Partecipare alla prima vera gara gravel in sella alla bici più originale in circolazione, il tutto in una giornata dai colori del temporale e del sole, sulle colline che circondano Alba e Barbaresco. Una combinazione irripetibile che non mi sarei mai perdonato di ignorare.Cominciamo dalla scenografia. Quella della Gravel Road Challenge e dei suoi 70 km disegnati fra i vigneti, i boschi e gli argini del fiume intorno a Treiso, Cuneo. A fronte di un 60% su asfalti poco trafficati (ad eccezione di una inevitabile toccata e fuga sulla Provinciale), circa 25 km erano ricavati off-road, per lo più carrozzabili con qualche tratto di sentiero sconnesso. La formula era quella dell’Enduro o del Rally, con prove speciali raccordate da trasferimenti. Le prime servivano per stilare la classifica finale, saggiamente affidata a Strava piuttosto che al classico chip con contorno di cronometristi, mentre i secondi avrebbero dovuto consentire di concentrarsi sulle bellezze naturali e di fraternizzare. Il condizionale è d’obbligo perché la maggior parte dei concorrenti frullavano non poco anche in questa situazione, sia per il piacere della prestazione, sia per arrivare prima degli altri ai ristori… Comunque formula di gara azzeccata, con distanza e dislivello alla portata di tutti, più o meno allenati; delle 4 PS la prima era piuttosto tosta sia per la vicinanza alla partenza, sia per il fondo reso molto pesante dalla pioggia del giorno prima. Sorpresa (o scherzetto) di giornata è stata la cronoscalata fuoriclassifica, 2 km infernali con punte del 20% con cui Franco Monchiero, deus ex machina della GRC, ha pensato di aprire lo stomaco dei quasi cento partenti prima dell’ultimo ristoro a base di Barbaresco e focacce, propedeutico alla salita conclusiva di 3 km che riportava a Treiso.Forse anche perché graziati dal temporale, paventato e sempre incombente ma mai arrivato, la prima edizione della GRC ci ha lasciato un buon gusto sul palato, che non è solo quello dell’ottimo vino della zona e dei prodotti locali ma di uno spirito competitivo ma solo per chi lo cerca, di un tracciato piacevole ma capace di soddisfare la voglia di mettersi alla prova, di un’organizzazione senza sbavature (anche se le tracce del percorso sono state rese note solo il giorno precedente), di un ambiente che merita di mettere in preventivo una trasferta da weekend. Sull’onda dell’entusiasmo Franco ha promesso che non solo il prossimo anno la Gravel Road Challenge si ripeterà, ma si moltiplicherà in un mini circuito di 4/5 prove. Attendiamo news…Ed ecco la protagonista, Cannondale Slate. Secondo colui che l’ha progettata, David Devine, è una bicicletta da strada con cui divertirsi anche quando l’asfalto finisce, caratterizzata da soluzioni mountain interpretate in chiave roadie. La più evidente è la forcella ammortizzata. Si tratta di una Lefty ridimensionata a 30 mm di escursione (il suo nome è Oliver), con lockout. Le ruote sono il secondo elemento di evidente derivazione Mtb: la loro misura è 650b e sono equipaggiate con gommone slick da 42 mm, le TRS realizzate ad-hoc da Panaracer. Preferite alle classiche ruote strada o CX, che di solito equipaggiano le bici gravel, hanno lo stesso diametro di un cerchio da 700 montato con copertoni da 23c e quindi non vanno a inficiare la geometria, che è molto simile a quella delle stradali corsaiole SuperSix Evo. Contrariamente a quanto accade in genere con questa tipologia di biciclette, che sono meno aggressive e più alte rispetto ai modelli corsa, la Slate ha la stessa lunghezza di foderi (405 mm) e un interasse maggiore di soli 16 mm in virtù di un angolo sterzo più aperto di 1,5°.Il telaio è in alluminio 6069, costruito con tecnologia SmartFormed, con il carro molto lavorato in termini di sezioni e forme; il suo disegno, che ha l’evocativo nome di Save Plus Micro Suspension, richiama quello delle Evo e Synapse e ha lo scopo di filtrare le vibrazioni provenienti dal terreno. La Slate è disponibile in tre allestimenti (Shimano 105 o Ultegra e Sram Force CX1), che condividono telaio, forcella, ruote, gomme e pedivella HollowGram Si. La differenza la fanno il resto della componentistica, il colore e il prezzo, che cresce a passi di 500 euro: 2.999 euro, 3.499 euro e 3.999 euro.Quella che abbiamo pedalato sui 70 km della Gravel Road Challenge era la versione più accessibile, montata Shimano 105, con corone 52/36 e cassetta 11-28. L’impressione che si ha dopo le prime pedalate è di trovarsi in sella a una bici da corsa. Come impostazione e feeling, intendo, perché i gommoni da 42 si fanno notare sia come sottofondo sia come scorrevolezza e i 9,7 kg si percepiscono. Non dà minimamente fastidio la Lefty Oliver, che ci si può anche dimenticare di bloccare sia per via del Sag, quasi nullo, sia per la neutralità rispetto all’azione del pilota. Non fraintendete: la reattività, lo scatto e il rilancio di una bici da strada di buon livello non sono ciò che promette, ma quello a cui si rinuncia sotto questo aspetto è ampiamente ripagato, prima ancora di lasciare l’asfalto, in discesa. Qui la Slate è una vera goduria: veloce, precisa e con una tenuta di strada incredibile, complici la forcella e il grip offerto dalle morbide Slate TRS by Panaracer.A proposito delle gomme: in off-road riescono, insieme ai 30 mm di escursione della Lefty, a digerire asperità, sassi e radici ma, in quanto a trazione, danno davvero poche soddisfazioni, soprattutto quando si sale e il fondo è umido e inconsistente, come lo era nella prima PS della GRC. Per cercare di aumentare la trazione bisogna diminuire la pressione e guidare stando il più possibile seduti. Anche in curva le sensazioni non sono il massimo, soprattutto quando ci arrivi con l’intenzione di percorrerla con una discreta velocità… La Slate scappa da sotto e occorre essere un po’ scaltri e prenderci la mano per farla rendere al massimo. Anche fuoristrada, una volta che si punta verso il basso, comincia il vero divertimento. Oltre alla già appurata capacità di assorbire le sconnessioni, aiutano le dimensioni del manubrio, che danno confidenza soprattuto a chi ha già esperienza di guida in mountain bike. Rispetto alla configurazione con lo Sram Force CX1, con una combinazione corona/cassetta 44/10-42, le due Shimano offrono una scelta di rapporti forse un po’ più duri per gli strappi off-road ma con meno salti per la guida su strada, cosa che rende più agevole trovare la giusta cadenza di pedalata.Alla fine – dopo 3 ore di sella e 70 km di Gravel Road Challenge, qualche calice di Barbaresco e una doppia porzione di ravioli – ci siamo fatti una chiara idea di cosa sia la Slate e, soprattutto, a chi sia destinata. Senza dubbio una bici da corsa, capace di buone prestazioni su strada e in grado di concatenare senza problemi tratti asfaltati con divagazioni, anche lunghe, fuoristrada; è una bicicletta che trascende le categorizzazioni e si pone come ottima interprete per coloro che cercano un mezzo con cui tradurre la loro idea di ciclismo a tutto tondo, fatto di sfida e anche di scoperta.