In Kawasaki anni fa hanno avuto la vista lunga. Hanno capito che proporre qualcosa in più rispetto agli altri era una mossa vincente e quando hanno lanciato la loro naked quattro cilindri non si sono limitati a seguire il gregge delle 600 ma sono andati oltre con la Z750. In quell’anno le “maggiorate” di Kawasaki (c’era anche la Ninja 636) hanno fatto sfracelli sul mercato e la Z in particolare è rimasta aggiornamento dopo aggiornamento la Kawasaki più apprezzata sul nostro mercato, ma anche su quello europeo. Ora che i 750 cc non bastano più ad Akashi hanno rimesso mano alla loro best seller e lo hanno fatto in modo piuttosto pesante. La Kawasaki Z800 e l’ultima erede di una stirpe di naked arriva giusto nell’anno in cui la serie Z compie 40 anni, inoltre il 2013 è l’anno di rientro sul mercato della Ninja 636. Segnali beneaugurali? Speriamo di sì.
Un design che più aggressivo non si può, tutto spigoli e sfaccetature, accoglie l’occhio di chi guarda per la prima volta la Kawasaki Z800 disegnata partendo da un foglio bianco (così recita la cartella stampa Kawasaki) ma con un occhio alla Z1000. La moto è più bassa davanti e slanciata dietro e ha anche una nuova posizione di guida data da una triangolazione sella-pedane-manubrio completamente differente dalla 750. Può piacere o non piacere, ma di sicuro la Kawasaki Z800 non è una moto confondibile con nessun’altra anche se in certi tagli si riconosce qualche citazione al Kiska Style.
Design a parte, dove la Z ha ricevuto gli aggiornamenti maggiori è nel motore. Il 4 cilindri in linea di Akashi cresce di cilindrata fino agli 806 cc grazie all’aumento dell’alesaggio da 68,4 a 71 mm (la corsa resta ferma a 50,9), con pistoni che, grazie al mantello ribassato sono più leggeri del 10% rispetto ai precedenti. Di pari passo cresce il diametro dei corpi farfallati (da 32 a 34 mm) cambiano i condotti di aspirazione e i collettori di scarico (più lunghi). Tutto per una potenza di 113 cv a 10.200 giri e con un picco di coppia di 83 Nm a 8.000 giri. Più cavalli e coppia, quindi, ottenuti a regimi più bassi il che fa già capire in che direzione si siano mossi gli ingegneri di Akashi. Inoltre a dare maggior spunto alla moto provvede anche la rapportatura finale accorciata (corona da 43 a 45 denti). Anche con la Z800 kawasaki dunque segue la strada intrapresa con la Z1000 un bene per la “zetina” visto che la 750 ha sempre avuto nei rapporti troppo lunghi uno dei suoi punti deboli.
Le modifiche alla ciclistica sono forse meno evidenti ma comunque importanti. Il telaio deriva da quello della settemmezzo ma con differenti rigidità, il forcellone si allunga (da 560 a 572 mm) la forcella Kayaba è regolabile nel precarico e nell’estensione così come il monoammortizzatore e ci sono dischi di maggior diametro (da 300 a 310) stretti da pinze radiali a quattro pistoncini. Svanisce quindi l’esigenza di una versione R perché la Z800 ha già tutto. Immancabile ormai, anche se a richiesta il sistema ABS.