“E’ da quando ho 14 anni che sogno di visitare l’Isola! Certo, vivo in una famiglia dove le auto da Formula 1 e Kart si respirano a pieni polmoni, ma è altrettanto vero che le moto però le ho sempre avute lì davanti agli occhi come il poster di Marco Lucchinelli fotografato in una piega pazzesca”.
Mi rendo conto che può suonare strano, ma è da quando capisco di motori che sento forte il richiamo a quel luogo mistico e negli ultimi cinque anni, complice un calendario fitto di gare e test, ho sempre dovuto rinunciare. Almeno fino a quest’estate.
Un 2012 da tatuarsi sulla pelle… Finalmente, perché dopo un difficile viaggio – vi garantisco che organizzare la trasferta britannica e far coincidere perfettamente orari di traghetti e voli non è affatto facile – sono finalmente riuscito a metter piede nella terra del TT. Onestamente il massimo sarebbe stato arrivarci in moto, ma il destino ha giocato d’anticipo ammutolendo in modo definitivo la mia Café Racer. Perché proprio il TT, visto l’alone di cupa leggenda che lo caratterizza? Perché penso che un appassionato di motori, al pari di certi viaggi, non possa restare indifferente al fascino di questa gara. Vivendo le competizioni da anni sono certo che combatterei più che con il tempo con me stesso, i miei nervi , i miei limiti, la mia normalità, le mie paure e la fame di adrenalina. Insomma,sogno di presentarmi al Grandstand (partenza del Mountain Course) e provare a qualificarmi al Manx GP e poter quindi sfrecciare sulle strade inglesi, tra gatti senza coda e pub stravaganti.
A darmi una grossa mano nell’organizzazione del viaggio ci hanno pensato due testi di Mario Donnini (“TT la corsa proibita” e “Muori o Vivi davvero”), che consiglio di leggere perché, oltre ad essere ricchi di indicazioni preziose, raccontano l’essenza di un mondo a motore pazzesco e danno una visione di insieme che riposiziona questa gara nell’Olimpo del motociclismo, come accadeva negli anni ’70 quando era riconosciuta come tappa ufficiale del Campionato del mondo velocità. Avrei voluto al mio fianco in questa prima presa di contatto l’amico Pier Giuseppe Ortalda (Presidente TT Supporters Club Italia ), un pezzo dell'isola di Man in Italia, ma abbiamo solo rinviato l'appuntamento.
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L’arrivo al porto di Douglas mette a dura prova i naviganti; le fredde e tormentate acque non rendono facile l’ormeggio del ferry, che si deve districare tra le rocce a pochi metri dalla chiglia. Essere superstiziosi non aiuta, soprattutto in una terra dove leggende di folletti, elfi e fate sono il miglior sonnifero per i piccoli a tarda sera. Si consiglia comunque a tutti, superstiziosi e non, di fare un salto a portare un omaggio al folletto di Fairy Bridge. Da quel momento in poi si ha diritto a uno dei più grandi spettacoli a due ruote: 30.000 e più moto che si muovono ininterrottamente lungo i confini e le strette strade interne dell’isola.
Benché sia qui, almeno per ora, a fare il turista, osservo con attenzione le abitudini locali: a qualsiasi ora del giorno si beve birra e si ingurgitano patatine fritte. Mi rendo conto, però, di vivere in un’altra dimensione: qui si parla solo di moto dall’alba fineo alle 17.00, momento in tutte le strade vengono chiuse per dare spazio alle prove di qualifica. Aouell'ora bisogna già essere nei punti strategici e spettacolari del tracciato, per assistere al passaggio dei piloti. La filosofia di vita è semplice: sii te stesso ed esprimiti accelerando… Smooth se sei un turist , strappando il gas se sei tra i “fortunati” iscritti alla gara.
Dopo aver visto la leggendaria tabella dei punti – la score board ha più di un secolo – nel paddock di Grandstand, vado finalmente ad accomodarmi al tavolo del famoso pub Creg Ny Baa, in fondo a un lungo rettilineo da oltre 300 km/h… Attendo il passaggio dei primi piloti, che avviene come da copione pochi minuti dopo le 17: velocissimi, in carena, con le moto che si ribellano sull’asfalto sconnesso… Per quanto abbia assistito a moltissime gare, per la prima volta sono a disagio: non riesco a capacitarmi del controllo e del coraggio, della forza fisica e della concentrazione che richiede un tracciato lungo 60 km e 700 metri.
Ne vale davvero la pena? Domanda scontata, che inevitabilmente prevede due risposte agli antipodi: io dico si, e lo dico pensando che questi piloti sanno benissimo cosa li attende, che accettano di correre conoscendo le conseguenze, spesso catastrofiche, degli incidenti, raccontate in filodiffusione da Manx Radio che chiarisce le dinamiche. Questa è la cruda e spietata realtà dell'isola.
C'è poi una vita che corre parallela alla gara vera e propria, fatta di quiete e chiacchiere, magari sorseggiando una tazza di the caldo e rimirando moto vintage; questo è quello che si può cogliere partecipando al raduno che si tiene presso l’aeroporto di Jurby e vede durante l’intera manifestazione il passaggio di ben 28mila partecipanti. Non è raro incappare in piloti ed ex piloti, collezionisti e mototuristi, intenti a osservare moto provenienti da tutto il mondo; su tutte, una Triumph Bonny con rimorchio e soprattutto un programma di viaggio pazzesco: Germania-Repubblica Ceca-Svezia-Finlandia-Danimarca-Olanda-UK-Isle of Man-Irlanda-Francia-Germania!
Il tempo in queste occasioni è sempre tiranno: percorro per l'ennesima volta il Mountain Circuit. Foto di rito agli incredibili panorami e un’ambizione che mi frulla in testa da tanto, tantissimo tempo: voglio correre il TT!
L’edizione 2013 del TT Tourist Trophy è prevista per il 25 di maggio, con termine il 7 di giugno: c’è tempo per programmare una trasferta motociclistica indimenticabile…