Perché si chiama “cavallo vapore”?
La più semplice considerazione sulle origini dei “cavalli” associati ai mezzi di trasporto prende spunto dall’effettiva forza che un cavallo è in grado di generare. Tuttavia, un’auto da 300 CV non è per nulla equivalente alla forza motrice che potrebbero sviluppare altrettanti cavalli, questa volta intesi come equini.

Per ricercare le origini del termine in questione, occorre tornare al 1700, secolo in cui le prime sperimentazioni dei motori a vapore – inizialmente alimentati a carbone – contribuivano alla diffusione di questa tecnologia come alternativa alla forza lavoro umana e animale. Al tempo, non era raro vedere asini ed equini mettere in movimento ruote e carrucole collegate a frantoi, mulini e macchinari prevalentemente utilizzati per l’agricoltura.
Cercando di rispondere alla domanda “chi ha inventato il cavallo-vapore?”, James Watt ci corre in aiuto determinando la potenza utile necessaria a mettere in moto la ruota di un mulino associata alla trazione di un cavallo. Il risultato fu proprio il CV, per gli inglesi horsepower.