«Ero andato là per cercare di rendermi utile, e ora della fine hanno dato molto più loro a me che viceversa». Così, con un post social a fine giornata, sparato nell’etere tra sorpresa, gratitudine ed entusiasmo, avevo condensato l’esperienza forte e bella vissuta all’autodromo di Cervesina (Pavia) a supporto del gruppo Diversamente Disabili. Loro sono avantissimo già solo per il nome del sodalizio, se ci pensate: racchiude la consapevolezza di una condizione, insieme alla sua accettazione, ma in un’ottica che non prevede la rassegnazione. A cosa? A rinunciare a vivere. A vivere come si deve. O dovrebbe. Ovvero, senza farsi mancare niente di ciò che si desidera. E qui, quella voglia si chiama solo con un nome: moto.
Arrivo al mattino presto ed è già pronto quasi tutto, con il paddock allestito per prove ed esercizi pratici di approccio e gestione della moto alle basse velocità, dove è più difficile. L’organizzazione – gestita da Emanuele Malagoli insieme con la pilota Chiara Valentini, con un gruppo di abilissimi riders coach a loro volta disabili come supporto – ha creato una struttura con a disposizione un parco moto eterogeneo equipaggiato in modo differente a seconda del tipo e livello di disabilità. Durante la giornata sono previste sessioni teoriche di guida con duplice finalità: passare consigli utili a 360 gradi e anche tecniche evolute di guida sportiva, intesa proprio come performance anche con finalità sportiva.
Ingresso in pista
Tutti scalpitano per accedere al circuito, ma al mattino è doveroso e utile prima imparare a conoscere queste moto e creare i necessari automatismi, conducendole con comandi diversi e adattati in base al tipo e livello di necessità. Sarebbero i momenti più difficili e frustranti… se i piloti fossero normodotati. Ma i Di.Di. sono speciali soprattutto nella testa, perché situazioni ed evidenti difficoltà che metterebbero a dura prova un supereroe con tutti i poteri dei Fantastici Quattro insieme… a loro non fanno un baffo. Non si demoralizzano o innervosiscono se faticano a prendere confidenza, se cadono davanti a tutti. Ma va’, si rialzano e con il sorriso riprovano. Vi garantisco che, immedesimandomi in una di quelle situazioni, io avrei mollato il colpo molto, molto prima. Ma loro sono più forti, è evidente, e inutile cercare di non notarlo. Per non parlare della difficoltà nel tentare di guidare le loro moto: impresa epica se non impossibile, per quanto mi riguarda.
Già la vestizione per poter accedere alla pista (tuta in pelle, paraschiena, guanti, stivali, casco) richiede sforzi inimmaginabili: solo chi ha provato a indossarli può comprendere cosa può significare farlo senza un arto, soprattutto se a mancare è uno dei due superiori. Un inferno, in tutti i sensi. Anche perché ci sono minimo 35 gradi. E loro? Niente, sempre con il sorriso dell’entusiasmo e della fame di velocità e di sensazioni. Voglia di accelerare, sentire la spinta, curvare… staccare, impennare. Roba che senza questa associazione, probabilmente, la maggior parte dei partecipanti non avrebbe mai più avuto la possibilità di riprovare. Vi rendete conto dell’importanza e il valore di queste iniziative? Solo vivendole da dentro si possono percepire. Tra l’altro, chi di voi guida la moto in modo sportivo provi a immaginare di farlo usando i comandi, ma rimanendo praticamente passivi con il resto del corpo: difficilissimo, se non impossibile. Per noi. Ma loro hanno una marcia in più anche su questo.
