Nonostante il fatto che le regolazioni del sedile e del volante non siano particolarmente ampie, il posto di guida della Toyota C-HR si adatta bene alle corporature più disparate. Con la console centrale rivolta verso di sé, il guidatore ha tutto a portata di mano, compresi i tasti fisici della climatizzazione, che non vengono fagocitati dal touch screen centrale. Un po’ meno roseo è il quadro per chi siede dietro, anche se ora il nuovo taglio dei finestrini rende la zona posteriore un po’ più luminosa. Con materiali di buona qualità e assemblaggi curati, le finiture soddisfano anche i palati esigenti e lo stesso si può dire anche dei sedili, che hanno un design marcatamente sportivo, in linea con quello esterno.
Senza fretta
Su strada bastano pochi chilometri per cogliere come, al di là dell’aspetto, la C-HR abbia un’indole tranquilla. Ciò vale sia per la versione 1.8 che per quella 2.0. Quest’ultima risulta più brillante e piacevole quando si adotta una guida allegra ma l’aggettivo “grintosa” le calza decisamente abbondante. Non c’è insomma da stupirsi che le previsioni di vendita indichino proprio la piccola di famiglia come la probabile best-seller.
Due cuori, un cofano
Puntando i riflettori proprio sulla versione d’accesso, questa C-HR abbina un quattro cilindri da 1.798 cc e 98 CV a un motore elettrico da 95 CV. Inutile mettersi a fare l’addizione a mente o prendere la calcolatrice. Con la centralina elettronica a organizzare la staffetta tra le due unità, la potenza massima di sistema è di 140 CV. Ammesso che la batteria sia abbastanza carica, il pilota può decidere di usare la C-HR in modalità solo elettrica per qualche chilometro. In alternativa può optare per i driving mode preimpostati Eco, Normal e Sport, oltre che per una funzione personalizzabile.
Senza fretta
Le differenze più evidenti emergono selezionando Sport, che dà un po’ più di carico allo sterzo e tiene il motore più su di giri. Il piede destro ringrazia, mentre i timpani meno. Anche se meno che in passato, il cambio automatico E-EVT della C-HR tende infatti già normalmente di far salire il regime in modo un po’ innaturale quando si affonda l’acceleratore per i classici kick down. A conti fatti, complice un assetto a sua volta turistico, la voglia di maltrattare la meccanica passa in fretta. È molto meglio sotterrare l’ascia di guerra e cercare soddisfazione nel fare più strada possibile con il motore termico spento e nel tagliare i consumi medi. In questo senso è apprezzabile che i dati dichiarati non siano affatto un miraggio. Alla fine del mio test drive il computer indicava 20 km/litro, un gran bel risultato per un’auto che pesa 1.430 kg. A impressionare è anche l’ottimo lavoro fatto dal sistema che gestisce il recupero automatico dell’energia in frenata. La centralina che lo governa analizza quanto accade davanti e intorno all’auto e modula automaticamente e con rara sapienza i rallentamenti.