Sedersi al centro della vettura dà una piacevole sensazione di controllo, e anche di protezione dato che ci si trova a distanza dalle portiere. Infatti ai lati del posto guida c’è un discreto spazio, volendo utilizzabile per stivare borse o piccoli trolley. La poltroncina non è ampia, ma sufficientemente accogliente anche per i guidatori di corporatura robusta. Invece il secondo posto è scomodo da raggiungere e chi lo occupa viaggia con lo schienale anteriore fra le gambe: per i passeggeri adulti va considerato una soluzione di fortuna, ma sappiate che è perfetto per caricare zaini o borsoni, magari fissandoli con la cintura di sicurezza.
Guidare senza filtri
Essendo la Mobilize Duo dotata di chiave elettronica, per sbloccare le porte – leggere da accompagnare nei loro 140° di rotazione verso l’alto – basta schiacciare un pulsantino. Pochi e intuitivi i comandi: una volta abbassata la classica leva del freno a mano, basta premere il pulsante Start che rende la vettura pronta a partire e poi schiacciare su Drive per inserire la marcia in avanti. Prima impressione: complici le piccole gomme anteriori 125/80 (dietro sono 145/80, sempre su cerchi da 13”) lo sterzo non è pesante da azionare sebbene privo di servoassistenza, trasmette un buon feeling e riallinea con discreta naturalezza.
Comfort? Beh, insomma…
L’insonorizzazione è scarsa e il ronzio del motore elettrico si fa sentire, specie alle velocità superiori: a quest’ultimo proposito gli 80 km/h di punta sono verosimili, perciò sui percorsi extraurbani non si ha la brutta sensazione di essere d’intralcio. In ogni caso, una volta superati i 60 km/h la progressione si fa meno vivace. Al di sotto di questa soglia, invece, la Mobilize Duo accelera e riprende con brio, riuscendo a ben figurare quando al semaforo scatta il verde e a disimpegnarsi senza esitazioni nelle vie ad alto scorrimento.
Grazie pure alle sospensioni rigide, tenuta e stabilità mi sono parse più che adeguate alle prestazioni in gioco, tanto da far desiderare una poltrona dai fianchetti più pronunciati perché nelle curve affrontate allegramente il supporto laterale non è un granché. Certo è che con un assetto del genere – come su altre microcar – non c’è da aspettarsi coccole quando si passa veloci su buche e pavé.
Inversioni a U da record
Piuttosto potente la frenata, affidata a quattro dischi, ma anche qui niente servoassistenza (né ABS): provenendo da un’auto vera dovete tararvi per premere il pedale con forza, almeno quando dovete fermarvi in fretta, e sul bagnato essere magari pronti a correggere qualche serpeggiamento (la comunicativa dello sterzo aiuta). Come prevedibile, la maneggevolezza stupisce: i soli 3,4 metri di raggio di svolta consentono manovre impensabili, e i pannelli trasparenti inferiori delle porte sono preziosi per prendere le misure quando si pratica lo sport preferito di chi guida questo tipo di vetturette, ossia il parcheggio acrobatico.
Mobilize Duo 80 Evo: ecco la reale autonomia
Fra le peculiarità della Mobilize Duo 80 Evo c’è anche la rigenerazione di energia: il sistema non interviene in frenata, ma solo quando si solleva l’acceleratore, cosa che comunque quando ci si trova nel traffico urbano accade di continuo. Resta il fatto che poiché le prestazioni sono modeste – ed è il caso di qualsiasi microcar – si tende a sfruttarle a fondo anche quando si guida in città. Perciò a fine test mi sarei aspettato consumi più alti. Invece, sommando la distanza percorsa e quella che avrei potuto ancora coprire usando la carica residua della batteria, ho ottenuto un risultato di 130 km: un valore non troppo lontano dai 160 km di autonomia massima dichiarata in base allo standard WMTC, ossia quello che applicabile ai quadricicli.