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Perché la potenza dei motori si misura in cavalli? Ecco la risposta

Il cavallo vapore (CV) è la principale unità di misura utilizzata in ambito automobilistico, assieme ai watt, per definire la potenza di un motore; eccone le origini e il significato.

Perché si chiama “cavallo vapore”?

La più semplice considerazione sulle origini dei “cavalli” associati ai mezzi di trasporto prende spunto dall’effettiva forza che un cavallo è in grado di generare. Tuttavia, un’auto da 300 CV non è per nulla equivalente alla forza motrice che potrebbero sviluppare altrettanti cavalli, questa volta intesi come equini.

Quattro cavalli Mustang, due grigi e due marroni, mentre corrono liberi a Ogden, Utah (Stati Uniti)
image credit: Kelly Lambright

Per ricercare le origini del termine in questione, occorre tornare al 1700, secolo in cui le prime sperimentazioni dei motori a vapore – inizialmente alimentati a carbone – contribuivano alla diffusione di questa tecnologia come alternativa alla forza lavoro umana e animale. Al tempo, non era raro vedere asini ed equini mettere in movimento ruote e carrucole collegate a frantoi, mulini e macchinari prevalentemente utilizzati per l’agricoltura. Cavalli utilizzati per trainare una ruota, collegata ad un dispositivo per la lavorazione del grano

Cercando di rispondere alla domanda “chi ha inventato il cavallo-vapore?”, James Watt ci corre in aiuto determinando la potenza utile necessaria a mettere in moto la ruota di un mulino associata alla trazione di un cavallo. Il risultato fu proprio il CV, per gli inglesi horsepower.

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