A proprio agio ovunque. Anche su asfalto
È il momento di passare ai fatti: non avendo l’auto a disposizione per tantissimo tempo (purtroppo), mi è toccato scegliere un percorso offroad. E la scelta è ricaduta sul fango di un percorso da enduro. Sensazioni? Sul Defender si ha la sensazione che ruote e trasmissione si articolino come spalle, caviglie, ginocchia, gomiti, mani e piedi per far presa ovunque, per arrampicarsi dappertutto. Si ruota la manopola per la gestione elettronica dei differenziali e della ripartizione e vi posso garantire che l’unico limite è l’ingombro (e, se serve, ci sono anche le ridotte). Sì, a fermare questa macchina possono essere solo i suoi 5 metri e 2 centimetri di lunghezza e 2 metri e 1 di larghezza, senza trascurare il metro e 97 di altezza.
Incredibilmente comoda
E se quando il gioco si fa duro il nuovo Defender inizia a giocare, è lontano dalle difficoltà che stupisce, se non altro pensando al modello storico. Giri il volante e l’avantreno va verso il punto di corda. Non in modo fulmineo, ok, ma ci va senza indecisioni. Ti metti in corsia di sorpasso a 130 km/h – effettivi – e puoi parlare con chi viaggia con te con un filo di voce. Metti le ruote in una buca e le sospensioni smorzano in modo esemplare. Giri il volante a fino a fondo corsa e il diametro di sterzata non ti costringe a mille manovre. Ecco, così come in offroad, anche in città i 2 metri di larghezza (1,98 senza specchietti) si confermano l’ostacolo più grande.
Passi da gigante sono stati fatti anche per quello che riguarda la posizione di guida: ergonomica, ben studiata, non ti stanca nemmeno dopo molte ore al volante. Con tutto il rispetto per il vecchio Defender, ecco, vorrei conoscere chi sente la nostalgia di guidare contro il pannello porta e del pedale della frizione a 1 centimetro dal telaio.