RIDE
Misto stretto o misto largo?
La prova della Zero DSRX si è svolta in Sicilia, più precisamente sulle strade che portano dai piedi alla (quasi) cima dell’Etna, lungo circa 70 km di strada, la maggior parte dei quali su asfalto, senza però dimenticare alcune tratti sterrati. Devo ammettere che prima di partire ero abbastanza scettico. La posizione della batteria, come da prassi sulle elettriche, è abbastanza avanzata e questo in molti casi comporta un avantreno molto pesante e di conseguenza lento nei cambi di direzione. Le preoccupazioni in merito all’handling della DRSX le ho abbandonate alla prima curva. La adventure californiana è leggera, rapida il giusto e omogenea (merito della ruota anteriore da 19″) nello scendere in piega, a dispetto dell’importante sezione frontale, che a prima vista potrebbe intimorire.
La forcella ha una taratura molto morbida, che si traduce in trasferimenti di carico abbastanza marcati, soprattutto nelle frenate più aggressive. Il monoammortizzatore invece è l’esatto opposto, rigido e con pochissimo sag statico. Con una premessa del genere è lecito aspettarsi una moto dall’assetto tutt’altro che neutro; tuttavia, quando iniziano le curve, la Zero DSRX sfoggia un bilanciamento degno di nota e una facilità di guida davvero insospettabile. Parte del merito va attribuito alle Pirelli Scorpion Trail 2, che si confermano al top del segmento, e ai freni che sono potenti il giusto, con una modulabilità dei comandi davvero considerevole, a patto di abituarsi a un pedale leggermente alto come posizione.
Altro? La posizione di guida non è per niente male, le pedane sono al posto giusto e non intralciano le gambe quando si mettono i piedi a terra, anche se il manubrio è abbastanza lontano e potrebbe rappresentare un limite per chi ha le braccia più corte; la protezione aerodinamica è buona e regolare il cupolino è semplice, anche se i pomelli per compiere l’operazione sono molto distanti dal busto.
Chiudo il paragrafo relativo alla guida su strada con l’elettronica. Tra le mappature la Sport è adatta a chi non ama particolarmente la frenata rigenerativa, la Canyon a chi preferisce una rigenerazione più presente. Grazie all’ottima gestione del comando del gas il fatto di avere potenza piena non deve spaventare. Un controllo di trazione leggermente più permissivo in mappa Sport avrebbe completato un pacchetto elettronico decisamente valido.
Adventure per davvero
Premessa: l’off-road che ha caratterizzato la nostra prova è stato affrontato con le Pirelli Scorpion Trail 2, che per quanto ottime non sono propriamente gomme da fuoristrada. Detto questo, però, la Zero DSRX si è dimostrata in grado di divincolarsi tra gli alberi e la nera sabbia vulcanica dell’Etna senza particolari problemi. Il mostruoso valore di coppia non deve intimorire: una volta che si mette il controllo di trazione in off-road, si riesce a salire dappertutto, senza preoccuparsi troppo delle perdite di aderenza. La taratura della forcella appare ancora più morbida in fuoristrada. Una caratteristica che aiuta quando si viaggia a un ritmo molto blando, ma che potrebbe portare i rider più brillanti a desiderare un po’ di sostegno in più, soprattutto sul veloce.
A conti fatti la Zero DSRX si propone come un’ottima adventure, semplice e sincera anche quando l’asfalto finisce. Il merito è anche della larghezza contenuta nella zona delle gambe, che permette di stringere bene la moto per “giocare” in mezzo ai sentieri. Cambierei la posizione dei tubi del telaietto posteriore, che vanno a toccare la parte alta dei polpacci, causando qualche fastidio.