Austin – Cernobbio – Milano – Verona: ueste le tappe di avvicinamento della BMW R18 al grande pubblico. Per la Casa di Monaco si tratta senza dubbio di una pietra miliare. Non è la prima volta: chi ha la memoria lunga si ricorderà certamente la R 1200 C (e le sue derivate), con cui BMW approcciò il mondo cruiser alla fine degli anni 90. lLo fece a modo suo, ma “riciclando” la tecnologia esistente, adattandola al mondo cruiser. Non fu un successo. In questo caso è tutto diverso: quello che vedete sulla R18 è dedicato. A partire dal sibaritico motore Boxer da 1.802 cc a cui abbiamo già dedicato un approfondimento .
BOXER D’AUTORE
Motore fenomenale: è una vera opera di ingegneria perché capace di “nascondere” tecnologie modernissime dietro a un look classico, con tanto di raffreddamento ad aria. I numeri raccontano di 91 cv, un valore che in questo segmento dice poco: si poteva dichiarare potenza “sufficiente” come faceva Rolls Royce. Ben più importante il dato della coppia: 158 Nm, erogata a un picco massimo di 3.000 giri, anche se per un motore la cui coppia sta praticamente sempre sopra i 150 Nm (dai 2. ai 4.000 giri) parlare di picco fa un po’ sorridere.
CODA RIGIDA PER FINTA
Telaio a culla in acciaio, forcellone che ricorda la tecnologia Hardtail (ossia senza ammortizzatori, in realtà la corsa della ruota è di 90 mm) che tanto piace agli amanti del genere, spettacolare trasmissione finale a cardano “esposta”, forcella con copristeli. Sono tanti gli elementi che richiamano senza mezzi termini la R5 del 1936; BMW in questo caso ha avuto vita facile pescando in un heritage mai abbastanza sfruttato. Il Big Boxer domina la scena, BMW ci ha costruito attorno una moto essenziale, a tratti radicale.
ACCIAIO E ALLUMINIO
Tanto metallo, ovunque: acciaio e alluminio sono praticamente gli unici materiali che troverete sulla nuova BMW R18, moto su cui la pulizia delle linee è stata curata in modo maniacale: cavi a vista quasi zero (qualcuno dovrebbe prendere a esempio).
L’ESSENZA DELLA TECNOLOGIA
Semplice ma modernissima al tempo stesso, in BMW gli ossimori si inseguono di continuo. Perché il motore è raffreddato ad aria, ma adotta la distribuzione 4 valvole e una elettronica modernissima (controllo di trazione ASC e del freno motore MSR) compresi tre riding mode dai nomi “creativi” (Rain, Roll, Rock). Inoltre ha pure la retromarcia (sfrutta il motorino di avviamento come sulle K 1600). L’albero della trasmissione cardanica è scoperto, come le moto degli anni 30, ma poi ci sono i fari LED con tecnologia adattiva. Le ruote sono a raggi, la gommatura è generosa (120/70-19 e 180/55 B 16). L’ABS è in questo caso abbinato alla frenata integrale, con la leva che agisce su tutti i dischi, il pedale solo sul posteriore. Al momento la BMW R18 sarà venduta solo nella versione “First Edition”, con livrea dedicata e caratterizzata da un miglior equipaggiamento e più cromature. Chi la acquisterà al prezzo di 22.290 euro avrà anche un kit di gadget commemorativi.
BASTERÀ?
Infine una riflessione: BMW ha fatto tutto bene, anzi benissimo e sarà molto interessante osservare come andrà in un mercato apparentemente semplice, in realtà molto complesso. Se il motociclista è conservatore, il motociclista del mondo cruiser lo è ancora di più. Alcuni capisaldi sono irrinunciabili per il popolo dei biker. Senza dubbio la BMW R18 è realizzata in modo eccezionale ed è indubbio che nel costruirla BMW non ha commesso gli stessi errori che fece in passato con la R1200C. È una interpretazione originale di questo segmento, una ventata di aria fresca. Sarà forse troppo fresca? Sarà il mercato a decretarlo.