Insieme alla Fiat 500 del 2007, la MINI del 2001 è il più grande successo della storia dell’auto, fra i “remake” di un modello iconico del passato. Nello specifico, l’operazione nostalgia messa in atto dai manager BMW si ispira alla MINI del 1959 del mitico Alec Issigonis. La MINI “tedesca” (disegnata e assemblata in UK, comunque) nasce appunto nel 2001 ed è subito un grande successo. Per celebrare i primi vent’anni di quell’auto, MINI regala alla Hatchback un restyling abbastanza importante.
I giusti ritocchi
Il lavoro dei designer si è concentrato nel frontale. I fari, sempre circolari, sono ora circondati da un anello in piano black; la cromatura rimane solo per la versione base. La finitura piano black viene riproposta anche per la nuova mascherina, più grande. Nuovi anche i fregi ai lati del paraurti, che sostituiscono i fendinebbia, ora integrati nei gruppi ottici (full LED per tutte le versioni).
Rivisto anche il paraurti posteriore, ma è il capitolo personalizzazioni che col restyling si fa più ricco. Ci sono nuove tinte carrozzeria e nuovi cerchi e, vera “chicca”, il tetto Multitone. Sì, proprio MINI che ha lanciato la moda del tetto a contrasto si spinge oltre: questo trattamento prevede 4 tinte per dare una sfumatura tra un colore e l’altro. Dentro, cambia il volante e spunta il display digitale come sulla MINI elettrica.
Quanto è cresciuta dal 2001 a oggi
Insomma, la sostanza della MINI non cambia, dopo essere cambiata tanto negli anni. Pensate: nel 2001, la prima MINI hatchback by BMW (che peraltro era l’unica della gamma, all’epoca) misura 3,63 metri in lunghezza, 1,69 in larghezza e 1,42 in altezza. La terza generazione tocca rispettivamente i 3,82 / 1,73 /1,41 m. Sensibile anche l’aumento di peso: dai 1.050 kg della One del 2001 si passa ai 1.215 della One attuale.
Pesa di più, ma non si tratta di kg di troppo
Se qualcosa, dunque, è andato inevitabilmente perso dal punto di vista della pura agilità fra le curve, molto è stato guadagnato in termini di comfort e – ancor di più – di sicurezza (quella passiva, certo, ma anche quella attiva, ovvero i sistemi di assistenza alla guida). Ciò ha permesso alla MINI di rimanere “La” MINI. A distanza di 20 anni.