“Metti tanti fumatori in una stanza chiusa e chiedi ad un paio di smettere di fumare. Forse ci sarà un po’ meno fumo, ma finché non verrà aperta la finestra le cose cambieranno pochissimo”. È questo il giudizio che viene dato ai blocchi del traffico non da qualcuno che usa l’auto persino per andare a bere il caffè sotto casa, ma da Cinzia Perrino, direttore dell’Istituto sull’Inquinamento atmosferico del Cnr, il Consiglio Nazionale delle Ricerche.
LIMITAZIONI DEL TRAFFICO IN DIVERSE CITTÀ D’ITALIA
Sì perché se il caso di Roma, con la giunta di Virginia Raggi che ha bloccato tutti i diesel, anche gli Euro 6-d più puliti, è il più clamoroso, di decisioni simili è piena l’Italia. Torino, Milano, Monza, Cremona e tanti altri centri più o meno grandi hanno posto limitazioni alla circolazione di veicoli privati. Motivo: la concentrazione troppo elevata di polveri sottili nell’aria.
I BLOCCHI AIUTANO SOLO IN PICCOLA PARTE
Ma ha davvero senso un provvedimento di questo genere? Sentite ancora cosa dice Cinzia Perrino: “Come tutte le misure emergenziali, e questa lo è, lascia un po’ il tempo che trova. Sono 20-30 anni che ci rifugiamo in misure come queste e poco viene fatto per soluzioni che incidano in maniera sensata e a lungo termine. Blocchi come questo incidono per poco più del 12%. Una percentuale piccola, davvero marginale”.
“POCO UTILE MA FACILE DA ATTUARE”
Sempre nella stessa intervista rilasciata a Repubblica, Cinzia Perrino aggiunge che se le amministrazioni continuano da anni sulla strada delle limitazioni del traffico è perché questo è il fattore più controllabile. “Un blocco del traffico – questo il suo pensiero – è la cosa più semplice per tentare una azione immediata, anche se l’efficacia è minima. E’ molto più complesso invece pensare di programmare azioni a lunga durata. Poi ti trovi in situazioni come quest’anno che sono molto sfavorevoli: per 20 giorni e più si verifica alta pressione, assenza di venti significativi e di precipitazioni e così tutto si complica“.