’ampio utilizzo di lega d’alluminio pesava 15 kg meno rispetto al 6 cilindri da 3,2 litri e 343 CV della precedente M3 E46. D’altronde la riduzione del peso guidò anche altre scelte costruttive: ad esempio, tetto e cofano erano in materiale composito. Il cambio poteva essere un manuale a 6 marce oppure il doppia frizione DKG a 7 rapporti. La E92 fu realizzata nelle varianti con carrozzeria coupé, cabriolet e berlina, ed è stata l’ultima M3 aspirata nonché l’unica col V8. Ecco perché merita un posto speciale nel cuore degli appassionati.
I suoi numeri: 4.0 V8, 420 CV, 400 Nm, 0-100 km/h in 4,6”, vel. max 250 km/h (autolimitata, 305 km/h senza limitatore), massa circa 1.655 kg

BMW M2 CS (2020-2021)
Di BMW M2 CS ne hanno fatte soltanto 2.200, sulla base della M2 che aveva debuttato cinque anni prima, nel 2015, con 370 CV, e che a fine 2018 era stata aggiornata nella variante Competition (410 CV). La M2 CS (la sigla CS sta per Competition Sport e contraddistingue le M più versate all’uso in pista) “ruba“ il 6 cilindri in linea della M4 Competition: ha 450 CV ed è abbinabile al cambio manuale a 6 marce o al robotizzato a doppia frizione a 7 marce (con il quale lo 0-100 scende da 4,2” a 4”). Alleggerita a suon di parti in fibra di carbonio (incluso l’albero di trasmissione) e dotata di dischi anteriori da 40 cm di diametro, la M2 CS è considerata l’ultima M compatta e analogica. Quasi un tributo alle M vecchia scuola.
I suoi numeri: 3.0 sei cilindri in linea biturbo, 450 CV, 550 Nm, 0-100 km/h in 4,0”, vel. max 280 km/h (autolimitata, 303 km/h senza limitatore), massa circa 1.600 kg.

BMW M3 Touring CS (2025)
Prima M3 con carrozzeria station wagon, si fa notare con passaruota rigonfi, aerodinamica specifica e cerchi di diametro differenziato, 19” davanti e 20” dietro. Forte della meccanica ripresa dalle M3 e M4 Competition – quindi cuore 3.0 biturbo a sei cilindri in linea e cambio automatico a 8 marce – questa supercar con 500/1.510 litri di bagagliaio ha debuttato tre anni fa. E oggi eccola in versione CS da 550 CV. Come la M3 Touring “normale” (510 CV), anche la CS ha la trazione integrale xDrive che può privilegiare l’asse posteriore e permette pure la commutazione in “tutto dietro”. Specifica la taratura di sterzo e sospensioni adattative, optional i freni carboceramici.
I suoi numeri: 3.0 sei cilindri in linea biturbo, 550 CV, 650 Nm, 0-100 km/h in 3,5”, vel. max 300 km/h (autolimitata), massa circa 1.850 kg.