Occhi che brillano
Da tarda mattinata fino a tutto il pomeriggio parte l’ambito spettacolo fra i cordoli, in cui, per altro, è più facile e divertente guidare rispetto al paddock. Ciò che ho avuto l’opportunità di vedere e vivere là dentro fatico a descriverlo a parole. Non mi toglierò di certo dalla memoria lo sguardo dei piloti colto attraverso alcune visiere chiare durante le sessioni. E per gli altri, gli occhi una volta alzata la visiera scura all’arrivo nella corsia box: occhi che parlano ancora prima che la bocca riesca a esprimersi. La gioia di aver potuto riassaporare proprio quella cosa lì, che per un evento tragico o una maledetta sfortuna si era pensato di dovervi rinunciare a vita. In sostanza: loro sono più belli e forti di noi: tutte le cose positive che succedono le sentono amplificate e sanno godersele maggiormente. Invece da quelle negative vengono a malapena sfiorati. Così, succede che stando un giorno con loro, circostanze apparentemente insormontabili o insopportabili risulteranno quasi banali.
Devo dire di aver ricevuto tanti grazie per il mio piccolo contributo, ma in tutta sincerità penso di aver fatto ben poco in proporzione e, quindi, di doverne fare uno enorme io a tutti loro di ringraziamento. Anche perché, sulla via del ritorno, ero talmente sereno e arricchito che neppure la estenuante codaccia di traffico della tangenziale est di Milano all’orario di punta mi è venuto da maledire…
Di.Di. Diversamente Disabili
La Onlus Di.Di. Diversamente Disabili nasce nel 2013 per avvicinare al mondo delle due ruote i disabili e rimetterli in moto. Il presidente è Emiliano Malagoli: a quarant’anni perde la gamba destra in un incidente stradale in moto, ma in tempi record trova la forza di tornare in pista e condividere la sua passione con altri disabili. A una gara di endurance conosce Chiara Valentini, campionessa europea di motociclismo velocità. Dal loro incontro, esperienza e determinazione, nasce Di.Di. che oggi conta 200 soci, 45 piloti e 12mila fans.
Obiettivo: mettere/rimettere in moto i disabili, realmente e metaforicamente. La moto e lo sport come elemento di socialità, di recupero, di attività, coraggio e vita.
Le attività sono varie: una Scuola Guida dedicata ai diversamente abili che vogliono avvicinarsi o ritornare sulle due ruote; un Team di piloti speciali, pronto a schierarsi nelle competizioni motoristiche nazionali e internazionali.
SEZIONE RACING
Il Team Di.Di. Diversamente Disabili nasce per offrire l’opportunità a tutti i motociclisti disabili che lo desiderano di misurarsi anche agonisticamente. Correre in un unico Team vuole dire condividere un’esperienza unica, oltre ad avere la possibilità di confrontarsi con problematiche simili e crescere insieme. Sono entrati a far parte della squadra una cinquantina di piloti.
PATENTE? SÌ, GRAZIE!
Per Di.Di è importante restituire l’indipendenza a chi ha una difficoltà motoria. Il progetto patente A Speciale (AS), unico in Italia, nasce per favorire il reintegro del disabile nella società, consentendo di conseguire la patente per le due ruote. Con le moto multiadattate e omologate è stato possibile permettere già a oltre 45 ragazzi di conseguire la patente AS. I corsi si svolgono a Roma, e sono sia collettivi sia individuali.
MOTO PER TUTTI
La Scuola Guida Di.Di. organizza corsi di guida specifici per chi ha una disabilità. Unica struttura con moto adattate per ogni tipologia di disabilità (arti superiori, arti inferiori, paraplegia) a disposizione degli allievi. Per loro anche la possibilità di noleggiare l’abbigliamento tecnico completo. Tra gli istruttori figurano i migliori piloti del Team Di.Di., perché solo chi ha la stessa problematica fisica può insegnare come guidare al meglio una moto. I corsi si svolgono al Circuito Tazio Nuvolari (PV) in esclusiva nelle giornate Di.Di.
SOCIALMENTE UTILI
Spesso le lezioni più importanti nella vita sono quelle che si vivono in prima persona. Per questo i Di.Di. hanno avviato una serie di incontri con gli studenti delle scuole medie e superiori con lo scopo di sensibilizzare fin da giovani i ragazzi sui pericoli della strada e i modi per poterli evitare. Educazione stradale, ma non solo. Questi riders sono portatori sani di energia e positività: la dimostrazione che nella vita non bisogna mai arrendersi, qualunque cosa succeda.