Alla fine, solo le rigidissime (e sacrosante, per carità) normative europee per limitare l’inquinamento le hanno messo un freno. Dopo 52 anni, quattro generazioni, una notorietà mondiale e club di appassionati a essa dedicati sparsi in tutto il globo, la Jimny ha subito un brusco rallentamento a causa delle emissioni di CO2 effettivamente elevate: da 154 a 170 g/km.
Peccato, perché la Jimny di quarta generazione (qui la nostra prova) non solo era già diventata, nel suo piccolo, un fenomeno di mercato, ma è anche il mezzo a quattro ruote con le più spiccate doti off-road (roba da Defender, per capirci) nell’ingombro di una citycar, oltre a essere l’unico autentico fuoristrada di piccole dimensioni: 348 cm di lunghezza (365 con la ruota di scorta, che è esterna, appesa al portellone), 165 di larghezza e 172 di altezza.
Addio per sempre, dunque, alla piccola giapponese? Per fortuna no. La buona notizia è che il suo ritorno nelle concessionarie è previsto per la primavera di quest’anno, con motore 1.5 a benzina da 102 CV. Quella cattiva è che arriverà solo in versione commerciale, cioè a due posti: i veicoli con omologazione N1 (autocarro) devono rispettare una regolamentazione CO2 meno severa. La speranza è che le voci di una versione mild hybrid, quindi con minori emissioni, diventi realtà e che la Jimny possa tornare a pieno regime sul mercato. In attesa di sapere cosa succederà in futuro, ecco la storia della Jimny, che inizia nel 1968.
“Dev’essere piccola e saper andare ovunque”
Dal Giappone al resto del mondo
Nel 1981 diventa un modello globale