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L’auto nel cinema: Alfa Romeo Spider “Duetto”

Dustin Hoffman e l’Alfa Romeo Spider erano e rimarranno per sempre nell’immaginario collettivo i simboli del film “Il Laureato”, uscito nella sale nel 1967, tanto apprezzato e famoso da meritarsi la conservazione a imperitura memoria nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti

“Prima, seconda, terza. Devo correre, correre sempre più forte o la perderò”. L’Alfa Romeo Spider rossa percorreva a briglia sciolta gli ultimi chilometri che la separavano dalla chiesa; la strada correva veloce sotto le ruote del “Duetto”. Benjamin la stava portando al massimo per raggiungere la sua Elaine prima che il destino si compisse.

La trama del film è semplice: il neolaureato Benjamin Braddock/Dustin Hoffman si innamora prima di una matura signora e poi della di lei figlia Elaine. Dopo varie traversie il film si conclude con Braddock che entra nella chiesa addobbata e strappa Elaine, già sull’altare, dalle braccia dello sposo, per poi scappare in autobus. Fra le scene più famose c'è il primo incontro in hotel fra il giovane laureato e la matura signora: lei si spoglia in modo lascivo e lo attende sul letto mentre Benjamin è nel mezzo fra un attacco d’ansia e l’imbarazzo totale. Imbarazzo che dura poco.

Come regalo di laurea Benjamin riceve una Alfa Romeo Spider, denominata in questa sua prima versione “Duetto”. Il nome ha origine da un concorso bandito dall'Alfa Romeo e vinto da Guidobaldo Trionfi, un signore bresciano appassionato d’auto. Purtroppo, a causa dell’omonimia con uno snack al cioccolato dell’epoca, dopo poco più di un anno Duetto venne ritirata come denominazione commerciale, anche se rimase per sempre nel mito. Proprio il Duetto rimarrà nella memoria soprattutto degli americani, che in quella corsa affannosa e spericolata videro tutto il coraggio e lo spirito statunitense nell’inseguire il proprio destino.

Il prototipo dell’Alfa Romeo Spider nasce su progetto Pininfarina e fa il suo esordio al Salone di Ginevra del 1961, per poi passare nel 1966 alla produzione di serie. Il primo Duetto è dotato del potente motore della Giulia Sprint GT, il bialbero Alfa 1.570, con due carburatori doppio corpo Weber e in grado di erogare 109 cv. La Spider era caratterizzata dalla forma ad osso di seppia, con frontale e coda raccordati da fiancate convesse. Oltre al motore anche il resto della meccanica e la trazione posteriore sono di derivazione Giulia. Ed è proprio questa prima versione a sbarcare negli USA, trasportata dal più grande transatlantico italiano dell’epoca, il Raffaello.

Negli anni successivi al 1600 vengono affiancate anche la versione da 1.750 e 114 cv e la versione da 1.290 con 89 cv, che diventa il modello d’ingresso della nascente famiglia Spider. La prima, grande, rivoluzione si ha nel 1969 con la nascita del modello “coda tronca”, presentata al Salone dell’auto di Torino. Questa seconda serie, in cui la denominazione Duetto rimane fra la gente ma non è più utilizzata da Alfa, ha la particolarità della coda tagliata di netto, frutto degli studi sui vortici d’aria del professor Kamm: secondo le sue teorie aerodinamiche la coda tronca genera una maggior spinta in avanti. Cambiano sia la lunghezza, che scende da 4,25 m a 4,12 metri, sia gli interni, con una nuova console centrale e inediti strumenti.

Nel 1971 entra in gamma anche la versione Spider Veloce 2.000 da 132 cv, che si affianca a 1.600 e 1.300, poi ridotte di potenza nel 1974 per l’incalzare della crisi petrolifera. Nel 1980 viene presentata la serie “America”, preparata per l’esportazione e dotata di un 2.000 a iniezione meccanica Spica. La serie America si caratterizza per i paraurti ad assorbimento, richiesti dalle norme di omologazione USA. Negli anni successivi vengono presentate altre due serie, la “Aerodinamica” nel 1986 e la “Ultima, nel 1990. Mentre la prima consisteva in una evoluzione della “coda tronca”, la seconda è una vera e propria rivoluzione.

Dai nuovi paraurti avvolgenti allo spoiler nero, il restyling della “coda tronca” ridona freschezza e adegua ai mutati gusti del pubblico il Duetto. Anche gli interni godono di alcuni ammodernamenti, fra cui la strumentazione a palpebra unica, che raccoglie gli strumenti secondari, in precedenza collocati sulla console centrale. La “Aerodinamica” viene offerta in due sole motorizzazioni, un 1.600 e un 2.000 entrambi a carburatori, con potenze da 104 ai 128 cv. Con questa versione fa il suo esordio anche la denominazione “Quadrifoglio Verde”, sempre 2.000 di cilindrata, caratterizzata da appendici più marcate e minigonne sotto porta. La “Quadrifoglio Verde” viene prodotta in una serie limitata di soli 2.692 esemplari e in due soli colori: Rosso Alfa e Grigio Metallizzato.

Il canto del cigno si ha nel 1990, quando viene presentata la “Ultima”, un vero e proprio ritorno alle origini: via tutte le appendici plastiche, linea più snella e paraurti in tinta, in ossequio alle mode dell'epoca. Fa la sua apparizione definitiva anche per l’Italia l’iniezione elettronica e viene per la prima volta proposto il variatore di fase. Il risultato è una potenza di 126 cv, nonostante le sempre più stringenti norme anti-inquinamento. Rimane disponibile anche il 1.600 di derivazione Alfa 75. Nonostante tutto la magia si stava ormai esaurendo, e queste due ultime serie del Duetto, nonostante i buoni numeri di vendita, con oltre 56.000 unità, avevano ormai perso il fascino unico delle loro progenitrici, che tanto avevano entusiasmato negli Anni Settanta.

 

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