Sì, ok, lo ammetto: quando si tratta di auto, sono un tamarro. Perciò è del tutto normale che, ancor prima di iniziare la prova, questa Audi RS 6 Avant GT rappresenti per me la perfetta incarnazione della familiare veloce. Specialmente nella livrea che ho davanti agli occhi: Arkona White, con i cerchi a sei razze dedicati in tinta e grafiche dei classici colori Audi Sport.
Qualcuno ai piani alti del marketing Audi deve aver pensato fosse eccessiva, così, come chi lancia il sasso e poi nasconde la mano, hanno deciso di renderla disponibile anche in Mythos Black o Nardò Grey, con grafiche bicolore in grigio e nero. Ma per me, è così che deve essere questa GT: arrogante, appariscente, unica e inconfondibile.

Guidarla in centro o nel parcheggio del centro commerciale, deve significare far girare la testa a chiunque. Che si tratti di appassionati ammirati o di signore disgustate, poco importa. Altrimenti per quale motivo avreste dovuto spendere 250.000 euro per accaparrarvi la più estrema RS 6 di serie di sempre, nonché forse il canto del cigno della super-wagon di Ingolstadt così come la conosciamo?
Senza contare che è questa la sola livrea storiograficamente corretta, visto che il modello nasce come un omaggio alla leggendaria 90 quattro IMSA GTO, che corse per una sola stagione nel 1989, dominando con 7 vittorie su 13 gare.

Veloce e minacciosa
Tuttavia, la colorazione celebrativa e la tiratura limitata, non sono le uniche cose a rendere speciale la GT. La parentela con la RS 6 Performance C8 su cui si basa è molto stretta: V8 biturbo da 4 litri, differenziale centrale ottimizzato in ottica sportiva e cambio Tiptronic a 8 rapporti, infatti, sono gli stessi di quest’ultima, confermando dunque sia i 630 CV, sia i mostruosi 850 Nm dichiarati.
Le prestazioni dichiarate? Fuori di testa: 0-100 km/h in 3,3 secondi (un decimo meglio della Performance), 0-200 in 11,5 e velocità di punta di 305 km/h.

Le novità riguardano innanzitutto l’estetica, con un kit per la carrozzeria che rende ancor più minacciose le forme della RS 6, anche grazie all’eliminazione delle barre portatutto sul tetto e all’introduzione di un generoso spoiler. Anzi, forse è meglio rendergli giustizia chiamandolo col suo nome: alettone.
Non si tratta di sola estetica. I parafanghi anteriori con i nuovi sfoghi per l’aria calda sono in fibra di carbonio, così come l’immenso cofano motore. Vedete quelle due bande longitudinali? Non sono parte della grafica (che purtroppo è composta da adesivi sopra il trasparente), è vera fibra di carbonio lasciata a vista.

Pronta per la pista
Il tema dei materiali compositi ritorna nell’abitacolo, affiancato da un tripudio di microfibra scamosciata dal chiaro retrogusto racing, impunture a contrasto e loghi celebrativi. Il pezzo forte? I monumentali sedili a guscio in fibra di carbonio.
E se iniziate a pensare che a livello tecnico manchi del tutto la “ciccia”, non temete: c’è anche quella. Per prima cosa il differenziale posteriore ha una messa a punto dedicata nei driving mode sportivi, con un bias più alto per favorire precisione e maneggevolezza.


La portata principale, però, è a livello telaistico: l’assetto della RS 6 GT è infatti 10 mm più basso, grazie a sospensioni meccaniche con molle più rigide, nonché completamente regolabili in precarico, compressione ed estensione. C’è di più: pure le barre antirollio sono più robuste, con un 30% di rigidezza in più all’anteriore e persino l’80% al posteriore.
Il tutto con gli attrezzi e le istruzioni per modificare l’assetto presenti a bordo. Insomma, un paio di click all’idraulica e un giro di molla, e la RS6 GT può passare dal supermercato, alla pista. Completano il quadro i nuovi pneumatici di primo equipaggiamento: Continental SportContact 7 nella misura 285/30 R22.

