fbpx

Citroën Méhari, 50 anni spensierati per la “spiaggina” più amata di sempre

Una delle più famose spiaggine di tutti i tempi compie gli anni. Nata nel 1968, è stata uno dei simboli della rivoluzione studentesca. Ma si è anche distinta per praticità, affidabilità e robustezza. Oggi, rivive nella E-MEHARI

Il 1968 – anzi, il “sessantotto” – è stato rivoluzionario anche per le automobili. In quell’anno, infatti, nacquero alcuni dei mezzi che hanno segnato la storia delle quattro ruote. Fra questi, insospettabilmente, c’è da annoverare anche la Citroën Méhari. Spiaggina classica ma intelligente, ha conquistato subito i giovani. E tutti quelli che stavano scappando (dalla città, dalla noia, dalla routine, dai genitori…). Oggi, la Méhari antesignana delle migliori auto per l’estate, conosciute anche come “spiaggine” compie 50 anni e noi, per festeggiarla, ne ripercorriamo la genesi.L’ispirazione dalla Mini MokeEra il 1964 quando si affacciò sul mercato inglese la Mini Moke, versione commerciale di un veicolo leggero e aviotrasportabile, nato per regalare all’esercito di Sua Maestà un mezzo simile alla Jeep Willys. Visto il successo di vendite, la Casa del Double Chevron (su consiglio di Roland de la Poype, titolare di una società che si occupava di brevetti) decise pure lei di cimentarsi nella costruzione di una spiaggina. Utilizzando come base la Dyane, i tecnici francesi le costruirono attorno una carrozzeria in materiale plastico: in questo modo, la ruggine non aveva grandi speranze di fiorire. La chiamarono Citroën Méhari, dal nome del dromedario “da corsa” originario della regione africana del Mahra.Scoperta e sinceraAlla base del progetto Citroën Méhari c’erano doti come semplicità e affidabilità, com’era stato a suo tempo per la 2CV. La “vasca” in ABS, dotata di ampie nervature per migliorarne la robustezza, veniva imbullonata direttamente al pianale. Il tetto era una sorta di gazebo in tela poggiato sull’auto mentre, sui primi esemplari, le due porte laterali erano in tessuto. I sedili posteriori potevano essere eliminati facilmente, per far posto ad un vano bagagli capace di trasportare carichi fino a 400 kg. Paradossalmente, il carico utile era molto vicino al peso complessivo dell’auto, che sulla bilancia, a secco, faceva segnare 475 kg.Sotto sotto, c’è la 2CVLa meccanica della Citroën Mehari era quella della Dyane, che a sua volta s’ispirava smaccatamente a quella della 2CV. Ciò significa bicilindrico da 602 cc raffreddato ad aria e capace di 33 cv SAE, che riuscivano a spingere la spiaggina del Double Chevron a 95 km/h con tetto chiuso e 110 km/h in versione en plein air. Senza dimenticare sospensioni ad ampia escursione, buone anche per andare in fuoristrada. E infatti, nel maggio del 1979 ecco arrivare la Citroën Mehari 4×4, con trazione integrale inseribile e  tre marce ridotte, per superare pendenze fino al 60%.Arriva la E-MEHARIProdotta fino al 1987 in circa 145.000 pezzi, la Citroën Mehari ha dato origine ad una discendente simpatica e anche lei, per certi versi, rivoluzionaria. Si tratta della Citroën E-MEHARI, piccola scoperta elettrica che è stata ridisegnata, in occasione di questo importante compleanno, dall’artista Jean-Charles de Castelbajac. Perché 50 anni di libertà e fantasia non devono perdersi, per nulla al mondo. Cento di questi giorni, Méhari!

 

Articoli correlati
Prova BMW M5 G90 - Gioco di prestigio
Prova Mini Aceman - La giusta via di mezzo?
Prova Kia EV3 - Il SUV elettrico compatto che pensa in grande