18 anni e un milione di esemplari venduti. Sembrerebbe proprio una formula vincente considerando che stiamo parlando di Porsche Cayenne. Eppure, anno 2002, gli scettici – per non dire i critici – sono tantissimi. In tutto il mondo. Pochi, pochissimi capiscono che il futuro della Casa di Zuffenhausen passa proprio dalla carrozzeria rialzata. Che senza la Cayenne anche il futuro della “sacra” 911 è a rischio.
Verso la fine degli anni Novanta, infatti, Porsche versa in una difficile condizione finanziaria. Nel listino Porsche ci sono solo la 911 e la Boxster: due ottime auto, che però non bastano per i bilanci di Porsche. Così nel 2002 arriva sul mercato una vettura insolita, per un’azienda che produce vetture sportive: la Porsche Cayenne, un SUV di circa 4800 mm di lunghezza e un peso di 2.000 kg. Numeri che rendono difficile pensare di raggiungere un piacere di guida all’altezza del marchio.
OLTRE LE CRITICHE
Eppure, detto che la Cayenne non vanta le doti pistaiole e le prestazioni della 911, tra gli sport utility è indubbiamente il numero uno, quando iniziano le curve. Oggi come allora. Il tutto, unito alla capacità di adattarsi a un utilizzo in famiglia. Insomma: dal 2002 la Cayenne soddisfa le esigenze di un pubblico che – probabilmente – mai prima avrebbe preso in considerazione una Porsche.
Al debutto, la Cayenne è anche l’unico SUV prodotto da un marchio sportivo disponibile sul mercato, facendo di Porsche un pioniere. E a distanza di 18 anni, un milione di esemplari venduti e tre generazioni si può dire che nonostante le incertezze e le avversità iniziali Porsche Cayenne sia stata in grado di risollevare e far crescere la casa di Stoccarda, grazie a una media di circa 55.500 unità vendute ogni anno – contribuendo indirettamente anche alla crescita della 911, proprio lei – oltre che a ritagliarsi una propria fetta di mercato ed estimatori.