Il pilota al centro di tutto
Sedersi al volante della nuova Volkswagen ID.3 strappa un sorriso compiaciuto. Dopo gli interventi della Casa arredi e rivestimenti danno subito l’idea di trovarsi in un ambiente più curato che in passato e anche lo schermo più grande, orientato verso il pilota, si fa apprezzare. Qualche piccolo neo tuttavia si nota ancora. Per regolare la climatizzazione, per esempio, occorre per forza distrarsi un po’ e passare dallo schermo centrale. Anche il comando degli alzacristalli elettrici non brilla per funzionalità, con due tastini a comandare quattro vetri e in commutatore a sfioramento con la scritta Rear a stabilire se si debbano muovere quelli davanti o quelli dietro. Il cambio non cercatelo sul mobiletto centrale: è un satellite sulla destra della strumentazione, dietro la parte alta del volante. Lo si vede bene qui sotto.
E luce fu
Altro punto a favore della ID.3 è la spaziosità, messa in risalto dal pavimento piatto e dall’ampiezza delle superfici vetrate. In questo senso è positivo il fatto che il montate anteriore sia sdoppiato, anche se poi, alla fine dei conti, in suo notevole spessore crea comunque qualche fastidio quando ci si mette in movimento. Considerate anche le dimensioni ridotte del lunotto, è insomma un piacere poter contare sui sensori e sulla retrocamera quando c’è da fare manovra in spazi angusti. Siamo però chiari: la ID.3 è comunque più semplice da gestire di una Golf, complice pure il diametro di sterzata ridotto.
Viaggi senza stress
Silenziosa e tutto sommato ben ammortizzata – il giudizio è relativo al fatto che stiamo sempre parlando di un’elettrica da almeno 1,8 tonnellate equipaggiata con cerchi optional da 20 pollici- la Volkswagen ID.3 restyling si rivela un’auto gradevole, su cui si viaggia volentieri. Qualche piccolo scuotimento non manca, ma la situazione è nel complesso positiva. A sorprendere in questo senso è quanto accade in autostrada, dove non si avvertono fruscii aerodinamici e la macchina fende bene l’aria. In ogni caso, anche davanti alle ruote oversize, non si deve pensare alla ID.3 come a una vettura dall’indole sportiva. Che la vocazione sia turistica lo dimostra bene lo sterzo, che punta più sulla leggerezza che sul feeling. Il limite di tenuta è elevato fin tanto che si pennellano le traiettorie, ma quando l’aderenza inizia a venire meno la guida si fa meno coinvolgente. L’elettronica comincia infatti a entrare in causa e l’auto non risponde in modo così rapido da invogliare a giocare con le correzioni.
Tutto quel che serve
In mezzo a tante elettriche che snocciolano numeri tanto impressionanti quanto spesso fine a loro stessi, la ID.3 ha il merito di mettere in campo un powertrain calibrato a misura di utente. 204 CV e 310 Nm di coppia sono più che sufficienti per muoversi in maniera brillante in ogni situazioni, così come per togliersi anche qualche prurito al piede destro. Basta stuzzicare l’acceleratore per fiondarsi fuori dalle curve in modo rapido e per sbrigare in un attimo le pratiche di sorpasso. Il tutto, tra l’altro con una notevole efficienza e proiezioni di autonomia che non si allontanano troppo dai valori dichiarati.
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