Compattezza apparente
Una volta a bordo per iniziare la prova dell’Audi RS 6 Avant GT, le sensazioni iniziali sono contrastanti. L’abitacolo è ampio, ma l’abbraccio del sedile sportivo è stretto e deciso, con lo strano effetto collaterale di far percepire l’intera auto come più compatta, più raccolta attorno al posto di guida. E anche più pura, visto che non ci sono regolazioni elettriche o memorie, ma solo leve e manopole per la regolazione.
In totale Audi dichiara 15 kg in risparmiati per questa GT, rispetto ai 2.090 della Performance, ma onestamente mi pare un dato conservativo, dato che solo questi due sedili potrebbero essere 8-10 kg più leggeri dei più lussuosi colleghi in pelle delle RS 6 “normali”.

Tralasciando simili dettagli, premere il tasto di accensione e sentire il 4.0 V8 che prende vita è roba che scalda il cuore. Borbotta col ritmo sincopato e infernale di un propulsore nautico, mentre grazie al Tiptronic, nelle modalità più confortevoli muove la RS 6 con rilassatezza regale.
Tuttavia non è per questo che mi trovo qui, ed è la stessa GT a ricordarmelo. Il nuovo assetto è chiaramente meno tollerante verso buche e sconnessioni e, seppur lontana dall’essere scomoda, questa belva manifesta chiaramente la sua predilezione naturale per una guida ben diversa da quella cittadina.

Prova Audi RS 6 Avant GT: piatta e imperturbabile
Appena raggiungo il passo del Faiallo, la mia meta per le poche ore che mi sono state concesse per la prova della Audi RS 6 Avant GT, premo un paio di volte il tasto RS sul volante, seleziono la modalità di guida più cattiva e mi decido ad assecondarla. Gas a tavoletta: i rapporti vengono scalati con una rabbia inarrestabile, tanto da farmi finire contro il limitatore prima di riuscire a reagire e inserire la seconda o la terza in almeno un paio di occasioni.
Chiamare in causa il pedale di sinistra, significa ancor più violenza, ma in senso opposto: gli immensi freni carboceramici con dischi anteriori da 440 mm offrono un potere d’arresto, e un feeling al pedale, tali da confondere le idee sulle leggi della fisica.

In questo senso, tuttavia, si tratta della classica esperienza di guida della RS 6 C8. Quando invece si iniziano a dare comandi decisi al volante, la RS 6 GT fa valere il suo reale potenziale. Lo sterzo reagisce sicuro e preciso come un bisturi, accompagnato da un rollio prossimo allo zero. La sensazione di grip è indescrivibile, tendente a infinito. Non esiste nulla nel mio repertorio di guida, che mi consenta di costringere questa GT a tradire anche una sola, minuscola imperfezione.
Per non parlare della maneggevolezza. Chiunque abbia mai guidato una RS 6 di ultima generazione, sa di cosa parlo, mentre gli altri sono liberi di continuare a blaterare di un barcone sottosterzante, compiendo la loro figura da stolti.

Uno spunto di miglioramento…
Qui però è tutto a un livello più alto: grazie alle ruote posteriori sterzanti, resta la sensazione di un’auto più corta di mezzo metro di quanto non sia in realtà, ma l’assetto nettamente più rigido e preciso, fa sì che venga azzerato qualsiasi ritardo tra comandi del pilota ed esecuzione della vettura. Sembra di stare in un mezzo da gara, ma grande il doppio.
Pure il Tiptronic, in modalità manuale, a tratti sfodera una violenza agli alti regimi che ha un vago sapore di auto da corsa. In tal senso, l’unica cosa che a non diventare mai viscerale e brutale, è il sound di scarico. Alla fine della prova di questa Audi RS 6 Avant GT, infatti, mi è rimasto un po’ di amaro in bocca per non aver potuto apprezzare ancor più a fondo il latrato infernale del V8.

Sia chiaro, nell’abitacolo il sound è ben percepibile e strappa più di un sorriso, senza mai diventare invadente. Ma con una tale presenza scenica, un terminale più aperto per rendere partecipe anche chi si trova all’esterno, secondo me sarebbe stato doveroso.
Detto ciò, più che come un difetto, prendetelo pure come uno spunto di miglioramento: se vi siete appena messi in garage una familiare in tiratura limitata che costa (quasi) come un bilocale a Milano, non dovrebbe essere un gran problema provvedere a farla suonare come merita.
