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BMW HP4 Race: anima racing per pochi

Che la concept su base HP4 mostrata dal BMW all’EICMA non sarebbe rimasta un semplice prototipo era un segreto di Pulcinella. E così, a qualche mese di distanza, ecco la Casa di Monaco mantenere la promessa idealmente fatta allora e svelare la sua nuova arma totale. La MOAS (Mother Of All Superbike) secondo BMW si chiama HP4 Race. La moto è pensata esclusivamente per un utilizzo pistaiolo, sarà realizzata in tiratura limitata di 750 pezzi e avrà un prezzo di 80.000 euro tondi tondi. A giustificare una cifra così alta c’è un pacchetto tecnico da leccarsi i baffi, tanto a livello ciclistico, quanto a livello di elettronica, oltre che dal punto di vista meccanico.

Neanche a dirlo, il protagonista assoluto della scena è il telaio monoscocca in carbonio e in BMW gonfiano il petto orgogliosi, affermando che è la prima struttura di questo tipo a essere prodotta in piccola serie. Sfogliando i libri di storia, tuttavia, si trova qualcosa di simile sulla Bimota DB8 Oronero, che però aveva un’ampia piastra in alluminio a supporto della parte in carbonio, mentre in casa Ducati la 1299 Superleggera ha sia la il telaio anteriore sia il forcellone interamente realizzati in carbonio, anche se non possiamo affermare che abbia un telaio di tipo tradizionale. Primati a parte, resta un dato oggettivo incontrovertibile: il peso è incredibilmente ridotto: solo 7,8 kg. Restando in zona bilancia lascia di stucco anche il peso complessivo della BMW HP4 Race. Complici le ruote e la carena, a loro volta in carbonio, l’ago si ferma a quota 171 kg con il pieno di benzina, meno di quanto facciano registrare le Superbike ufficiali e neanche tanto lontano da una MotoGP.

Proprio da queste due categorie arriva molta della componentistica utilizzata dalla HP4 Race, a partire dalle sospensioni Öhlins. La forcella è una sofisticata FGR300, mentre il mono è il TTX 36 GP, lavorato da un forcellone in lega leggera identico a quelli utilizzati dalle BMW che corrono nel Mondiale SBK. Racing è anche l’impianto frenante, con all’anteriore pinze Brembo monoblocco in alluminio GP4 PR dotate di pistoncini in titanio che lavorano dischi in acciaio Racing T-Type da 320 mm di diametro e 6,75 di spessore.

Il motore ha a sua volta una configurazione racing a metà strada tra i set up codificato 6.2 e 7.2 dei campionati Endurance e Superbike. La potenza massima dichiarata è di 215 cv a 13.900 giri con un picco di coppia di 120 Nm a 10.000 giri, mentre il limitatore è tarato sui 14.500 giri, 300 in più rispetto alla moto di serie. A fargli da spalla c’è un cambio a sei marce con spaziatura ravvicinata, mentre per quanto riguarda la trasmissione finale, la moto viene consegnata con un set di pignoni e corone per adeguare i rapporti alle diverse piste. Per gestire al meglio tutta l’esuberanza del motore, la moto è dotata di un’elettronica di ultima generazione. Il pilota può infatti regolare per esempio su quindici livelli in base alla marcia selezionata il Dynamic Traction Control e il freno motore EBR. Sempre in base al rapporto può settare il Wheelie Control, con la possibilità di avere a disposizione anche il Pit Lane Limiter e il Launch Control. Le ultime chicche? Il dashboard 2D (bellissimo, esageratamente racing, lo avevamo già visto sulla HP2 Sport), il Data Recording 2D e il relativo logger.

 

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