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Eccellenze italiane, l’Alfa Romeo Duetto e la sua storia

Stella di Hollywood e da sempre nel cuore degli alfisti, ha alimentato la leggenda del Biscione negli USA.

UN MOTORE D’AUTORE

Il motore, vero cuore e fulcro di ogni Alfa Romeo (soprattutto negli anni Sessanta e Settanta), è un 1.600 a 4 cilindri irrorato da due carburatori doppio corpo. La chicca? La distribuzione bialbero in testa. Certo, oggi il suo valore di potenza – 109, “miseri” cv – fa quasi tenerezza. Invece, bisogna valutarlo in rapporto ai 900 kg (a secco) di peso della vettura e al fatto che all’epoca non c’erano le (sacrosante, per carità) “strozzature” rappresentate dai dispositivi anti inquinamento.Insomma: questo propulsore è capace non solo di difendersi, ma di staccare numeri “importanti”, per l’epoca: 185 km/h di velocità massima, e 7,9 kg/CV come rapporto peso/potenza. Nel 1968, questo 1.600 viene rimpiazzato dal più grande 1.779 mutuato dalla 1750 Spider Veloce. Sempre nel 1968 arriva anche il più piccolo 1.300 da 89 CV della Spider 1.300 Junior. Nel 1969, invece, è già il turno della “coda tronca”, la seconda versione del Duetto.

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