Una delle vetture più eleganti e raffinate mai realizzate nella storia dell’automobilismo, oltre che una pietra miliare del cinema. Una protagonista assoluta di pellicole divenute celebri e immortali grazie all’agente segreto più amato del grande schermo; James Bond. L’Aston Martin DB5 non è solo un’auto. È leggenda. È un concentrato di fascino, storia e tecnica.Nata nel 1963 quale evoluzione dell’ammirata serie DB4, condivideva con l’antenata la carrozzeria “superleggera” – in grado d’abbinare una grande rigidità strutturale a un sensibile contenimento delle masse grazie alla scocca in sottili tubi d’acciaio e ai lamierati in alluminio – realizzata dall’italiana Carrozzeria Touring. Un tocco di maestria artigiana condiviso con capolavori quali la Lamborghini 350 GT del 1964, la prima sportiva del Toro, e l’Alfa Romeo 6C 2500 SuperSport, da molti considerata l’ultima grande Alfa.Prodotta in configurazione sia coupé sia cabriolet – denominata “Volante” – oltre che, sebbene non ufficialmente, in versione shooting brake, divenne immortale in quanto auto per eccellenza, a partire dal film Goldfinger del 1964, di James Bond. La Casa inglese concesse alla produzione due vetture, una delle quali venne attrezzata con gli effetti speciali che valsero l’Oscar allo specialista John Stears. L’auto venne così dotata di targhe rotanti, finestrini antiproiettile, mitragliatrici e sistemi per il rilascio di olio e fumo oltre che per eiettare il sedile del passeggero.Tanto raffinata quanto inavvicinabile per i comuni mortali, rispetto alla serie precedente, la DB4, poteva contare su di una superiore cilindrata – portata da 3,7 a 4,0 litri – del 6 cilindri in linea. Motore che lavorava in abbinamento a una moderna trasmissione manuale ZF a 5 rapporti in sostituzione della più comune soluzione a 4 marce, di serie per i primi esemplari. Degna di nota anche l’alimentazione mediante 3 carburatori SU anziché due. Tra gli optional spiccava il cambio automatico Borg-Warner a 3 marce. Poteva contare su 286 cv e, soprattutto, su di un abitacolo di classe, rifinito attingendo ai materiali più ricercati dell’epoca.La versione ad alte prestazioni Vantage venne introdotta nel 1964 e portò in dote tre carburatori Weber oltre a una rivisitazione del profilo dell’albero a camme: ne conseguirono 315 cv e un carattere decisamente aggressivo agli alti regimi. La guidabilità faceva impallidire gran parte delle rivali del periodo, complici le sospensioni anteriori a bracci triangolari sovrapposti con molle elicoidali e ammortizzatori telescopici, laddove al retrotreno spiccava una soluzione ad assale oscillante del tipo a parallelogramma di Watt.L’anagrafe non tragga in inganno… nata nel 1963, poteva contare su dotazioni tecniche degne dell’epoca moderna. Allo sterzo a pignone e cremagliera si accompagnavano infatti i freni a disco sia all’avantreno sia al retrotreno, rispettivamente da 292 e 274 mm di diametro, mentre le ruote a raggi da 15 pollici contribuivano a conferire alla vettura un fascino inimitabile. Costruita in solo 1.023 esemplari, si conferma ancora oggi un “giocattolo” per pochi, anzi pochissimi. Una DB5 in buone condizioni viene quotata non meno di 750.000 euro.