LIVE Seduti a un tavolo del nostro solito bar, in un’anonima serata infrasettimanale, io e qualche amico confabuliamo come sovversivi in piena attività. Stiamo organizzando l’addio al celibato a un amico, ma non sappiamo che fare: tra proposte bizzarre che prevedono pellegrinaggi in Paesi europei a stento conosciuti, alla fine siamo tutti d’accordo: gireremo la Corsica in moto. È quello che in fin dei conti amiamo fare e che, lo sappiamo senza bisogno di dircelo, è il collante più forte della nostra amicizia.Per di più la Corsica offre un mix di paesaggi incantati che ogni motociclista dovrebbe vedere almeno una volta nella vita. Per non parlare delle strade: chilometri e chilometri di asfalto abrasivo (meglio partire con pneumatici nuovi…), arrotolati su montagne ripide e scogliere a strapiombo. C’è da ubriacarsi a suon di curve a piccolo, medio e ampio raggio, un cocktail magico che noi abbiamo divorato di gusto.ItinerarioSbarcati a Bastia, abbiamo percorso tutto il rinomato “dito”, seguendo la D80, pranzo veloce a Saint-Florent e poi via, a tutta sulla D81, che inizialmente costeggia il mare per poi inerpicarsi sulle cime delle montagne occidentali fino a Porto Ota. Il tratto di strada più divertente è senza dubbio quello che porta al Col de Palmarella. Secondo giorno: si torna indietro attraversando l’entroterra e poi su fino alla spiaggia della Saleccia, passando per Corte grazie alla D84. Terzo giorno, trasferimento a Porto Vecchio passando per le spettacolari rocce rosse delle Calanques de Piana e facendo tappa alla splendida Bonifacio, città medievale arroccata su una scogliera. Quarto e ultimo giorno: si torna a Bastia per il traghetto di ritorno, avendo l’accortezza di passare da Zonza e dalla tortuosa D368 che costeggia il lago dell’Ospedale. Qui sotto la mappa dell’itinerario, quasi 1.000 km di sole curve.Sull’itinerario siamo d’accordo, ma che moto chiedo per affrontare un simile toboga? I miei compagni di merende, futuro sposo compreso, hanno tutti moto sportive, dotate di ciclistiche affilate e motori prepotenti. Scorro il listino delle ultime novità e tra le tante, ce n’è una che, fin dalla sua presentazione, ha stimolato i miei istinti più selvaggi. È la KTM 790 Duke, detta lo “Scalpello” dai suoi creatori austriaci.Non è forse la moto più indicata per un lungo viaggio, di quelli che prevedono anche tratte autostradali, ma in questo caso, a parte il noioso tratto Milano-Serravalle, persino l’autostrada ha le curve! Inoltre la KTM 790 Duke si rivela una moto indovinata e con una carta d’identità che stuzzica l’appetito. È un progetto “razionale”, per quanto possano essere razionali gli arancioni di Mattighofen, che piuttosto di lanciarsi in esagerazioni prevede molto equilibrio: due cilindri in linea, 799 cc e 105 cv a 9.000 giri, racchiusi in un compattissimo traliccio in acciaio (1.475 mm l’interasse, 24° l’inclinazione del cannotto). Il peso è ai limiti dell’anoressia, 169 kg a secco, l’elettronica è evoluta: quattro riding mode (Sport, Street, Rain e Track) regolano la risposta del motore, l’intervento del controllo di trazione e dell’ABS (Cornering) e l’anti-impennata gestiti anche dalla piattaforma inerziale (primizia per il segmento). Di serie c’è il Quickshifter+, che funziona sia a salire sia a scendere di rapporto. Tutto a meno di 10 mila euro.Foto di Alessandro Della Torre RIDE È da circa un mese che fremo per questo momento. Sono le 17 di un normale mercoledì di aprile. Mi trovo alla stazione di servizio di Assago, tangenziale ovest di Milano, in attesa degli amici con cui partirò alla volta di Genova, dove un traghetto ci trasporterà magicamente sull’isola che non c’è. Non sono mai stato in Corsica, tanto meno con una moto così in forma come la KTM 790 Duke. Quanto in forma? Bastano un rettilineo e un paio di rotonde per capirlo. Smilza, leggera, potente ma non esasperata, la 790 Duke è la dimostrazione vivente di come poco più di 100 cv e un peso inferiore ai 200 kg siano la formula perfetta per togliersi qualunque prurito e divertirsi su strada. Avrei visto con favore la possibilità di montare un paio di borse (magari qualcosa tipo i beauty case che montava la 990 SMT…) , giusto per stivare il necessario. Invece mi tocca legare lo zaino con il ragno elastico, che tuttavia rischia di sciogliersi a causa dei roventi fumi di scarico…Autostrada, Serravalle, porto di Genova: in poco tempo le nostre moto sono stivate nella pancia della nave. Mentre sto legando la mia KTM 790 Duke, noto un paio di motociclisti che la fissano incuriositi e commentano sottovoce. Non resistono.