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L’auto elettrica: le verità nascoste Il futuro è solo elettrico?

Siamo stati invitati a partecipare alla conferenza “Mobilità: tecnologie ed emissioni” presso il Politecnico di Milano. Esperti di mobilità, professori universitari e l’ingegnere Hitomi (Mazda Motor) si sono confrontati sui temi di motori a combustione interna, elettrificazione ed inquinamento. Verso dove dovremmo andare in futuro? Scopriamolo

Rinnovabili, la chiave di volta

Abbiamo dunque capito che, per quanto riguarda le emissioni di Anidride Carbonica, la propulsione elettrica di per sé non garantisce una soluzione. Più alle radici, sono le strutture di generazione di energia a fare la differenza. Solo in un Paese dove si fa ampio uso di rinnovabili l’auto elettrica è in grado di proporsi come soluzione vincente rispetto a benzina, Diesel ed ibrido. Sorge quindi spontanea la domanda: quando saremo pronti a utilizzare le rinnovabili su larga scala? Le figure sotto mostrano come una situazione di questo tipo non sia realizzabile nel breve termine. Per questo diverse stime affermano che fino al 2030 BEV e FCEV daranno un contributo limitato.  

Il problema delle infrastrutture

auri e-tron ricarica colonninaLe strutture produttrici di energia non sono le sole a costituire un discriminante importante per la diffusione dell’auto elettrica. Un’altra grande problematica sono le infrastrutture. Andiamo a investigare assieme, con un po’ di numeri, questo aspetto. Prendiamo, a titolo di esempio, una vettura elettrica con batterie da 50 kWh (come potrebbe essere la neopresentata Renault Zoe Z.E 50). Quanto tempo ci vuole, da completamente scarica, per caricarla? 17 ore se utilizziamo la presa domestica a 3 kW, 4.5 ore con colonnine in c/a 11 kW, 30 minuti con fast charger in c/c da 100 kW (oggi si arriva anche fino a 200 kW). Se affrontiamo un viaggio di oltre 350 km (che è circa l’autonomia di un veicolo come quello preso in esempio) dobbiamo preventivare almeno una sosta per la ricarica. Immaginiamo un ipotetico scenario con svariate auto elettriche circolanti. Come dovrebbe essere una stazione di rifornimento per garantire tempi di ricarica paragonabili a quelli che oggi abbiamo per il rifornimento di combustibile? Una stazione di servizio di oggi con 6 pompe, ipotizzando un tempo di rifornimento di 3 minuti a vettura, è in grado di “rifornire” 2 auto al minuto. Per garantire la stessa prestazione, ipotizzando vetture elettriche da 50 kWh e colonnine da 100 kW, dovremmo avere 60 colonnine di ricarica. Tradotto, stazioni di servizio da 6 MegaWatt, equivalente a un’industria da 1000 dipendenti o al consumo di 10000 famiglie! Per una singola stazione di servizio.

La strada non sono batterie sempre più grandi

Tesla model S pianale batterieAbbiamo quindi capito che, per permettere su più grande scala la circolazione delle vetture elettriche, bisognerebbe ripensare tutta la rete di generazione di potenza elettrica. Gli stessi condomini, per poter garantire le ricariche notturne, dovrebbero subire un enorme ridimensionamento degli impianti elettrici. Pensiamola ancora più in grande. Immaginiamo che il 30% delle vetture circolanti in Italia possano essere elettriche (circa quindi dieci milioni di auto). Se, durante un momento della giornata (verosimilmente di notte, quando il solare non lavora), anche solo il 10% di queste fosse in ricarica con colonnine da 50 kW, si avrebbe una richiesta di potenza di 50 GW. È un valore elevato? Molto, considerando che la potenza massima della rete italiana è 60 GW! Sfruttare le batterie delle vetture stesse per caricare quelle scariche di altre potrebbe esser un modo smart di smorzare la quantità di energia richiesta alle reti. 

La strada giusta per incrementare l’utilizzabilità dei veicoli elettrici non risiede nell’aumentare la capacità della batteria. La conseguenza è infatti un aumento di costi, peso e tempi di ricarica (gravando maggiormente sulle infrastrutture). La soluzione a questo circolo chiuso è un valore ottimale di capacità della batteria.

 

La limitazione nella capacità della batteria si traduce in una limitazione di autonomia. Oltre i 300 km è consigliabile che vengano sfruttate le altre soluzioni.

 

La conclusione NON è NO all’elettrico

Non fraintendeteci: quanto detto fino ad ora non serve a demonizzare l’utilizzo di vetture elettriche. Lo scopo è portare alla presa di coscienza che, solo tramite lo sviluppo tecnologico delle vetture stesse (batterie in primis) e, più alla radice, delle infrastrutture e dei metodi con cui viene generata la corrente elettrica, potremo pensare di far circolare numeri sempre maggiore di veicoli alimentati da corrente elettrica.

Ma L’elettrico non è LA soluzione (non l’unica)

Abbiamo analizzato le problematiche degli inquinanti nocivi e della CO2. Quello che si può concludere è che benzina, Diesel, ibrido ed elettrico sono tutte soluzioni su cui oggi bisogna proseguire la ricerca e lo sviluppo. Più alla radice, è fondamentale lo studio di combustibili sintetici / bio e dell’energia rinnovabile per la produzione di energia elettrica. Tutte queste facce della stessa medaglia dovranno esser integrate per poter coesistere e collaborare. Il veicolo elettrico non è dunque la soluzione, fa parte della soluzione! E il vecchio e caro motore a combustione interna non solo non è il problema ma, se debitamente sviluppato, può addirittura esser d’aiuto per risolvere il problema. La sua transizione da alimentazione a combustibile fossile verso a quella a combustibili “rinnovabili” contribuisce infatti al target di riduzione della CO2.

 Si prevede che entro il 2040 gli autoveicoli aumenteranno (a livello globale) del 50 / 60%. La figura mostra la previsione delle quote che ogni tecnologia andrà ad occupare.

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