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Prova DFSK Glory 600 – La famiglia è servita

Il nuovo SUV cinese a sette posti occupa i piani alti di un listino che punta su prezzi allettanti e una garanzia di cinque anni.

Sedendosi al volante della DFSK Glory 600 la prima cosa che colpisce è come la plancia sia relativamente bassa rispetto alla seduta. Ok, questa non si avvicina molto al pavimento ma se su altre SUV si ha sensazione di trovarsi infossati in una trincea, qui si gode di una posizione abbastanza panoramica, almeno verso ciò che sta davanti al muso. Guardando alle spalle la situazione non è altrettanto rosea, ma si tratta ormai di una male ormai comune a innumerevoli modelli. I sedili anteriori appaiono ben profilati e lasciano ampia libertà di movimento. Ottima è la sistemazione anche nella fila centrale, mentre chi siede nell’ultima deve sperare nel buon cuore degli occupanti del divano, che devono sacrificarsi un po’ per lasciare più spazio alle gambe di chi è nelle retrovie.

DFSK Glory 600

Servono modi gentili

La DFSK Glory 600 si è concessa solo per una brevissima prova, utile comunque a ricavare qualche impressione di guida. La prima cosa che colpisce positivamente è l’efficacia del molleggio. Le sospensioni digeriscono infatti bene avvallamenti e buche, comprese quelle più secche. Il rovescio della medaglia è un certo rollio se ci si butta in curva alla garibaldina. Che l’indole del SUV cinese sia tranquilla lo dimostrano anche lo sterzo e la meccanica. Con la sua impostazione turistica, il primo non è né rapido né preciso nell’impartire i comandi alle ruote. Dal canto loro anche il motore e il cambio rispondono con una certa flemma agli interventi sull’acceleratore, mostrando di preferire più le buone maniere ai modi energici. La musica peraltro non cambia molto agendo sul selettore delle modalità di guida. Meglio insomma lasciar perdere le velleità sportive, accettando la Glory 600 per quello che è: una pratica family car che si sceglie più con la testa che con il cuore o il piede destro.

DFSK Glory 600

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