Mettendosi al volante della Porsche Macan elettrica la prima cosa che colpisce è come ci si possa sedere anche in basso, ben più di quanto concesso a suo tempo dalla progenitrice con bielle e pistoni. Il posto di guida può così accontentare tutti, sia chi ama piazzare le terga rasoterra, sia chi preferisce dominare tutto dall’alto, come il giudice di sedia nel tennis. Ottima è pure la sistemazione dei passeggeri posteriori, che hanno spazio a volontà in tutte le direzioni. Tutti I componenti sembrano confezionati come si deve, con materiali di buona qualità e assemblaggi precisi. Apprezzabile è pure il fatto che per la climatizzazione i tecnici abbiano deciso di non rinunciare a comandi fisici, che permettono di regolare la temperatura e i flussi d’aria senza tante distrazioni.
Girotondo
A costo di risultare monotono anche nel caso della Macan elettrica mi lamento un po’ della visibilità posteriore. Certo, ci sono sensori e telecamere a dare una mano in parcheggio ma mi avrebbe fatto piacere avere una visuale migliore anche di tre quarti. A proposito di manovre, devo dire che l’eventuale presenza delle quattro ruote sterzanti semplifica molto la vita, riducendo il diametro di sterzata. I benefici si fanno però sentire anche nella guida. Con le ruote posteriori che girano in senso opposto a quelle anteriori a bassa andatura fino a 5 gradi, questa Porsche gira svelta come un furetto nelle curve strette. Quando poi la velocità sale, il retrotreno va nella stessa direzione delle ruote davanti, a vantaggio stavolta del rigore direzionale e della stabilità. Complice il baricentro basso, la Macan elettrica maschera insomma alla grande una massa che arriva a superare le 2,4 tonnellate, sei quintali mal contati di batterie. I 1.900 euro necessari per le quattro ruote sterzanti sono insomma spesi benissimo. Lascerei invece perdere l’head up display, che a me dà sinceramente più noia che benefici.
L’imbarazzo della scelta
Continuando a dare consigli per gli acquisti, sono seriamente in imbarazzo a dover dire se sia meglio puntare sulla Macan 4 o sulla Turbo. Certo, quest’ultima va come una schioppettata e ha nella dotazione standard, come dicevo, le sospensioni PASM, che suggerirei comunque di mettere anche sulla 4. Inoltre ha anche i fari a LED Matrix, un impianto frenante maggiorato e allo stereo Bose. Trentamila euro abbondanti non sono però bruscolini e la “semplice” 4 è comunque una signora macchina, con prestazioni di tutto rispetto e una piacevolezza non comune. Più che stare a spaccare il capello in quattro analizzando differenze minime tra le due versioni – e in parte colmabili con optional mirati – preferisco concentrarmi su questo aspetto e parlare del modello in generale, senza nemmeno tornare per l’ennesima volta sui peccati originali delle auto elettriche e sui loro limiti fisiologici, economici o funzionali che siano.
Standing ovation
Ebbene, focalizzandomi solo sulla guida, non posso che togliermi il cappello davanti al lavoro fatto dagli ingegneri Porsche. Per farla breve, la Macan elettrica va maledettamente bene. Quando si va a passeggio è comoda e silenziosa, mentre quando si affonda il piede sull’acceleratore esprime grandissima forza. Il bello viene però quando si cerca di guidare in modo pulito, facendo la macchina scorrere tra le curve. Qui emerge una grande disinvoltura, con lo sterzo che consente di pennellare le curve con movimenti misurati delle mani. A differenza di quanto accede in altri casi, la Casa ha poi preferito puntare più sulla scorrevolezza che sull’intensità della frenata rigenerativa. Il risultato è che ci si trova spesso a veleggiare in rilascio – proprio come piace a me – con la Macan che fa tanta strada senza sforzo apparente. Da ultimo, due parole sui consumi. I valori medi dichiarati per la 4 e la Turbo sono rispettivamente di 17,6 e 20,7 kWh/100 km. Sono dati come sempre ottimistici ma nemmeno così lontani dalla realtà se si guida in maniera accorta.