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12H Cycling Marathon – Si comincia

Al Miglia e al Cuoco il compito di aprire le danze. Il solito giro di allineamento dietro alla Tesla e poi subito a tutta, per cercare di prendere subito il gruppo di testa, quello che avrebbe tirato a 42 e passa per 12 ore… Anche nei box la tensione era alta, un po’ per i nostri nelle prime posizioni, un po’ per le nuvole nere che si stavano addensando. Soprattutto perché ogni tanto si vedeva rientrare qualcuno con la maglia a brandelli che, sanguinando e zoppicando, reggeva la bici con una mano e una ruota piegata a piadina con l’altra. Il più teso era Edo, per via dei cattivi pensieri che sfioravano la sua nuovissima Lightweight a cui dedica più attenzioni che a una figlia.12H_Monza_2016_09Il primo cambio gira bene, rientriamo nella testa del gruppo e proseguiamo a tifare dal muretto. Comincia a cadere qualche goccia ma nulla più. La pista sembra molto più piena dello scorso anno: sono trecento le squadre iscritte e oltre 900 i ciclisti che popolano l’autodromo. L’emozione è sempre forte e, con l’arrivo del crepuscolo, si amplifica: le luci, il rumore delle cambiate, il sibilo del “treno” e le voci del gruppo…Intanto lo gocce si trasformano in pioggia, il fondo si bagna e la pista diventa davvero difficile. Le luci illuminano l’asfalto e si riflettono sugli spruzzi sollevati dalle biciclette, la pista sembra il mare di notte, nero e inquietante, con la luna che fa luccicare le increspature dell’acqua. Per fortuna che sono fuori il Giova e il Boglia, espertissimi (in particolare il Max, forte di una lunga esperienza di corse su strada).12H_Monza_2016_13Ai box si comincia a stare meno sul muretto e più al coperto. I cambi in pit-lane sono ancora un po’ convulsi: i più organizzati si avvisano via radio, così da cominciare a partire prima che il compagno imbocchi la corsia dei box e riuscire a fiondarsi fuori prima che la coda del plotone sia passata. Noi siamo ancora fra quelli che cambiano “a vista”, e la cosa la pagheremo quando toccherà a Edo passare il testimone a Jack: colpa della pioggia ormai battente e della tensione davanti al gruppo, anticipa il rientro di due giri con il nostro siciliano non ancora pronto. Quando uscirà dai box la testa della cometa sarà ormai passata. Riuscirà ad attaccarsi alla coda e a tirare a testa bassa, ma il buco lo potrebbe colmare solo Greipel… Vabbè, il gruppo dei primi è perso ma da quello dei secondi non ci scolleremo.12H_Monza_2016_26aLa pioggia è diventata battente, l’aria è fredda. Edo è rientrato fradicio e pedalare è arduo, con l’acqua sollevata da chi precede e quella sparata sulla faccia dalla propria ruota anteriore. In più ci si mettono le linee a dir poco approssimative della maggior parte dei ciclisti in percorrenza delle due chicane (Roggia e Ascari), che impongono di portarsi fra i primi in prossimità del loro ingresso sia per evitare di essere toccati, sia per mantenere la velocità in uscita. Anche Jack esce fradicio e mette i vestiti ad asciugare accanto a quelli di Edo e Igor (del team gemello), chiedendo gli straordinari al povero phon da campeggio che qualche previdente si è portato dietro per evitare le code agli asciugatori dei bagni.12H_Monza_2016_35Scocca la mezzanotte, qualcuno cerca di chiudere gli occhi, qualcuno si riempie la pancia, gli altri commentano queste prime fasi. In tutto ciò la nostra Giulia “Rambo” è fuori che pedala da sola da quasi da quattro ore… Nemmeno il tempo di dedicarle un pensiero che compare al box. Bagnata come un mocio ma con il sorriso di chi si sta divertendo. Il tempo di cambiarsi, asciugarsi e scaldarsi un po’, di mangiare qualcosa e dopo nemmeno mezz’ora ci saluta e torna in pista. Intanto i turni di entrambi i RED Team procedono regolari sebbene, a causa del maggior numero di cambi, i nostri gemelli siano indietro di un paio di giri. 

 

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