Su strada. La rabbia e l’orgoglio
Che impressione! Abituati alle sportive super compatte di oggi, salire su una Magni è come fare un doppio carpiato all’indietro nel passato e ci si ritrova belli distesi sulla moto, su una sella a 800 mm da terra, con le ginocchia che avvolgono un serbatoio stretto con una attraente snellezza generale delle forme. Anche il manubrio, le leve, i comandi, tutto sa di ieri ed è davvero forte come sensazione.
Poi, quando ci si accuccia ancora da fermi sotto il vetro tondo del cupolino sembra davvero di andare a ritroso nel tempo, ma con posizione più raccolta. L’avviamento fa vibrare le ossa, ma è il sound a provocarle, non la meccanica, perché il tre cilindri gira come un violino tecnologico. Lo scarico racing è un buca-timpani a dir poco impetuoso, mentre lo scoppiettio a ogni rilascio o scalata trasmette momenti di vera estasi sonora, Poi, l’aspirazione “aperta” con quei tre tromboncini piazzati li sotto al naso, non è da meno. Infatti, passiamo i primi chilometri, ma in realtà anche i secondi e i terzi, continuando a sgasare, perlopiù inutilmente, perché questo è un sound che crea dipendenza.
Come si guida la Magni Italia? Una via di mezzo tra quelle di oggi, e quelle dell’epoca, alla quale si ispira. In realtà è leggera, e ha misure molto agili (interasse 1.430 mm, avancorsa 85 mm, inclinazione forcella 25°) tuttavia la Italia si conduce un po’ più vecchia maniera, ma non troppo; insomma, non fa le curve a guardarle, come ad esempio una F3, giusto per rimanere in ambito MV, ma non è molto lontano: ha un suo rigore e fa riassaporare un gusto, un modo vecchia scuola che solo se si possiede una moto d’epoca lo si può ritrovare oggi.
Sul motore c’è poco da scoprire, perché l’irascibile tricilindrico 800 della Brutale lo conosciamo bene. Ma sulla Magni è tutto amplificato perché non te lo aspetti sotto una simile veste. Cioè, è come vedere una nonnetta che scatta e corre a piedi come sua nipote. Anche i freni sono un compromesso fra quelli di una volta (che in confronto a oggi non frenavano) e i mega galattici attuali. Quindi, se si vogliono prendere alte velocità (e la Magni le raggiunge in un attimo, chiedendoglielo) bisogna riparametrarsi con modalità e spazi di frenata, ma fondamentalmente si ottiene la prestazione adeguata solo facendo maggior pressione sulla leva rispetto a come si è abituati. Avendo fatto un giro di prova più emozionale che un vero test collaudo, non siamo stati a preoccuparci di valutare o regolare le sospensioni, che nel nostro caso sono risultate un po’ rigide, ma possiamo immaginare che con una bella personalizzazione dell’assetto si possa raggiungere un ottimo feeling per una guida stradale anche sportiva, rimanendo nell’ambito affine a un prodotto come questo, che non nasce certo per sfidare le supersport 2021.
Sul motore c’è poco da scoprire, perché l’irascibile tricilindrico 800 della Brutale lo conosciamo bene. Ma sulla Magni è tutto amplificato perché non te lo aspetti sotto una simile veste. Cioè, è come vedere una nonnetta che scatta e corre a piedi come sua nipote
La guida sul misto permette, una volta abituati alla postura, di tenere un bel passo e di curvare anche forte, con angoli di piega inaspettati, grazie anche a gomme assolutamente generose e a un’altezza pedane di 380 mm. La nota rabbia brutale della… Brutale qui è enfatizzata dalla voce tonante e dall’incremento di potenza dovuto all’assenza di airbox e di catalizzatore. Dopo qualche chilometro, però, se non si è allenati con i manubri bassi ci si affatica un po’ i polsi, mentre alle alte velocità, arretrando lungo la sella e abbassandosi bene, si riesce a ottenere una bella protezione dal vetrone tondo della carena. Insomma, su questa moto ci si sente un po’ Ago, un po’ Phil (Read) e un po’ Mike the Bike (Hailwood)… il tornare sulle moderne ci fa ritrovare alcune cose ma al tempo stesso ci fa sentire la mancanza di altre.
Info tecnico-commerciali
La moto che abbiamo provato è per il momento un prototipo, un esemplare unico, con targhetta numerata 01/01. Verrà quindi costruita a richiesta su ordinazione, con possibilità di crearla anche partendo dalla base di una moto donatrice del motore fornita dal cliente, oppure se la si vuole come il prototipo da noi provato, il prezzo indicativo parte dai 33.000,00 euro + IVA e c’è in corso il processo di omologazione.
Tutti a Volandia
Le immagini statiche di questa prova sono state scattate al VOLANDIA – Parco e Museo del Volo. Adiacente all’aeroporto Malpensa, è immerso nella storia dell’aviazione e delle aziende che hanno reso possibile il sogno di volare. Se non lo conoscete vi consigliamo vivamente di andare a visitarlo con tutta la famiglia: il museo è diviso in sette aree: le forme del volo, l’ala fissa, l’ala rotante, il padiglione spazio, i droni, gli aeromodelli e l’area bimbi. Racconta l’epopea aeronautica in tutte le sue forme, dai voli pionieristici dei primi del Novecento all’avveniristico convertiplano, dalle mongolfiere alla conquista dello spazio lungo un percorso espositivo di oltre due chilometri. Volandia è parco e museo con numerosi spazi – all’aperto e al coperto – dedicati ai più piccoli e a tutti i bambini che sono in noi: simulatori di volo, planetario, modellini, sezione Ogliari, biblioteca, filmati, bar, ristorante e un fornitissimo Volandia Store.
Ph. Alberto Cervetti
Contatti:
+39 0331234544
[email protected]
www.magni.it