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Prova Triumph Tiger Sport 660: economica solo nel prezzo

Per fare il suo ingresso nel segmento delle sport touring di media cilindrata Triumph ha deciso di dar vita alla Tiger Sport 660, che mette nel mirino Yamaha Tracer 7, Kawasaki Versys 650 e perché no, anche la Suzuki V-Strom 650

RIDE

Vivacità frazionata in tre cilindri

Passiamo alla parte interessante, come va la nuova Triumph Tiger Sport 660? Inizierei dal motore che, come nel caso della Trident 660, si è dimostrato un concentrato di fluidità e corposità a (quasi) tutti i regimi. In quel di Hinckley hanno deciso di lasciare invariata anche la rapportatura del cambio. Una scelta che penalizza leggermente la guida in autostrada in quanto a 130 km/h si viaggia intorno ai 6.200/6.300 giri. Un regime che, anche a causa delle vibrazioni presenti sul manubrio, non definirei propriamente rilassato. Il vantaggio di avere una rapportatura così corta è quello di avere il motore “sempre in tiro” e di avere sempre il gas pronto a portarvi fuori dalle curve. Dai 3.000 giri ai 10.500 circa ci si ritrova in una finestra nella quale si ha sempre a disposizione gran parte dei 64 Nm di coppia massima. Alla fine si ha quasi l’impressione che il tre cilindri da 660 cc della Tiger Sport 660 abbia a disposizione più potenza degli 81 CV dichiarati dalla Casa.

Triumph Tiger Sport 660

“Alla fine si ha quasi l’impressione che il tre cilindri da 660 cc della Tiger Sport 660 abbia a disposizione più potenza degli 81 CV dichiarati dalla Casa”

Parliamo anche del cambio: avere dei rapporti così corti obbliga, almeno nella guida più sportiva, a giocare molto con le marce. La moto che abbiamo provato era sprovvista del quickshifter. Ciò mi ha dato modo di riscoprire l’uso della frizione, sempre meno in voga sulle moto di ultima generazione… Scherzi a parte, segnalo che gli innesti delle marce sono un po’ secchi e che il comando è leggermente duro. Una caratteristica che non mi dispiace più di tanto perché ti fa sentire subito quando entra la marcia. Il comando della frizione è invece l’esatto opposto di quello del cambio: morbidissimo e fluidissimo. Un vantaggio non indifferente nelle partenze, ma soprattutto nella guida più intensa dove non vengono affaticati troppo mano e braccio. Chiudo con un breve commento sul controllo di trazione che nonostante la guida decisamente sportiva ha messo in mostra un buon funzionamento. Gli interventi non sono mai invasivi, nonostante siano piuttosto frequenti. Si inizia ad avvertire qualche taglio un po’ più presente quando si raggiungono angoli di piega abbastanza impegnativi e quando si spalanca il gas su dei percorsi sconnessi.

Leggi anche: Triumph Trident 660, la prova dei 1000 km

Ciclistica

La mattina siamo partiti con il precarico del monoammortizzatore completamente chiuso, come consigliato dai ragazzi di Triumph, e mi sono trovato davanti a una moto molto rapida nei cambi di direzione, ma altrettanto nervosa in fase di frenata, dove tendeva a scomporsi molto. Dopo aver aperto di un paio di click l’idraulica la situazione è migliorata nettamente. Più in generale devo riconoscere che questa Triumph Tiger Sport 660 si guida davvero molto bene. Se non si è alla ricerca della prestazione assoluta è anche molto semplice da guidare e poco affaticante.

Triumph Tiger Sport 660

Quando invece si forza il ritmo bisogna impegnare leggermente più il fisico. L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di non aggredire troppo i freni in quanto la moto ha sempre la tendenza a scomporsi leggermente nelle staccate più violente. Menzione anche per le gomme di primo equipaggiamento Michelin Road 5 che pur essendo pensate per un utilizzo prettamente turistico non disdegnano la guida spigliata. Va detto però che la carcassa molto morbida causa qualche movimento di troppo in fase di percorrenza e il feeling sulla ruota anteriore non è dei migliori. Una caratteristica che invece ho apprezzato molto è il fatto che nella zona centrale della moto non sono presenti punti di contatto fastidiosi. Inoltre, nonostante la moto sia abbastanza stretta tra le gambe, si ha sempre un buon appiglio anche durante la guida più sportiva.

Comfort e passeggero 

Il comfort a bordo è buono, soprattutto se consideriamo che l’anima di questa Triumph Tiger Sport 660 è più sportiva che turistica. In effetti le dimensioni contenute e il cupolino rastremato non rappresentano delle scelte votate interamente al comfort. Alla luce di questo va riconosciuto che a bordo non si sta affatto male: la posizione di guida è eretta e rilassata, pedane e sella non vibrano affatto, mentre sul manubrio, come ho specificato prima, qualche vibrazione di troppo intorno ai 130 km/h c’è. Passando alla protezione aerodinamica devo segnalare che a causa del plexiglas molto stretto e della carena essenziale braccia e spalle rimangono un po’ scoperte. Il casco invece è ben protetto soprattutto quando il cupolino è in posizione rialzata. Una situazione nella quale peraltro non si verifica il classico ritorno d’aria che spinge in avanti la testa. Mi è piaciuta anche la seduta che si è dimostrata comoda e poco affaticante nonostante l’imbottitura sostenuta.

Dettaglio sella passeggero Triumph Tiger Sport 660

Prima di tirare le conclusioni faccio un rapido commento sullo spazio riservato al passeggero. Per una moto di queste dimensioni bisogna riconoscere che le attenzioni che gli uomini di Triumph hanno riservato al passeggero sono state parecchie. Le maniglie offrono una buona presa e si trovano al posto giusto. Stesso discorso per le pedane che permettono di tenere le gambe abbastanza distese. Mi sarebbe piaciuta una porzione di sella leggermente più abbondante in lunghezza: soprattutto quando il top case è montato, si è costretti in una posizione abbastanza eretta. Tengo a specificare che sto riportando quelle che sono le mie sensazioni da passeggero, oltretutto a moto ferma. Non escludo che, sedendosi dietro una persona più bassa, lo spazio a disposizione possa risultare più abbondante.

Conclusioni 

La nuova Triumph Tiger Sport 660 parte da un prezzo di 8.995 euro, circa 400 euro in più della regina del mercato Yamaha Tracer 7. Una cifra che comprende vari “vantaggi” a livello di dotazione rispetto alla sport touring di Iwata. Per fare alcuni esempi non possiamo che citare il comando del gas ride by wire, le mappe motore, il traction control. Senza dimenticarci di citare gli attacchi per le valigie laterali integrati nel codino.

Triumph Tiger Sport 660

Tutte caratteristiche che, almeno in parte, confermano quanto detto all’inizio della prova: le premesse per fare bene sul mercato non mancano. Mi sarebbe piaciuto poter avere a disposizione il cruise control, che purtroppo non è previsto nemmeno come optional. A conti fatti però il giudizio che mi sento di dare a che questa Tigerina è estremamente positivo. A Hinckley hanno dato vita a una moto adatta a tutti, capace di far sentire a proprio agio chi è alle prime armi, ma comunque in grado di appagare chi è più esperto grazie a un motore dal carattere decisamente allegro e a una ciclistica ben riuscita.

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