“Ma è la 790?”. “Eh sì”, “Però…è davvero minuscola! Sembra una cilindrata più piccola”.Queste in generale le considerazioni di tutti, dovute soprattutto al suo girovita da modella in-forma-da-sfilata.Mattino presto, il traghetto attracca finalmente al porto di Bastia. Un momento magico, carico di aspettative e di speranze, come tutte le volte che si scende da una nave e si mette piede in un “nuovo mondo”. Colazione al volo e via, siamo carichi per affrontare i 200 e più chilometri di curve che ci attendono. Prima di partire osservo attentamente la mia KTM 790 Duke: profuma di divertimento già da ferma, ma a onor del vero qualche plastica è un po’ economica e mancano le maniglie per il passeggero. Recupera con la strumentazione TFT a colori, chiara e luminosa anche sotto il sole, e con il sound di scarico, un battito profondo e irregolare.Cominciano le curve e nonostante la stanchezza che ho addosso (di dormire sul traghetto non se ne parlava: troppo alto il livello di eccitazione), come un bambino che varca i cancelli di Disneyland Paris non so da cosa farmi conquistare, se dal panorama mozzafiato che il sole ci svela o dall’entusiasmo per la guida che mi attende. Decido di concentrarmi sulla moto, che pare ansiosa di sgranchire i suoi pistoni. Come ogni KTM che si rispetti, la 790 Duke adora essere guidata senza remore, anche se le andature compassate non le sono indigeste: nel poco traffico che incontriamo il cambio si dimostra docile, il motore scende a regimi bassissimi senza strappare, la ciclistica non è rigida e la posizione è comoda per braccia e gambe.Gli amici davanti a me passano dalla mappatura “Scampagnata” a quella “Race” e decido di adeguarmi. La piccola Kappa non vedeva l’ora. Il motore ha un’erogazione esemplare, piena e corposa in qualunque marcia. È capace di vigorose riprese a bassi regimi come di allungare e scaricare cavalli fino al limite della zona rossa. Lo fa senza “murare”, lasciando al pilota la scelta di guidare sfruttando la coppia oppure spigolare e spremere il contagiri. Tutto è accompagnato da un cambio elettronico estremamente preciso, che talvolta accompagna la cambiata con un sonoro scoppiettio. Che gusto!Ad accompagnare il motore vigoroso c’è una ciclistica svelta e sincera. Il segreto della KTM 790 Duke è la leggerezza: impiega un amen a chiudere le traiettorie, fiondandosi come un fulmine al punto di corda, e trasmette sempre molta fiducia al pilota. Peccato per le sospensioni non regolabili: quando l’asfalto è corrugato lavorano con efficacia, ma nella guida arrembante su asfalto liscio si vorrebbe più sostegno. Quando si guida in modo realmente sportivo, il monoammortizzatore, che è infulcrato senza leveraggi al forcellone, fatica a tenere a bada l’esuberanza del motore, chiedendo così al pilota un minimo di riguardo con l’acceleratore. La frenata è eccellente: potente e molto modulabile, non va in crisi anche dopo parecchie staccate decise. I pneumatici Maxxis di serie non fanno rimpiangere coperture più blasonate, offrendo anzi grip e feeling al pilota.Dopo quattro giorni di staccate, pieghe e accelerate sono ubriaco di moto. Ho ingurgitato chilometri di asfalto perfetto, paesaggi fiabeschi e pieghe a non finire. Se siete motociclisti, non fate il mio errore: non aspettate oltre e andateci subito!La KTM 790 Duke dal canto suo grazie alla sua ergonomia indovinata è stata una compagna giocosa e mai stancante: il manubrio è alto a sufficienza, le pedane ben centrate, il busto non caricato. Le manca giusto un po’ di “sostegno” nella guida più arrembante, quando si vorrebbe entrare in curva con i freni in mano e strappare la manopola del gas in uscita. Ma è storia nota che per i più esigenti, dopo la moto “normale”, KTM ha sempre realizzato la versione R, più specialistica e raffinata. Chissà…Foto di Alessandro Della Torre