Tempi biblici per raggiungere il posto di lavoro. Cantieri e traffico autostradale sono diventati una costante. Weekend di svago rovinati da tempi di percorrenza dilatati a dismisura: da Milano a Sestri Levante (o a Finale Ligure) ci si impiega lo stesso tempo necessario per raggiungere New York, in certi giorni. Lo stesso vale per chi percorre la Milano-Bologna e la tratta Ancona-Pescara. Alzi la mano chi non ha notato, negli ultimi due anni e mezzo abbondanti (dal crollo del ponte Morandi a Genova in poi), un netto peggioramento delle condizione di traffico delle autostrade italiane.
Cantieri a brevissima distanza uno dall’altro: cantieri che vengono aperti e di cui non si vede la fine dei lavori, con l’ovvia conseguenza di code interminabili. Ingorghi causati dai restringimenti in sé, com’è facile intuire, ma anche dal fatto che i continui rallentamenti, cambi di direzione e di corsia aumentano esponenzialmente il rischio di incidenti. Insomma: il classico circolo vizioso da cui la rete autostradale italiana sembra non possa più uscire.
Class action, come funziona
Se finora l’unica “arma” a disposizione era l’improperio, ora Altroconsumo ne offre una ben più affilata. Quale? Chiedere un risarcimento. Dopo aver fatto una segnalazione all’Antitrust, la quale ha recentemente inviato una sanzione ad Autostrade, porta avanti la causa aprendo appunto una class action. Obiettivo: chiedere giustizia e un risarcimento medio di 220€ (sotto il dettaglio del calcolo) per gli anni di inefficienza, per i mancati lavori obbligatori che hanno peggiorato il servizio drasticamente e per l’ingiustificato aumento dei pedaggi.
Per aderire, basta andare sulla pagina dedicata del sito di Altroconsumo e lasciare il proprio numero di telefono. Si verrà ricontattati (solo per la gestione di questa pratica, garantiscono da Altroconsumo) nel giro di poche ore per confermare l’adesione, a costo zero.
I disagi calcolati sulla base di dati Istat
Ciò che noi tutti, chi più chi meno, ha vissuto in prima persona, Altroconsumo lo ha trasformato in numeri e considerazioni, questi. “Fra il 2009 e il 2018 Autostrade ha volutamente evitato di effettuare lavori di manutenzione obbligatori nelle infrastrutture. Inoltre, ha cercato, negli ultimi 2 anni, di recuperare il tempo perduto causando numerose ulteriori problematiche (in particolare a livello di traffico, ndr) a tutti gli italiani alla guida”.
Ancora: “Secondo le rilevazioni effettuate da Altroconsumo, ad esempio, tra le tratte più colpite da questi disagi ci sono: la A12 La Spezia-Genova con 14 cantieri in cui viene eliminata almeno una corsia in circa 90 km. La A1 Milano-Bologna con 11 cantieri che eliminano una corsia per 190 km. La A24 Ancona-Pescara presenta 19 cantieri concentrati in 42 km (26% dell’intera tratta). In questi anni, inoltre, Autostrade ha aumentato con costanza i pedaggi, che sono cresciuti del 28% (dati ISTAT e ministero Infrastrutture e Trasporti)”.
Come si arriva alla cifra di 220 euro
Il calcolo del risarcimento nella misura di 220 euro è stato così calcolato: “Ogni famiglia spende all’anno 88 euro in pedaggi autostradali, circa. Questa cifra spesa è stata moltiplicata per 10 (gli anni di mala gestione della rete autostradale), ottenendo la cifra di 880 euro. Altroconsumo ha chiesto al Giudice di riconoscere, in via equitativa, il 25% di questo importo, a favore di qualsiasi automobilista che abbia subito disagi (traffico a rilento) in questi 10 anni. Da qui, il risarcimento medio di 220 euro”.