Se sei un ciclista che ama le salite, ce n’è una in particolare che, solo a sentirne il nome, ti brillano gli occhi e il cuore batte più forte. È il Mont Ventoux. Non è dura come il Mortirolo, non è alta come l’Iseran, ma è unica. La cima spoglia, spazzata dal Mistral, con l’antennone bianco e rosso che svetta e si scorge da lontano. Per i francesi è il “Gigante della Provenza”, un massiccio che si erge solitario dalla pianura e che tocca i 1912 metri. A renderlo unico sono la sua morfologia e alcune pagine leggendarie del Ciclismo, fra cui quella triste segnata dalla morte di Tommy Simpson, che a pochi chilometri dalla vetta morì per un infarto causato da un mix di fatica e doping…
ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA
Quando sulla email della redazione è arrivato l’invito, firmato Michelin, per provare le nuove Power Road proprio sul Ventoux, si è creato del fermento. Però, con Edo convalescente, Fabio in trasferta e io con la salita già nel palmares, ci è voluto poco per decidere che il fortunato sarebbe stato Marco.Il programma del press test era di quelli “seri”: 60 km di ascesa con 2.000 m di dislivello, a cui aggiungere 20 km di discesa ininterrotta su 800 m di dislivello, il primo giorno; 35 km di tour “mangia e bevi”, il giorno seguente. Ai piedi, le nuove Michelin Power Road Tube Type, prima, e le Tubeless Ready, poi.
IL GIGANTE NON È BUONO
Sulla strada si incontra pochissima gente, è il grande vantaggio del pedalare nel mezzo della settimana, privilegio riservato di solito ai pensionati… Il tratto nel bosco è molto bello, vario e accompagnato dai profumi della natura. Anche se le pendenze non sono costanti, si riesce a prendere un buon ritmo e si conferma l’impressione di buona scorrevolezza delle Power Road, percepita già dai primi chilometri. I numeri del Mont Ventoux non sono terribili: pendenza media del 7,7%, anche se ci sono strappi più vicini al 20 che al 10, però la difficoltà sta nella lunghezza e nel vento, che quasi sempre accompagna la salita nella sua parte esposta.
La fatica già nelle gambe cresce più di quanto si potesse mettere in conto e si abbassa anche la temperatura. Gli ultimi chilometri sodo davvero duri, tant’è che qualche compagno di salita viene caricato dalla scopa prima che le raffiche lo riportassero a valle. Peccato che la fatica non sia stata ripagata anche psicologicamente, con la vista che mille immagini hanno impresso nel nostro immaginario. L’antennone bianco e rosso è lì, a pochi metri, ma non lo si vede, tanto sono fitte le nuvole che si sono addensate sulla cima.
Pochi minuti per riposarsi e poi si scende, evitando di ripercorrere l’ultimo pezzo in balia del vento. Ma il divertimento non ne risente: la discesa sembra senza fine. e non c’è modo migliore per mettere alla prova le Power Road, che trasmettono una grande sicurezza. Il riposo della sera è meritato e serve a mettere in ordine i ricordi per stamparli in modo indelebile nella memoria.






























































