Il 2 settembre scorso mi è arrivato un messaggio da Adelio Lorenzin. Chiedeva se avessi voglia di partecipare a un evento. Due indizi: pista da cross e 2 tempi. Sono bastate queste parole per accettare immediatamente l’invito e riscoprire il desiderio di guidare una moto da cross, dopo più quattro anni dall’ultima volta.
Vi spiego in cosa consiste il Ridin’Smoke. Adelio – che ho conosciuto in occasione del weekend con Vent – è un grande appassionato di motocross, in particolare un appassionato di 2 tempi, meglio ancora se old style. Spinto da questa sua passione ha pensato di mettere in piedi un evento dedicato esclusivamente alle moto 2 tempi. Non importano cilindrata, anno di fabbricazione o modifiche effettuate. La condizione per partecipare è solo una: dentro il serbatoio ci deve essere la miscela. Per poter ospitare più di 150 moto è stata scelta la pista di Cadrezzate (Varese), che vanta un layout fantastico e un ambiente decisamente suggestivo. Il supporto è stato fornito da Red Bull, che ha messo a disposizione gazebo, musica e – ovviamente – energy drink a volontà. Insieme a Red Bull era presente Fantic, che oltre a portare la propria gamma 2 tempi si è presentata con alcuni dei suoi piloti ufficiali.
Dopo aver accettato mi sono reso conto di non avere la moto per partecipare, ma ho anche scoperto che avrei potuto usarne addirittura tre; Fantic XX 125 2021, Honda CR 125 del ’91 e dulcis in fundo Honda CR 500 del ’95. Sono già lì. Entro nel paddock, ritiro il braccialetto e mentre Adelio riempie il serbatoio della sua CR 125 mi cambio. Pronto.
Honda CR 125 1991
Devo ammettere che dopo tanto tempo lontano dalle piste da cross la preoccupazione di non essere più capace di guidare in quelle condizioni mi ronzava in testa dal giorno dell’invito. Sarebbe stato faticoso: un po’ per colpa del mio allenamento inesistente, un po’ perché il motocross è veramente massacrante a livello fisico. Entro in pista e faccio i primi due giri tutto a destra, per non intralciare gli altri e prendere confidenza con moto e pista. Al terzo giro inizio a seguire le traiettorie ideali e a snocciolare le marce. Mi convinco che andare in moto è come andare in bicicletta o a sciare, non ci si scorda mai come si fa.
Nonostante gli anni il “piccolo” CR sfoggia una ciclistica di tutto rispetto. Le sospensioni assorbono discretamente le buche anche se la taratura è un po’ rigida. Il tasto dolente sono i freni che, come era lecito aspettarsi, sembrano quasi inesistenti. Il monocilindrico da 125 cc sprizza arroganza da tutti i pori, per quanto il paragone con i motori quarto di litro attuali non sarebbe corretto. Sperare di avere la stessa corposità e fluidità di cui dispongono i propulsori moderni è un miraggio. Nonostante questo la CR 125 è in grado di scaricare a terra tutta la potenza disponibile senza troppi problemi né evidenti buchi d’erogazione.
Fantic XX 125 2021
Dopo aver dato alle mani il tempo di riprendere una mobilità accettabile salgo in sella alla Fantic XX 125 per la seconda manche. La moto non è stata una sorpresa, dato che ho corso alcuni anni con una Yamaha YZ125 dalla quale la Fantic ha ereditato la maggior parte dei componenti. La sorpresa è il motore. Una delle caratteristiche che non mi ha mai convinto della Yamaha è stata l’erogazione ai bassi regimi. Rispetto ad altre concorrenti come KTM, la YZ è sempre stata un po’ più vuota quando si va a riprendere in mano il gas. Nonostante la XX 125 sia dotata dello stesso motore della giapponese, devo riconoscere che la coppia disponibile in basso è nettamente superiore. Difficile dire come siano riusciti in Fantic a ottenere questo risultato: il fatto che la moto fosse nelle mani dei meccanici ufficiali della Casa è sicuramente un ottimo punto di partenza ma credo che i fattori più influenti siano stati la pancia e il terminale “shorty” che equipaggiavano l’esemplare in prova.
La ciclistica caratterizzata dal telaio in alluminio è invece praticamente identica a quella della Yamaha, anche nel comportamento. La moto è sempre abbastanza fluida nella guida e mai troppo nervosa, il che dal mio punto di vita è positivo, soprattutto per chi non ha uno stile di guida aggressivo.
Honda CR 500R 1995
Nei miei dieci anni di gare non ho mai avuto l’occasione di provare una 500 2 tempi. Né sono mai stato un grande estimatore di queste moto, preferendo la configurazione a 4 tempi. Il fascino e l’opulenza delle 2T però sono innegabili, come anche la mia preoccupazione… Prima di raccontarvi le mie sensazioni in sella tengo a specificare che – purtroppo o per fortuna per le mie mani – sono riuscito a fare solamente due giri. Il bullone che avvita la leva del freno posteriore al telaio si è spezzato ancora prima di partire. Particolare che ho scoperto solo dopo essermi fermato, ed ecco spiegato il motivo per cui la moto non frenava per niente.
Disguidi a parte, prima di salire sulla 500 avevo immaginato di confrontarmi con un comportamento da toro infuriato dal classico fazzoletto rosso. Sono bastate due curve per ricredermi. Parliamo di una moto a cui dare sempre del “lei”, ma a differenza di quanto credevo è estremamente dolce e sfruttabile, a patto di non esagerare con il gas. Il modo migliore per guidarla, soprattutto per chi come me non è Stefan Everts, è sfruttare la coppia del motore e utilizzare le marce basse per non “innervosirla” troppo. Per quanto riguarda la ciclistica, con soli due giri all’attivo non ho molti elementi: come per tutte le moto di quel tipo ho l’impressione che la ciclistica sia un passo indietro rispetto al motore.
Una grande giornata
Tornare in moto da cross dopo così tanto tempo è stata una vera e propria goduria. Ritornare a fare quello che ho fatto per metà della vita, ma questa volta in assoluta tranquillità e in ottima compagnia, è ancora più bello. Adelio, oltre ad aver ideato un grande evento, è riuscito a creare un’atmosfera perfetta, simile a quella che si percepisce agli eventi americani e nei video Red Bull. Bella gente, musica, birra e cibo in abbondanza, tanto divertimento. Una occasione che sarebbe indubbiamente da replicare, magari già il prossimo anno.