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Abbiamo provato Ride Vision, sistema anticollisione per moto

Le ricerche più recenti mostrano che l’installazione di un sistema di prevenzione degli incidenti, nelle automobili, riduce del 27% le probabilità di una collisione frontale. Questo dato ha spinto Ride Vision a sviluppare il primo sistema anticollisione aftermarket e noi lo abbiamo provato.

Se fossimo a bordo di un’auto saremmo in territorio ADAS. Nello specifico, parleremmo di Blind Spot Assist e Forward Collision Warning, termini che possono essere tradotti con “Assistenza all’angolo cieco” e “Allarme per gli urti frontali e posteriori“. Siamo però in sella a una moto, dunque ciò che per l’auto è quasi uno standard (anche sulle utilitarie), per le due ruote rappresenta solo un inizio.

Di serie su pochi modelli

BMW è stata la prima Casa moto a dotare un suo mezzo con un sistema di assistenza alla guida. Era il 2015 e si trattava dei due scooter C 650 Sport e GT, equipaggiati con il Blind Spot Detection System, mutuato dalle auto del marchio bavarese. A oggi si sono aggiunte Ducati e KTM, con Kawasaki che, da buona giapponese, è pronta ma attende che tutto funzioni alla perfezione, prima di mettersi in vetrina. Alla Ducati Multistrada V4 va la palma di moto più tecnologica, sotto questo punto di vista, dato che si avvale molte delle tecnologie che la tedesca Bosch ha pensato per il futuro prossimo: Adaptive Cruise Control, Forward Collision Warning, Blind Spot Detection e schermo MySpin.

Una soluzione per tutti

C’è comunque la possibilità, per chi fosse particolarmente sensibile al discorso della sicurezza attiva, di dotare la propria moto di un dispositivo aftermarket in  grado di gestire i due sistemi che abbiamo introdotto nelle prime righe: Blind Spot Assist e Forward Collision Warning.
A renderlo possibile è l’israeliana Ride Vision (nel cui board siedono bei nomi dell’automotive mondiale), che ha sviluppato un sistema compatibile con qualsiasi marca e modello di scooter e moto, che  rileva e notifica ai motociclisti i pericoli di collisione in tempo reale.
Ride Vision funziona grazie al coordinamento tra due piccole telecamere grandangolari, un algoritmo di visione predittiva brevettato, un compatto processore all’interno dell’unità (ECU) e due avvisi LED montati sugli specchietti (le cui funzioni sono completamente personalizzabili tramite l’app Ride Vision).
Usando i filmati delle telecamere grandangolari a 360° di Ride Vision, l’algoritmo di visione predittiva analizza i dati visivi all’interno dell’ECU del sistema per identificare solo le minacce critiche per il motociclista. Questo sistema di avvisi selettivo elimina la necessità di hardware.

Come funziona

Lo abbiamo provato (montato su una Benelli TRK 502) per le vie di Milano e in tangenziale, con un traffico moderato. Prima di tutto, vi diciamo che il sistema può essere settato tramite l’app dedicata in modo da impostare la distanza cui fa riferimento per l’avviso di rischio di collisione frontale/posteriore. Opzione molto importante per massimizzare l’efficacia del sistema, in relazione anche allo stile di guida di ciascuno.
Personalmente ho trovato molto utile la funzione Blind Spot Assist, che segnala le tipiche situazioni più rischiose della guida in moto, come le auto che sopraggiungono mentre siamo in sorpasso o stiamo cambiando fila. Lo fa attraverso i LED applicati sopra gli specchietti laterali, come accade sulle auto. Mi ha meno impressionato invece l’altra funzionalità, quella relativa ai rischi di collisione anteriore e posteriore. Credo che il motivo principale sia che guidando una moto si è meno distratti e mediamente più attenti che al volante di un’auto. Più raro dunque non accorgersi che davanti frenano. Comunque meglio averlo anziché no… Trattandosi di un sistema aftermarket, bisogna poi fare i conti con la mancanza di integrazione di telecamere e segnalatori LED, che inevitabilmente inficiano l’estetica della moto. Però fa parte del prezzo dalla sicurezza. A proposito di prezzo, grazie alla collaborazione con Sara Assicurazioni è previsto uno sconto del 20% sulla RC moto.

 

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