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Prova Kawasaki Z900RS Cafe

Non è usuale per Kawasaki variare sul tema a così poca distanza dal lancio di un nuovo modello, ma nel caso della Z900RS ha fatto uno strappo alla regola. La “colpa” è di Norikazu Matsumura – il designer che ha concepito la modern classic di casa Kawa -, che complice anche una certa insistenza della filiale italiana, non è riuscito a resistere più di un anno senza mettere di nuovo la matita sul foglio per disegnarne la versione Cafe Racer.Tutta sua sorella…Dal punto di vista della meccanica e della ciclistica, se si esclude una leggera modifica al telaio per ospitare il nuovo serbatoio, nulla differenzia le due versioni, quindi prestazioni e gusto di guida sono gli stessi che vi abbiamo raccontato nel primo test della Kawasaki Z900RS. Stilisticamente, cupolino e colorazione a parte (quest’ultima porta in dote il verde lime green originale e abbina il classico fascione bianco già visto in passato sulla fantastica ZRX 1200 Eddie Lawson replica), se la si osserva con occhio artistico, la nuova Cafe ha un andamento orizzontale non così teso e lineare come la sorella Z900RS, ma è più ondulata e, potendola guardare dall’alto si noterà che ha un profilo sinuoso che richiama le curve di un corpo femminile.A distinguere la Cafe sono però alcuni accorgimenti che trascendono l’aspetto stilistico, come la sella più vicina al suolo di 20 mm e il manubrio anch’esso più basso e  angolato verso il pilota. Il primo dato è una conseguenza del nuovo disegno che richiama il monoposto, mentre il secondo è un’esigenza stilistica imprescindibile per una cafe racer e che ben si sposa con il cupolino.Piace da ferma e convince quando si muoveA proposito di cupolino, la sua funzionalità è discreta (io supero di poco il metro e ottanta) perché, a meno di starvi accucciati dietro, la curvatura è più ispirata a esigenze stilistiche che a necessità pratiche. Il risultato è indubbiamente ben riuscito e la nuova Cafe è armoniosa e, sapientemente parcheggiata nel mezzo della movida milanese dei Navigli, ha fatto girare molte teste.Dai Navigli alla campagna a Sud di Milano ci si arriva abbastanza in fretta, attraversando un lungo tratto di pavè congestionato di auto e un breve tratto di strada a scorrimento veloce a più corsie. Situazioni che confermano le sensazioni della prima prova, con un sensibile on-off, una forcella che filtra meglio degli ammortizzatori(comunque regolabili), una frizione burrosissima e un motore così elastico che lo si può guidare come un monomarcia, dai 1.500 ai 10.000…La Kawa Z900RS Cafe non è una motocicletta che invita a tirare, anche se quando la strada si apre, il gusto di dare una manata di gas e sentire la spinta vigorosa del quattro cilindri accompagnata da un ruggito esaltante ce lo togliamo senza troppi preamboli. Leggermente più caricata sull’avantreno della sorella, resta tuttavia molto comoda e si guida rilassati anche se, lo si capisce da subito, se le si chiede di fare la cafe racer ubbidisce con un certo piacere.Finita la scampagnata, fra fattorie, campi coltivati e stradine che due macchine non ci passano, riportiamo la Z900RS a Milano in tempo per far brillare il suo verde fra le luci dei locali in Porta Genova. Si trova a suo agio anche qui, vezzosa e consapevole del suo charme.

 

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