Stop ai diesel, tutti i diesel, anche gli Euro 6-d più puliti, per martedì 14 gennaio. L’ordinanza firmata dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, è perentoria. Motivo: la concentrazione troppo elevata di polveri sottili nell’aria. Ma ha davvero senso un provvedimento di questo genere? Se si parla dei diesel Euro 6-d temp (e a maggior ragione Euro 6d), no. Non ha alcun senso. A meno che si preferisca la suggestione alla scienza. https://www.youtube.com/watch?v=uCDcUnBAy2E
POLVERI SOTTILI 300 VOLTE SOTTO AI LIMITI
La scienza parla chiaro: se volete tutti i dettagli cliccate sul video qui sopra. Sappiate comunque che il dato più importante che emerge è che i livelli di particolato dei diesel Euro 6-d sono di trecento – sì trecento – volte inferiori ai limiti imposti dalla legge. Senza contare che quelle di NOx, cioè gli ossidi di azoto, sono di 4 volte inferiori e che per sua natura il motore a gasolio emette meno CO2 di un benzina. Detto questo, è altrettanto innegabile che l’inquinamento derivante dai veicoli, ma anche quello generato dalle caldaie spesso obsolete e dall’industria, provochi danni troppo grandi, inaccettabili anche se fossero decisamente più piccoli, alla salute delle persone.
FERMARE SOLO LE AUTO INQUINANTI
Il compito delle amministrazioni locali, però, dovrebbe essere anche quello di prendere decisioni sulla base di elementi scientifici e non della demagogia. Per tornare al blocco imposto a Roma, sarebbe bastato per esempio consentire la circolazione, almeno, ai diesel Euro 6-d temp ed Euro 6d. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che in questo modo si dà diritto alla mobilità privata solo a chi si può permettere un’auto nuova. Che si tratterebbe insomma di un provvedimento discriminatorio. Il che è anche comprensibile, ma il compito di chi governa è anche questo, a volte: scegliere il minore dei mali. Decidere di non scegliere crea disagi a tutti. Anche a chi, magari, si è sobbarcato dei sacrifici pur di poter circolare senza vincoli. Senza contare che provvedimenti di questo genere potrebbero frenare l’acquisto di veicoli nuovi e meno inquinanti, visto che tanto non c’è certezza di poter circolare.
IL LAVORO DA FARE È ANCORA TANTO, MA L’ARIA È GIÀ MIGLIORATA PARECCHIO
E se il concetto appena esposto vi sembra astratto, ecco qualche numero relativo alla Regione Lombardia. Un’area, come noto, tra le più sfavorevoli d’Europa per il ricambio e, quindi, per la qualità dell’aria, a causa del fatto che è circondata da montagne. I numeri li ha forniti l’ARPA, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente.Beh, come potete vedere dal grafico qui sopra, la concentrazione media annua PM10 è al di sotto del limite già dalla metà del 2012 e dal 2017 ha fatto segnare un ulteriore, deciso calo. Quanto alla concentrazione di PM2,5 (immagine qui sopra), ovvero le polveri ancora più sottili e persino più pericolose per la salute, la Lombardia è costantemente sotto al limite dalla seconda metà del 2016. Da segnalare, anche in questo caso, una drastica riduzione nel 2018 e 2019. Tutto ciò per dire che l’evoluzione tecnica e tecnologica dei motori più moderni, il passaggio da Euro 4 a 5 a 6 a 6d ha contribuito notevolmente al miglioramento dell’aria che respiriamo. Nonostante circolino ancora moltissime auto più vecchie di 5 anni.
LE CALDAIE INQUINANO MOLTO DI PIÙ DELLE AUTO
Per chiudere, ecco i dati ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, un ente che quindi i Comuni dovrebbero conoscere… Beh, nel 2005 le caldaie per il riscaldamento di case e uffici emettevano di 14mila tonnellate di Pm10. Nel 2015 si è arrivati oltre quota 21mila. Nel frattempo, l’industria è scesa da 12,7 a 5,5 migliaia di tonnellate di particolato, mentre il trasporto è passato da poco meno di 13 a poco meno di 7mila tonnellate. Questi dicono i numeri. Il resto è demagogia. Tutto questo discorso peraltro non tiene conto della CO2, tema che abbiamo affrontato in modo approfondito in questo articolo.