Boom baby! Prima prova speciale “vera” (SS2) del Rally del Portogallo e prima vittoria per Hyundai i20 WRC. I Coreani sono sbarcati in terra lusitana. E fanno sul serio. Al volante non la prima guida Thierry Neuville, bensì il pilota “a gettone” Dani Sordo. Lo spagnolo, pur lamentando del sottosterzo e lasciando il finestrino posteriore destro in omaggio a un muro a secco, regola di 1.3” l’estone Ott Tänak (Ford Fiesta RS WRC), partito come sempre con la schiuma alla bocca, e di 3.0” Mikko Hirvonen (Fiesta RS WRC). Quarto il favorito Sébastien Ogier (Volkswagen Polo R WRC), particolarmente prudente. La SS3 è una fotocopia della precedente. Stupisce Mikkelsen, terza guida VW, che dopo il capottamento in Messico è aggressivo quanto gli Orsetti del Cuore e procede seguendo fedelmente le traiettorie dei bus di linea.
Non si smentisce mai. La sua costanza è spaventosa: lungo la quarta prova speciale, Robert Kubica infierisce sull’ennesima Fiesta RS WRC, staccando una ruota nell’impatto con un masso. Ai bambini, per imparare ad andare in bicicletta, montano le rotelle. Al polacco cosa diavolo andrebbe dato? La sensazione è che, se andasse a Lourdes, la fonte miracolosa si prosciugherebbe. Il fango, intanto, miete la seconda vittima di giornata: il britannico Elfyn Evans, “ufficiale” Ford M-Sport, esce di strada. Latvala, dopo la vittoria nella SS4, pensa bene di capottare. Ogier ringrazia. O meglio, si trova in testa pur guidando a centro strada e lamentando la presenza in vettura di due ruote di scorta – anziché una – causa ordini di scuderia. In VW tentano di rallentarlo? Nel caso, sarebbe meglio mettergli in macchina (almeno) un dromedario. Hyundai firma il terzo scratch di giornata sulla SS6, questa volta grazie a Neuville, e sul finire di tappa Hirvonen – redivivo – affonda il colpo vincendo l’ultima speciale e conquistando la leadership provvisoria davanti a Tänak (+3.7”) e Ogier (+6.5”).
In vista della seconda giornata rientrano in gara Evans, Kubica e Latvala usufruendo della formula Super Rally, ovvero pagando 5 minuti di penalità per ogni prova non disputata. Mentre Ogier fa registrare uno scratch dietro l’altro, un uomo viene santificato: Maciej Szczepaniak. Il polacco detta le note a Robert Kubica. Se facesse l’uomo cannone al circo Orfei correrebbe meno pericoli. E infatti sulla SS9 l’ex pilota di F1 concede il bis affrontando un dosso a velocità warp, disboscando agave secolari e, dulcis in fundo, bruciando la frizione nel tentativo di rientrare in strada. Posseduto! Saluta la compagnia anche Ott Tänak, sino a quel momento terzo assoluto e autore di una prova maiuscola, degna di lode quasi quanto il crash con il quale l’estone trasforma la propria Fiesta RS WRC in una tessera da domino. Le prove conclusive del day 2 sono teatro della svolta del rally. Hirvonen insiste nella scelta di pneumatici soft che, sul terreno sempre più asciutto, si sfaldano come neve al sole. Il finlandese termina la prova con due slick al retrotreno e il grip di un’Elba Innocenti, pagando complessivamente 30” a Ogier. Precipita in classifica Neuville che danneggia una sospensione in un “taglio” assassino.
La terza e ultima giornata di gara si apre con Ogier afflitto da dubbi amletici: lavare o non lavare la Polo R WRC dopo ciascuna delle prove mancanti? Anche l’estetica ha la propria importanza. Con 38.1” di vantaggio su Hirvonen, del resto, è un’opzione da non sottovalutare… Sordo, quarto assoluto, si ritira in trasferimento causa cedimento dell’albero di trasmissione. E alcuni cuori coreani s’infrangono. Dopo aver sonnecchiato per due prove speciali, Ogier si sveglia quel tanto che basta per vincere la Power Stage – ultima SS del rally – davanti a Latvala e Mads Østberg (Citroën DS3 WRC), conquistando il terzo successo assoluto su quattro tappe iridate disputate. Un dominio. Stupisce il quarto posto di Mikkelsen (Polo R WRC). Il norvegese ha viaggiato in modalità turista per tre quarti di gara – disegnando traiettorie che nemmeno Boris Eltsin dopo un vodka party avrebbe saputo congegnare – eppure chiude a ridosso del podio. Forse il futuro del WRC 2014 – Ogier escluso – è tutto qui: rischiare nulla, accelerare poco, combattere mai. E la sera, andando a dormire, ammantarsi di una bella copertina di tristezza…