La roadster è più leggera della versione coupé. Un’anomalia, una rarità, una mosca bianca che riscrive le “regole” dell’automobilismo. Huayra, la Dea del vento, l’erede della supercar Pagani Zonda, perde la testa e si scopre in versione spider. Attesa al debutto in occasione del Salone di Ginevra (9-19 marzo), verrà prodotta in solo cento esemplari – tutti venduti – al modico prezzo di 2.280.000 euro. Più tasse!Come per la coupé presentata nel 2011, la Factory modenese ha attinto a piene mani all’esperienza maturata con Zonda R, track car made in Pagani. Ecco dunque il telaio monoscocca in carbotitanio in luogo dell’unità in fibre composite appannaggio della “vecchia”, aggettivo pressoché sacrilego, F Clubsport, con l’ulteriore innovazione dell’integrazione dei condotti degli impianti di raffreddamento e climatizzazione nella monoscocca. Carbotitanio che, nel caso della Roadster, si abbina all’inedito materiale Carbo-Triax HP52, portando in dote una rigidità superiore del 52% rispetto al passato. Un’opera raffinata quanto i colpi di cesello di uno scultore; un’opera supportata da uno stratosferico rapporto peso/potenza di 1,67 kg/cv (!) cui contribuiscono un peso di 1.280 kg, vale a dire ben 80 kg in meno rispetto alla versione chiusa, e un “cuore” cattivo, in grado di sprigionare 764 cv e oltre 1.000 Nm di coppia. Un’eruzione. Una prerogativa della Dea del vento, il cui nome identifica proprio una divinità andina dell’aria.Il motore deriva dall’iconica Huayra BC, così chiamata in onore di Benny Caiola, collezionista italo-americano scomparso nel 2010, primo cliente nella storia della factory modenese e grande amico del patron Horacio Pagani. Sottopelle pulsa così un 12 cilindri a V (di 60°) Mercedes-AMG di 5.980 cc alimentato a benzina e sovralimentato mediante due turbocompressori, forte della lubrificazione a carter secco e accompagnato da uno scarico in titanio e Iconel. Quanto alla trasmissione, all’unità sequenziale elettroattuata a 7 rapporti della coupé viene preferito un cambio, sempre robotizzato, a7 marce sviluppato dallo specialista delle competizioni Xtrac, corredato di attuatori idraulici e sincronizzatori in fibra di carbonio che promettono una maggiore rapidità nei passaggi di rapporto. Un upgrade cui si accompagnano l’adozione di un nuovo differenziale autobloccante a controllo elettronico e l’affinamento delle sospensioni, come in passato caratterizzate dallo schema sia all’avantreno sia al retrotreno a ruote indipendenti e triangoli sovrapposti. Unica differenza, ora adottano bracci superiori a bilanciere in HiForg; una lega d’alluminio di derivazione aerospaziale sino al 25% più leggera rispetto all’AvionAl precedentemente utilizzato.L’impianto frenante è made in Brembo e prevede dischi carboceramici da 380 mm di diametro sui quali agiscono pinze rispettivamente a 6 e 4 pistoncini, mentre i cerchi in lega da 20 e 21 pollici calzano pneumatici Pirelli P Zero Corsa 255/30 e 355/25 espressamente dedicati alla supercar Pagani. Le coperture italiane sono chiamate a un super lavoro per scaricare a terra la potenza della sportiva modenese, reggere accelerazioni laterali nell’ordine degli 1,8 g e garantire uno scatto da 0 a 100 km/h in 3 secondi oltre a una velocità massima superiore ai 350 km/h. Un compito cui contribuiscono sia l’elettronica, forte di un sistema ESP sviluppato appositamente da Bosch che ai consueti setup Comfort e Sport abbina le modalità Wet, Race ed ESC OFF, sia l’aerodinamica attiva. Le feritoie alle spalle dei passaruota anteriori, nel dettaglio, concorrono a incrementare i valori di deportanza, laddove le prese d’aria che alimentano il V12, a ridosso dell’abitacolo, traggono spunto dagli aerei supersonici degli Anni ‘50 e ‘60. Il carico aerodinamico al retrotreno è garantito, oltre che dal fondo piatto e dall’estrattore in carbonio, da quattro “flap” a incidenza variabile. Raffinatezze abbinate a entrambe le configurazioni del tetto, vale a dire all’hard top in carbonio con elemento centrale in vetro oppure alla copertura in tela e fibre composite, riponibile all’interno della vettura. La Dea del vento non è mai stata così affascinante.