Inazuma (il fulmine) nella tradizione giapponese indica l’arrivo imminente della stagione fertile. Il nome non è stato scelto a caso perché in Suzuki si aspettano davvero che questo modello, nel 2013, contribuisca a risollevare un mercato motociclistico sempre più in crisi. Gli obiettivi della Casa di Hamamatsu sono infatti arditi: 2.000 unità da vendere nel 2013 in Europa, di cui 1.000 solo in Italia. Ma l’obiettivo non è così audace se si pensa che nel solo Giappone da luglio, data di inizio della commercializzazione, di Suzuki Inazuma ne sono state vendute 4.000. E proprio per far fronte alla crisi, non solo quella del mercato, sembra nata la Suzuki Inazuma. Il prezzo è molto contenuto: 3.990 euro franco concessionario. Anche i costi di manutenzione non dovrebbero riservare brutte sorprese, visto che i tagliandi sono previsti ogni 15.000 km (alcuni concorrenti sono fermi a 10.000). Uno dei motivi per cui Suzuki è riuscita a proporre la Inazuma a un prezzo concorrenziale è che viene costruita in Cina; anche se, assicurano i vertici dell’azienda, la produzione è seguita in ogni sua parte da ingegneri e tecnici giapponesi.LIVEL’estetica della Suzuki Inazuma si ispira a quella della BKing. I gusti, si sa, sono sempre personali ma la Inazuma non è certamente bella da far girar la testa: la parte anteriore, caratterizzata dal grande gruppo ottico, è molto particolare. Quella posteriore, soprattutto il codone, è forse sovradimensionato per una moto di questa taglia. Comunque bisogna darle atto di avere una certa personalità e un look che certamente non la omologa alla maggior parte delle moto in circolazione. Ha due terminali di scarico, quasi a voler sottolineare la presenza dei due cilindri e quindi emergere tra le concorrenti: Infatti le competitor della stessa fascia di prezzo, come ad esempio la Sym Wolf o la KTM Duke 200 sono monocilindriche. Le altre bicilindriche di piccola cilindrata, come la nuova Kawasaki Ninja 300, costano molto di più, anche se a onor del vero hanno prestazioni più elevate. Il motore è due cilindri frontemarcia; è accreditato di 24,48 cavalli di potenza massima a 8.500 giri e di 22 Nm di coppia a 6.500 giri. Il telaio è a doppia culla, la forcella tradizionale e il monoammortizzatore ha il precarico regolabile. L’impianto frenante è costituito da un disco da 290 mm di diametro davanti e uno da 240 mm dietro. L’altezza della sella è di 780 mm. Il serbatoio ha ben 13,3 litri di capienza. Questo dato, unito a un consumo di carburante dichiarato di 30,4 km/l nel ciclo WMTC (World Motorcycle Test Cycle) significa viaggiare per oltre 400 km prima di fermarsi a rifornire.RIDEPrima di tutto la Inazuma è comoda. Lo si avverte appena si monta in sella e quando non ci si stanca nemmeno dopo aver percorso parecchi chilometri: merito della triangolazione sella-manubrio-pedane ben studiata e di una sella dall’imbottitura molto morbida, oltre che dalla contenuta altezza, che facilità le manovre a motore spento. Il motore frulla silenzioso. L’innesto delle marce è preciso e morbido. L’accelerazione non è bruciante ma i 24 cavalli sono ben distribuiti su tutta la scala del contagiri (analogico, posizionato al centro del quadro strumenti). La potenza massima viene raggiunta a 8.500 giri ma il motore allunga bene fino a oltre la zona rossa (posta a 11.000 giri). Gran parte della coppia è disponibile sin dai regimi più bassi. L’unico vuoto nell’erogazione si avverte tra i 4.000 e i 6.000 giri circa, dove il motore pare prendersi una pausa di riflessione prima di ripartire verso la zona rossa.In città la Inazuma è comoda, grazie alle sospensioni morbide. La frenata è potente e ben modulabile, nonostante l’assenza dell’ABS per ovvie ragioni di contenimento dei costi. Nella strumentazione, completa e di facile lettura, c’è una pratica spia che, accendendosi, suggerisce quando cambiare marcia secondo tre modalità: standard (spia spenta), normale ed “eco”, quest’ultima per ottimizzare i consumi. La Inazuma si presta anche ad affrontare i trasferimenti extraurbani: lanciandola a dovere, con un bel rettilineo a diposizione, si sfiorano i 150 km/h indicati dal tachimetro digitale. Per i piccoli viaggi tra gli optional figurano bauletto da 26 litri, cavalletto centrale e piccolo plexiglas, che per la verità è talmente piccolo che riesce a proteggere solo la strumentazione, lasciando il pilota completamente esposto all’aria.Nel complesso la Suzuki Inazuma 250 è molto semplice da guidare: è maneggevole e bassa quanto basta per essere adatta ai neofiti. È quindi un’ottima alternativa allo scooter per gli spostamenti cittadini o i brevi percorsi extraurbani. É maneggevole e i pesi sembrano ben distribuiti, sui fianchi è piuttosto snella e quindi si stringe bene tra le gambe. Per chi volesse provarla, Suzuki metterà a disposizione alcune Inazuma per il pubblico dell’EICMA di Milano, dove sarà allestita un’area dedicata ai test ride.