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Prova BMW M2: in pista diamoci del tu

Un feeling immediato

La BMW mi concede la M2 soltanto per una manciata di giri. Per fortuna, però, conosco bene la pista e quando è il mio turno le gomme sono già calde, due buoni motivi per poter affrontare deciso già le curve dei Cimini. Così facendo, sono subito colpito dalla confidenza immediata che ispira la macchina. Dopo poche centinaia di metri mi sento come se la M2 fosse mia da sempre, cosa assai gradita per un’auto di questa potenza e di questa stazza. Già, perché al di là dell’aspetto atletico e muscoloso, l’ago della bilancia si ferma a quota 1.725 kg, non esattamente pochini. Bisogna però fare i complimenti agli ingegneri BMW, perché sono stati abili a far sembrare la massa inferiore, distribuendola 50:50 sui due assi e studiando con cura gli angoli di camber e campanatura, oltre alle geometrie dell’avantreno a doppio snodo e del retrotreno a cinque bracci.

Il pieno di tecnologia

Se si sente l’auto come la propria estensione il merito va però anche ai tanti dispositivi elettronici che ampliano il range di utilizzo senza filtrare troppo le sensazioni di guida. Una menzione d’onore va dunque alle sospensioni adattive M e allo sterzo M Servotronic a rapporto variabile. Vanno però ricordati anche il DSC – Dynamic Stability Control con M Dynamic Mode, il controllo della trazione regolabile su 10 livelli e l’M Drift Analyzer, che dà un voto agli eventuali controsterzi. Di loro parleremo magari in un’altra occasione, perché stavolta ho speso il mio poco tempo per saggiare le tangibili differenze tra i settaggi Comfort, Sport e Sport Plus. Soprattutto il secondo step ben evidente, con i microchip che si fanno più discreti e lasciano l’auto più libera di dare briglia sciolta ai cavalli.

Pregi (tanti) e difetti (pochi) della BMW M2

Che nel complesso la macchina mi sia piaciuta credo che si sia capito, ma ci sono un po’ di aspetti che richiedono un esame più articolato. Lo sterzo, per esempio, assicura un ottimo feedback e consente inserimenti in traiettoria chirurgici e veloci. Il feeling non viene meno anche quando si forza la staccata e ci si butta in curva ancora con il piede sul freno. Già, i freni: l’impianto Brembo ha come fiori all’occhiello pinze anteriori a sei pistoncini abbinate a dischi da 400 mm, che – oltre a fare una gran scena – hanno una potenza notevole. Il loro mordente, tra l’altro, resta elevato anche nell’uso intenso. Impossibile non sottolineare poi l’eccellente equilibrio complessivo. Pur senza avere una taratura estrema, la BMW M2 ha un limite di tenuta molto elevato e si lascia controllare bene con il gas, allargando e stringendo la linea a piacimento.

Mr Muscolo

Una standing ovation va infine al motore, che ha un’erogazione possente sin dai regimi medio bassi e con la sua elasticità consente di tenere a volte una marcia più lunga del dovuto, senza per questo rinunciare a una spinta decisa in uscita di curva. Casomai, a mancare è un po’ di smalto in allungo, ma insistere con le singole marce ha un senso relativo, vista la spinta che si ha passando al rapporto più lungo. Per la cronaca il limitatore interviene comunque a 7.200 giri. Per chiudere una tiratina d’orecchie alla centralina che inibisce in maniera sin troppo prudenziale quelle scalate che porterebbero il motore a salire un po’ di giri.

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