fbpx

Volvo StorAge: batterie strutturali per il futuro

Gli accumulatori? Secondo Volvo diventeranno parte integrante della carrozzeria consentendo di risparmiare spazio e peso. Le ricariche si velocizzeranno e l’autonomia sarà più estesa. Potrebbe essere una rivoluzione tecnica epocale

Non solo si è svegliata: ora è addirittura spumeggiante! Dopo il lancio di V40 nel 2012 e la presentazione al recente Salone di Francoforte di Concept Coupé, ibrida plug-in a 4WD forte dell’abbinamento di un motore elettrico a un’unità termica da 2,0 litri a iniezione diretta di benzina sovralimentata mediante turbocompressore e compressore volumetrico, Volvo ora innova nel settore delle batterie.

Innova, o forse sarebbe più corretto dire rivoluziona, confermando un impegno sempre crescente nell’affinamento della propulsione a zero emissioni. Rivitalizzata dall’iniezione di capitali ad opera della cinese Geely, la Casa svedese inaugura l’era degli accumulatori integrati nella carrozzeria. Le batterie diventano elementi strutturali della vettura grazie all’interazione di fibra di carbonio, celle nanostrutturate e supercondensatori; consentendo un immagazzinamento dell’energia più “snello” rispetto al passato, così da sottrarre meno spazio possibile all’interno dell’auto.

Un risultato frutto di un lavoro di ricerca durato oltre tre anni e mezzo e culminato nella realizzazione di speciali pannelli dedicati a una versione sperimentale dell’ammiraglia S80. Il segreto risiede nell’abbinamento di fibre di carbonio e resina polimerica – così da creare un nanomateriale – con supercondensatori strutturali. Le fibre composite rinforzate “schiacciano” l’inedita batteria come fosse un sandwich per poi venire modellate lungo la carrozzeria, più precisamente lungo i pannelli delle portiere, il portellone e l’alloggiamento della ruota di scorta. Nel dettaglio, il laminato di compositi viene dapprima stratificato e sagomato, quindi passato in forno affinché si solidifichi. I supercondensatori vengono successivamente integrati nello strato esterno del componente. Il materiale ottenuto può essere utilizzato sostituendo componenti esistenti del veicolo per accumulare e caricare energia.

La ricarica dell’inedito “sandwich”, più rapida ed efficace rispetto alle tradizionali batterie agli ioni di litio, avviene utilizzando i sistemi di recupero dell’energia nelle fasi di rilascio oppure collegandosi alla rete elettrica. È quindi compatibile con la propulsione elettrica, ibrida e ibrida plug-in. L’energia viene successivamente trasferita al motore della vettura, analogamente a un comune accumulatore. Se la sperimentazione andrà a buon fine, l’era della mobilità a zero emissioni non sarà più futuro remoto. Bensì il domani.

 

Articoli correlati
Prova BMW M5 G90 - Gioco di prestigio
Prova Mini Aceman - La giusta via di mezzo?
Prova Kia EV3 - Il SUV elettrico compatto che pensa in grande