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Lamborghini Accademia, sfida tra i ghiacci

Huracán Performante e Aventador SVJ, al vertice della gamma, sono le protagoniste di un corso di guida unico nel suo genere. Con la Urus per la prima volta schierata, insieme alla storica LM002.

Livigno (Sondrio) – Immaginate l’alba su una meravigliosa valle innevata. Un tracciato pieno di curve dal fondo liscio e ghiacciato, luccicante. Una squadra di istruttori composta da piloti in attività. E due auto che rappresentano il punto più alto dell’evoluzione di altrettanti modelli Lamborghini: la V10 Huracán Performante e la V12 Aventador SVJ. Entrambe con motore aspirato e trazione integrale, aspettano gli allievi dell’Accademia Lamborghini, che una volta l’anno abbandona le più celebri piste del mondo per approdare tra la neve e il ghiaccio di Livigno. Il corso raduna gli appassionati, clienti Lamborghini e non, alla ricerca di un’esperienza unica, forse ancora più emozionante di quella della pista. Il programma prevede un giorno e mezzo di didattica, concentrato per i giornalisti in dieci ore davvero intense.

Materiali pregiati

Le protagoniste? La Huracán Performante è stata rivista in profondità per diventare ancora più leggera, grazie anche all’ampio utilizzo di fibre composite appositamente sviluppate da Lamborghini (-40 kg). Come sull’Aventador SVJ, l’introduzione dell’aerodinamica attiva (sistema ALA) ha reso più efficiente l’auto nelle diverse condizioni: un attuatore elettrico varia l’altezza dell’ala anteriore, mentre il flusso d’aria che investe quella posteriore è modulato da apposite valvole. Il V10 vanta 640 cavalli di potenza e 600 Nm di coppia, ottenuti sfruttando l’inedito impianto di immissione d’aria e il nuovo scarico con minor contropressione. Le sospensioni, anch’esse riprogettate, possono contare su un sostanziale incremento di rigidità (+10% verticale, +15% laterale). Le prestazioni? Velocità massima superiore a 325 km/h, accelerazione 0-100 km/h in 2”9, 0-200 km/h in 8”9.

Si inizia con la Huracan

È con la Huracán Performante che inizia il programma del corso, con un istruttore ogni due allievi, un rapporto ideale per la didattica. Pochi i convenevoli, tanta la sostanza: dopo un rapido ripasso dei fondamentali della guida su ghiaccio, il volante passa nelle mani dell’allievo. Il primo obiettivo è imparare i rudimenti del “pendolo”, l’oscillazione necessaria per indirizzare l’auto: è impensabile, infatti, nonostante le gomme Pirelli abbondantemente chiodate, curvare come su strada o in pista; possibile, invece, dopo un paio di turni di guida, girare dignitosamente e cominciare a divertirsi, assaporando per brevi momenti l’ebbrezza del pieno controllo.

Non c’è tempo per rilassarsi perché è già ora di imparare il 360, che consiste nel disegnare un cerchio sul ghiaccio, gestendo con il gas e piccole correzioni dello sterzo la distanza dal centro della circonferenza. Stefano Costantini, il mio istruttore, mi mostra l’esercizio, che svolge perfettamente e in totale relax. Poi tocca a me, con risultati molto diversi, che però non impediscono al pilota romano di continuare a incoraggiarmi.

Dal V10 al V12

Lo fa anche quando il motore dietro la schiena diventa il V12 da 770 cavalli e 720 Nm della Aventador SVJ: qui l’aerodinamica attiva si chiama ALA 2.0 ed è in grado di ottenere deportanza elevata o, al contrario, bassa resistenza in base alle condizioni; flap attivi nella zona frontale e sul cofano motore indirizzano i flussi d’aria. Oltre allo sterzo dinamico, che si adatta a velocità e modalità di guida selezionate, la SVJ sfrutta le ruote posteriori sterzanti, che girano in senso opposto a quelle anteriori quando la velocità è bassa, nello stesso senso quando è alta, aiutando il pilota tra i muri di neve del ghiacciodromo di Livigno.

 

Su strada con la Urus

Dopo tanti, intensi turni di guida sulla pista ghiacciata c’è tempo per una escursione stradale: a Livigno, infatti, l’Accademia Lamborghini ha offerto per la prima volta ai partecipanti la possibilità di guidare la Urus, il super SUV che secondo Lamborghini non ha concorrenti. L’Anima (Adaptive Network Intelligent Management), cioè il selettore delle modalità di guida, offre sei opzioni, tre in più di quelle presenti sugli altri modelli: Sabbia, Terra e Neve, per affrontare qualsiasi tipo di superficie. Il motore è il V8 turbo da 650 cavalli e 850 Nm, unità che primeggia per potenza specifica (163 cv/litro). La trazione integrale con differenziale centrale Torsen in situazioni di scarsa aderenza ripartisce la trazione al 75% davanti, mentre in condizioni normali mantiene l’equilibrio tra i due assi.

Assetto sempre piatto

Il sistema anti-rollio attivo si sposa alle sospensioni ad aria, che cambiano l’altezza dell’auto, passando dai 158 mm in Sport-Corsa, ai 173 in Strada, fino ai 213 di Neve, Terra e Sabbia. Il comfort a bordo è eccezionale, come del resto le prestazioni, che qualificano la Urus come una vera supersportiva avvolta in una carrozzeria da SUV, piuttosto che come un SUV molto potente. Come ci ha raccontato Lorenzo Rinaldi, a capo dello staff di sviluppo della dinamica del veicolo, con Urus l’azienda italiana ha dovuto affrontare una sfida del tutto nuova.

Quale? Instillare in un SUV di dimensioni più che generose le caratteristiche che ogni cliente Lamborghini si aspetta di trovare in un’auto uscita dalle linee di montaggio di Sant’Agata Bolognese: prestazioni eccezionali e dinamica di guida indiscutibilmente sportiva, persino sulle dune tanto amate dai clienti arabi. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Rinaldi, Head of Vehicle Dynamics, a capo dello staff che decide quali saranno le sensazioni che i clienti proveranno alla guida di una Lamborghini.

Dopo una giornata di guida, su ghiaccio (www.ghiacciodromo.com) e su strada, il sole si è già nascosto dietro le montagne. Ma l’esperienza dell’Accademia Lamborghini riserva un’ultima, grande sorpresa: è il momento di percorrere un breve tratto al volante di un’auto incredibile, che tra il 1986 e il 1992 è stata prodotta in soli 300 pezzi, di cui 157 con alimentazione a iniezione elettronica: si chiama LM002 e monta il V12 di 5.200 cc da 400 cavalli della Countach. Il salto nel passato è sconvolgente: gomme tassellate ma non invernali, cambio dagli innesti contrastati, pedali di freno e frizione duri come il marmo concorrono a delineare un’esperienza di guida unica.

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